16.523. Domenico Arcuri, il commissario per il potenziamento delle infrastrutture ospedaliere per l’emergenza coronavirus, oggi, durante la conferenza quotidiana, ha ripetuto questo numero quattro volte. 16.523 sono le vittime di coronavirus registrate in Italia fino a stamattina. Un numero che continuerà a crescere, anche se meno velocemente. Per questo è ancora troppo presto per essere ottimisti.
Coronavirus, Arcuri: “Non cancellate questo numero dalla memoria”
“Il numero di uomini e donne che perderanno la vita per il virus continuerà a crescere. Nei prossimi giorni in vista della Pasqua non dimenticate mai che si è portato via già 16.523 vite umane. Torno a supplicarvi, nelle prossime ore non cancellate mai questo numero dalla memoria. Attenti a illusioni ottiche, pericolosi miraggi, non siamo a pochi passi dall’uscita dell’emergenza, da un’ipotetica ora X che ci riporterà alla situazione di prima, nessun liberi tutti per ritornare alle vecchie abitudini”, ha detto durante la conferenza stampa della Protezione civile.
Un’altra emergenza che l’Italia sta affrontando è la necessità di mascherine: nelle prossime settimane si potrà contare su 650 milioni di protezioni individuali, ha spiegato Arcuri, sottolineando però che non c’è da fare alcun ottimismo anche se “per quanto riguarda le forniture, il peggio ormai è alle spalle grazie al lavoro prezioso di tanti”. Già oggi sono state consegnate 4,8 milioni di mascherine, e negli ultimi sette giorni sono stati superati i 20 milioni. “Ci stiamo stabilizzando su una distribuzione in tempi assai rapidi e ragionevoli”. Nei prossimi giorni, poi, è previsto l’arrivo di altri 17 voli cargo per far giungere altri dispositivi di protezione.
Coronavirus, il punto sulla produzione di mascherine
In alcune regioni italiane si è già parlato di imporre l’utilizzo della mascherina per uscire di casa. A livello nazionale, invece, questo obbligo non è previsto, anche perché non sono state ancora prese decisioni riguardo alla fase 2. “Per ora ci occupiamo di rifornire del numero massimo possibile di mascherine le strutture sanitarie impegnate nella lotta al virus. Non ci occupiamo ancora di distribuire mascherine ai cittadini. Se alcune Regioni legittimamente decidono che anche i cittadini devono indossarle, devono occuparsi da sole di farlo”, ha detto Arcuri. Tuttavia, riguardo alle diverse ordinanze regionali, il commissario si augura “omogeneità di comportamento sul territorio”.
Con l’emergenza coronavirus e la conseguente necessità di reperire le mascherine, molte aziende hanno deciso di riconvertirsi o di ampliare la produzione dei dispositivi protettivi. Per stimolare le imprese in questo senso, è stato stanziato un incentivo tramite il decreto Cura Italia. “A ieri sera avevamo ricevuto 479 domande, 32 più di sabato. Sono stati approvati i primi 36 investimenti per un totale di 16,3 milioni (in 17 casi per ampliare la produzione, in 19 per riconvertire). Ancora sabato scorso erano 30”, ha spiegato Arcuri.
Coronavirus, le aziende che produrranno mascherine
Successivamente, durante la conferenza il commissario ha reso noti i primi nomi delle aziende che produrranno mascherine: “La Parmon, un’azienda italiana, ha ottenuto le autorizzazioni necessarie e da oggi produrrà 350 mila mascherine. Nelle prossime due settimane arriverà a 600 mila al giorno. Mascherine che verranno interamente consegnate alla Protezione civile. Il contratto di fornitura per ora è per i prossimi sei mesi. La Fater, un’altra azienda, ha ricevuto sabato l’autorizzazione alla commercializzazione dall’Istituto superiore di sanità (Iss), ieri ha iniziato la distribuzione di 250 mila mascherine al giorno.
Anche la Conservice, del settore medicale, ha ottenuto l’autorizzazione e inizia a produrre e a commercializzare 250 mila mascherine al giorno. Infine la Fippi ha ottenuto l’autorizzazione a mettere in commercio 900 mila mascherine al giorno, stiamo negoziando per rifornire anche gli uffici del commissario e non solo la Regione Lombardia come sta già avvenendo”, ha spiegato.
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La lotta alla speculazione sulle mascherine
Da quando è iniziata l’emergenza, i prezzi delle mascherine così come quelli di tutti i presidi di protezione individuale sono andati alle stelle. Tutti ricordiamo, nei primi giorni di quarantena, le cifre folli a cui veniva venduta l’Amuchina su internet. Riguardo alla speculazione, Arcuri ha affermato che “una mascherina chirurgica non può essere rivenduta ad un prezzo dieci volte superiore del suo costo. Questa non è libertà di mercato ma speculazione insopportabile. Non bisogna generalizzare perché si farebbe torto alla quasi totalità degli italiani onesti. Va detto però che anche pochi casi intollerabili, vanno denunciati e combattuti. La speculazione è due volte insopportabile, non si specula sui bisogni degli altri e sulla vita degli altri.
Voglio rassicurare che nemmeno una delle segnalazioni ricevute o che riceveremo è rimasta o rimarrà inevasa. Le forze dell’ordine sono già intervenute e continueranno a farlo”. A proposito dell’ipotesi del prezzo amministrato, infine, ha detto: “Se frapporci a una speculazione e immaginare di dover approntare un piano massiccio di distribuzione di mascherine nelle prossime settimane significherà arrivare a un prezzo amministrato lo vedremo”.