L’auto del comandante dei Carabinieri Orlando D’Ambrosio, parcheggiata davanti alla caserma di Cetraro, è stata colpita da colpi di pistola intorno alle 20 di ieri, sabato 13 marzo. L’atto intimidatorio arriva dopo una maxi operazione anti-droga che appena tre giorni fa ha portato all’arresto di 18 persone appartenenti a un’organizzazione che sarebbe vicina alla cosca di ‘ndrangheta dei Muto, storico clan criminale egemone nel Cosentino.
Minacce contro l’Arma dei Carabinieri
Il veicolo del maresciallo Orlando D’Ambrosio era posteggiato proprio davanti alla caserma dei militari. Dopo gli spari sono stati effettuati i rilievi scientifici. I colpi, secondo quanto si è potuto apprendere, sarebbero stati esplosi da qualcuno a bordo di un mezzo, non si sa se un’auto o una moto, che poi si è allontanato. Le forze dell’ordine hanno istituito posti di blocco e attuato anche delle perquisizioni. Gli investigatori non escludono alcuna ipotesi sull’accaduto, ma il sospetto contro la cosca di ‘ndrangheta è forte. Tre giorni fa infatti i Carabinieri hanno eseguito a Cetraro e sull’Alto Tirreno un’importante operazione anti-droga. Il blitz, denominato “Katarion”, ha portato all’arresto di 18 persone, dieci in carcere e otto ai domiciliari. In totale risultano indagate 44 persone. A condurre l’inchiesta, i carabinieri con il coordinamento della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri.
Forti i sospetti contro la criminalità organizzata
Chi punta convinto il dito contro la ‘ndrangheta è don Ennio Stamile, responsabile regionale dell’associazione Libera. “Bisogna chiamare le cose col proprio nome – dice in una intervista rilasciata a La C news Stamile – e non bisogna far finta di nulla. Qui da 40 anni esiste un clan di ‘ndrangheta, pericolosissimo, e proprio tre giorni fa ha subito un altro duro colpo grazie all’ennesima operazione giudiziaria che ha colpito molti suoi esponenti”. Il quotidiano La C news riporta che tra i capi della nuova consorteria criminale, riorganizzatasi dopo l’operazione Frontiera del 2016, ci sarebbe anche Junior Muto, figlio del “re del pesce”, ossia il boss Franco Muto. Franco Muto è stato per quasi 40 anni a capo della locale cosca mafiosa, com’è stato riconosciuto da una sentenza passata in giudicato.
LEGGI ANCHE >> Moby Prince, 30 anni dopo riaffiora una registrazione: «L’esplosivo era della mafia»
I colpi inferti alla ‘ndrangheta
Negli ultimi tempi, lo Stato ha inferto diversi alla criminalità organizzata. Ne è un esempio l’acquisizione di un vecchio stabile, l’hotel La Perla, una volta considerato il luogo simbolo del potere mafioso della cosca Muto. Anche il presidente della commissione parlamentare antimafia, Nicola Morra, ritiene che l’episodio abbia a che fare con l’inchiesta di tre giorni fa. “Quanto avvenuto ieri sera a Cetraro – dice intervistato da La C news – dovrà essere oggetto di accertamento, ma sembra verosimile ricondurre questo triste episodio all’ultima operazione Katarion e ad una reazione conseguente da parte di criminali ormai portati alla disperazione dall’azione repressiva dello Stato. Sono convinto che lo Stato con ancora maggiore determinazione reagirà a tutela dell’arma dei carabinieri e della comunità cetrarese vittime ambedue di questo rigurgito di violenza ‘ndranghetistica“. >> Tutte le news di UrbanPost