Caso Buranelle. Sono passati quasi trent’anni da quando Paola Costantini e Rosalia Molin, una sera, sono sparite nel nulla. Trent’anni di silenzi. Era il 1991, e da quel giorno delle due “buranelle” non si è mai più saputo niente. Ma qualcosa potrebbe cambiare. “I cadaveri sono sotto la lavanderia”, ha dichiarato un testimone del duplice omicidio. “Vi aiuterò, ma il mio nome non deve uscire. Altrimenti fanno fuori anche me”. Così, a distanza di tanti anni, il caso mai chiuso potrebbe prendere una svolta, e le famiglie delle due ragazze forse, finalmente, riceveranno qualche risposta.
Caso Buranelle, la storia delle due ragazze scomparse
Era una domenica di ottobre di 28 anni fa. Rosalia aveva 21 anni, sua zia Paola 29. La più giovane aveva da poco interrotto una relazione con Alessandro, un ragazzo siciliano dal carattere violento e molto possessivo. Quella domenica, le due giovani decidono di andare al cinema a vedere un film. Per raggiungerlo, lasciano Burano a bordo di un vaporetto in direzione Treporti, dove è parcheggiata la Fiat 126 di Rosalia. Sono circa le 17, e con loro c’è anche Nicola, il fratello di Rosalia, diretto invece a lavoro. Il loro incubo inizia nel momento in cui mettono piede sulla terra ferma. Lì si accorgono che la loro auto è stata manomessa, che qualcuno ha svitato tre bulloni di una delle ruote. A contornare la vicenda c’è la presenza di Alessandro, che casualmente si trova proprio nello stesso luogo insieme a un amico che guida una Citroen Dyane celeste.
I due offrono il loro aiuto alle ragazze, che però rifiutano immediatamente. Nicola, invece, accetta il passaggio in pizzeria dai due amici. Passa qualche ora, sono circa le 19:45 quando un taxi accompagna le giovani in direzione Ca Savio. Da qual momento in poi di Rosalia e Paola non si saprà più nulla. La stessa sera, tornando da lavoro, Nicola incontra l’ex della sorella, Alessandro, di nuovo, al porticciolo. Si è cambiato i vestiti. Ma le ragazze non ci sono.
Caso Buranelle, le accuse
Inizia così la tragedia di Rosalia e Paola, le “due Buranelle”. Ricerche su ricerche, speculazioni da parte di maghi e medium: le ragazze sembrano essere scomparse nel nulla. Letteralmente. Poi, un giorno, spunta fuori nella rete di un pescatore il portafogli di Paola. Passano alcuni anni, prima che i legittimi sospetti facciano scattare un’indagine per omicidio e occultamento di cadavere nei confronti dell’ex fidanzato Alessandro, che si difende dicendo che quella sera era a casa del fratello Guido, un militare del reggimento Lagunari di Venezia.
Eppure la signora Franca, inquilina dello stabile di Alessandro e proprietaria dell’appartamento dove abita, afferma di aver visto la Citroen Dayene celeste dell’amico di Alessandro proprio sotto casa. Dentro, è convinta di aver notato Rosalia insieme ad altre tre persone, tra cui Alessandro e l’amico Matteo Spinelli, il ragazzo che lo aveva accompagnato quel giorno, nonché militare del reggimento Lagunari. E sono circa le 22:30 quando Franca sente delle urla e vede, sul pianerottolo, Paola. Infine, proprio nell’auto di Alessandro, verrà trovato lo svita bulloni di una Fiat 126. I puntini sembrano ricongiungersi. A mancare, però, sono sempre i due corpi delle ragazze.
Le fonti
Negli anni sono state raccolte moltissime testimonianze. A fare la differenza, in particolare, è stato un poliziotto, che è riuscito a far parlare uno spacciatore fermato per traffico di droga, un pregiudicato che aveva diviso la cella con Alessandro, il quale intanto era finito in carcere per favoreggiamento della prostituzione. E poi un altro pregiudicato decide di raccontare. Tutti sostengono che quella notte le due ragazze sono state portate nel camping miliare di Punta Sabbioni, proprietà del Reggimento dei Lagunari. E lì sono state sepolte sotto il cemento. Sarebbe stato proprio uno dei complici di Alessandro, un militare che alloggiava alla base, ad aprire loro il cancello per entrare.
In quel Reggimento Alessandro e i suoi complici hanno tentato di stuprare Rosalia e Paola, che ovviamente hanno cercato di lottare in tutti i modi. Per indurre al silenzio Rosalia, uno dei tre gli ha puntato una pistola contro. E per sbaglio un colpo è partito, uccidendola. A quel punto non rimaneva che eliminare anche l’altra ragazza. Poi bisognava liberarsi però dei corpi. Non potevano essere buttati in mare, perché le onde li avrebbero restituiti. Li avrebbero allora seppelliti in un cantiere all’interno della base militare, sotto al cemento. “Le hanno messe nelle fondamenta e hanno costruito sopra una città”, ha dichiarato un testimone.
Proprio queste parole hanno dato il via a una nuova indagine della Procura, che però ha disposto di ispezionare il perimetro del camping veneziano, non l’interno. E infatti non è stato trovato nulla. Un’ulteriore conferma di questo, però, arriva da un altro testimone, che consiglia di concentrare le ricerche sotto la lavanderia.
Caso Buranelle, un giallo diventato leggenda
Ancora oggi, i due corpi non sono stati ritrovati. Tra archiviazioni e riaperture sono passati quasi trent’anni. Il caso non è mai stato chiuso, ma il fascicolo è rimasto dormiente. “Se troviamo altri elementi per risolverlo, non dobbiamo far altro che presentarli, invece che chiedere la riapertura”, ha spiegato l’avvocato della famiglia Molin Roberto Continisio. “Invito chiunque abbia partecipato, anche solo aprendo il cancello di quella struttura, a farsi avanti. Dopo 28 anni il reato di favoreggiamento è prescritto, chi ha partecipato non rischierebbe nulla, ma potrebbe aiutare una famiglia”. Intanto, al camping del Lagunari c’è chi sostiene di sentire, la notte, i fantasmi delle due ragazze. O forse sono le voci di chi non si è mai deciso a parlare. >>Tutte le notizie di UrbanPost