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Perché Stati Uniti e Gran Bretagna remano contro i colloqui con Putin

31/03/2022 12:45 - Aggiornamento 31/03/2022 14:30

In un editoriale uscito su «Il Corriere della Sera» dal titolo «Perché Stati Uniti e Gran Bretagna non si fidano di Putin e temono che i colloqui siano una truffa» Luigi Ippolito spiega che è come se ci fosse un asse anglo-americano che sembra quasi remare contro la trattativa tra Russia e Ucraina. Le fonti occidentali, pur sotto anonimato, si sono dette molto caute, anche perché «nulla di quanto abbiamo visto finora ci ha dimostrato che Putin e i suoi colleghi siano particolarmente seri: è più che altro una manovra diversiva per guadagnare tempo».

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Perché Stati Uniti e Gran Bretagna remano contro le trattative con la Russia: “Temono che i colloqui siano una truffa”

Una linea all’insegna della prudenza palpabile nelle parole del ministro della Difesa britannico, Ben Wallace: «Non siamo nati ieri. Bisogna giudicare la Russia dalle sue azioni, non dalle sue parole, perché c’è una grande distanza fra le due». Ma anche percepibile nelle ultime dichiarazioni del segretario di Stato Usa, Antony Blinken, che ha detto di non vedere alcun progresso. Non solo parole, anche i fatti lasciano intravedere lo scetticismo di Inghilterra e America su accordi di pace a breve termine tra Kiev e Mosca. Il primo ministro Boris Johnson ha annunciato che Londra fornirà al popolo ucraino armamenti «ancora più letali»; mentre il capo di stato maggiore, l’ammiraglio Sir Tony Radakin, ha aggiunto che la Gran Bretagna si sta spostando verso «una nuova fase» nel suo sostegno militare all’Ucraina. Questo perché, a detta loro, la stessa strategia dello zar russo è cambiata. «L’idea è quella di fornire missili a lunga gittata e artiglieria pesante per provare a scacciare le armate di Putin anche dall’Est del Paese. E Johnson vorrebbe pure che gli americani mandassero missili anti-navi e sistemi di difesa aerea più avanzati», puntualizza Ippolito nella ricostruzione uscita sul «Corriere della Sera».

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La telefonata tra Draghi e Putin: “Parliamo di pace”

In altre parole, l’Inghilterra si sta muovendo affinché l’Ucraina riesca a respingere i Russi e ricacciarli dai loro territori. Perché ciò avvenga sarebbe necessario fornire Kiev anche di missili a lunga gittata e artiglieria pesante. Un approccio esplicitato in un pezzo uscito sul «Times»: «La strada più sicura verso una soluzione accettabile è che l’Ucraina prevalga militarmente sulla Russia: l’Occidente non deve farsi sedurre dai discorsi di Mosca su accordi di pace, ma fornire a Kiev gli strumenti per finire il lavoro». Una linea dura che non è condivisa però da tutta l’Europa.

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Colloqui con Putin, Usa e Gran Bretagna temono che Francia e Germania allentino la pressione su Mosca

L’Italia in primis e basta leggere il resoconto della telefonata tra il premier Mario Draghi e lo zar Putin per rendersene conto. «Presidente, parliamo di pace», ha esordito l’ex numero uno della Bce. Proprio perché la stella polare resta la diplomazia, il dialogo con Mosca. Nella nota di Palazzo Chigi, si evidenziano almeno due punti, sui quali ha insistito Draghi: la necessità di un cessate il fuoco per proteggere i civili e un accordo sostenuto da garanzie internazionali di sicurezza per entrambe la parti. Londra teme che anche Francia e Germania possano chiedere di allentare la pressione sulla Russia, magari alleggerendo le sanzioni (che finora a detta di Draghi hanno funzionato), non appena Putin dia segnali di voler ridimensionare i suoi piani. Leggi anche l’articolo —> Cos’è il Donbass e perché è tanto importante per Putin

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