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Coronavirus, Cartabellotta: “Stiamo vedendo solo la punta dell’iceberg”

16/03/2020 18:10

Quanti sono realmente i contagiati da coronavirus? Difficile dirlo. Nel tentativo di contrastare quella che l’Oms ha definito una vera e propria pandemia, oggi i tamponi non vengono effettuati a tappeto, ma solamente in determinate categorie. Secondo Nino Cartabellotta, medico e presidente della fondazione Gimbe, la principale data room sul Covid-19, quello che conosciamo infatti è solamente “la punta dell’iceberg”.

Coronavirus, Cartabellotta: “I numeri se mal interpretati rischiano di farci commettere altri errori”

Come ha spiegato durante un’intervista rilasciata a Dagospia, secondo Cartabellotta “il numero di contagiati è di gran lunga superiore. In questa fase dell’epidemia si è deciso giustamente di non eseguire più i tamponi a tappeto, limitandoli a specifiche categorie”. Questo però non permette di analizzare in modo preciso i dati, e ciò può essere un problema. Secondo il medico, infatti, bisogna stare “attenti ai numeri: se male interpretati, rischiano di farci commettere altri errori. Il cittadino si fa l’idea che il 7% dei contagiati muore, e un altro 7% va in terapia intensiva. Ma è una distorsione ottica”.

Sotto la punta di questo iceberg che stiamo cercando di distruggere, spiega, ci potrebbero essere “tutti i positivi asintomatici o con sintomi simil influenzali lievi, che secondo la letteratura internazionale riferita alla Cina sono l’81% dei contagiati. Ipotizzando che la gravità dell’ epidemia in Italia sia uguale, vuol dire che abbiamo almeno 40 mila contagiati non censiti”. Questo, a sua volta, ha due risvolti: “Il lato positivo è che il tasso di letalità, ovvero il rapporto morti/contagiati, è molto più basso. Quello negativo è che questi 40 mila non sanno di essere contagiati e possono comportarsi senza le cautele necessarie”, ha aggiunto.

coronavirus contagio globale

Coronavirus, l’importanza di rimanere a casa

Di fronte ai numeri, quindi, risulta ancora più importante l’impegno collettivo di rimanere a casa, per noi stessi e per gli altri. “Essi non rischiano nulla- ha sottolineato Cartabellotta- ma possono inconsapevolmente provocare danni gravi alla salute di altre persone, soprattutto quelle più fragili con sovraccarico degli ospedali. Bisognava spiegarlo bene e subito: state a casa”. Anche perché, ormai è noto, l’infettività di questo virus è molto aggressiva: “La curva dei contagi cresce con una media giornaliera intorno al 20%. Quindi il numero assoluto dei casi raddoppia ogni 4-5 giorni. Quando la curva comincerà a flettere per diversi giorni potremo dire che le misure stanno funzionando”, ha aggiunto il medico. Fino ad allora, quindi, l’imperativo rimane uno: uscire di casa solo ed esclusivamente per comprovate esigenze.

Dal punto di vista geografico, inoltre, il virus ha creato il suo primo focolaio al Nord e sembra che si stia diffondendo più difficilmente nelle Regioni del Sud: “Noi analizziamo i dati su tre macrocontenitori- ha spiegato il dottore a Dagospia– Quello dei primi focolai: Lombardia, Emilia Romagna e Veneto; quello delle regioni limitrofe: Piemonte, Marche e Liguria, a cui ora si è aggiunta la Toscana; il centro-sud. E constatiamo che hanno curve analoghe, ma temporalmente distanziate. Negli ultimi giorni la crescita di nuovi casi è rallentata in Lombardia al 13% e si sta impennando nel Centro-Sud al 30%”.

Questo anche perché le misure messe atto dal governo sono state stanziate quando il contagio era ancora limitato al Nord, e la quarantena è fondamentale a evitare la diffusione del virus. Quindi, sottolinea Cartabellotta, “se le persone non seguono le misure del governo, al Sud sarà un disastro”.

Cartabellotta: “C’è stato un eccesso di prudenza per le conseguenze economiche”

Secondo l’esperto, tuttavia, l’isolamento ampliato a tutta la Nazione è arrivato troppo tardi. Cartabellotta, infatti, già dal 2 marzo aveva pubblicamente consigliato di attuarlo, visto che i numeri lo suggerivano. Le conseguenze economiche di un lockdown totale però possono essere molto significative, per questo il governo ha impiegato più giorni per ufficializzarlo. “C’è stato un eccesso di prudenza per le conseguenze economiche e un eccesso di imprudenza per quelle sanitarie.- commetta il medico- Si è preferito assecondare l’espansione del virus creando dei confini geografici con misure differenziate e graduali”, cosa che non si è rivelata sufficiente per il contenimento del Covid-19.

“Bisognava imparare dalla Cina- aggiunge- cinturando subito tutta la Lombardia con Piacenza, che è una derivazione dello stesso focolaio. Invece, limitando la zona rossa ai dieci Comuni lodigiani, si è dato al virus la possibilità di propagarsi. Le conseguenze le vediamo a Bergamo e Brescia”. E questo ci insegna una cosa: “il coronavirus è molto più veloce delle decisioni politiche. Se ne frega del consenso sociale e delle preoccupazioni per l’economia. Lo diciamo anche a chi ci chiede informazioni dall’estero”.

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