L’allarme del Coronavirus è alto, e sembra ancora molto difficile da arginare. Anzi, il timore è proprio quello che si stia espandendo a macchia d’olio in tutto il mondo, oltrepassando i confini della Cina. Per questo il Direttore generale dell’organizzazione mondiale della sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus ha convocato nuovamente il Comitato di emergenza sul Coronavirus per giovedì 30 gancio. Intanto, sempre più compagnie aeree stanno bloccando i voli diretti e provenienti dal Cina, e allo stesso modo alcune grandi aziende come Ikea hanno annunciato che chiuderanno degli stabilimenti in attesa di nuovi aggiornamenti.
Coronavirus, un’epidemia di interesse internazionale
Non è ancora certo che possa essere considerata un’emergenza sanitaria internazionale, ma alcuni casi sospetti in giro per il mondo sono già stati segnalati. Per questo il Comitato di emergenza sul Coronavirus giovedì 30 si unirà alle ore 13:30 di Ginevra e alle 19:30 annuncerà la decisione in conferenza stampa. Il Comitato, infatti, consiglierà al Direttore generale se dichiarare l’epidemia un’emergenza pubblica di interesse internazionale oppure no, e nel caso esporrà le raccomandazioni da formulare per gestire il problema. La decisione del Direttore generale sarà resa pubblica sul sito web dell’Oms, e la conferenza stampa potrà essere seguita tramite i loro profili Twitter e Facebook.
Coronavirus, voli diretti e provenienti dalla Cina bloccati
Molte compagnie aeree hanno deciso di bloccare tutti i voli diretti e provenienti dalla Cina. Dopo British Airways, United Airlines e American Airlines anche Lufthansa, e di conseguenza le sue controllate Swiss e Austrian Airlines hanno annunciato la sospensione tutti i propri voli di linea verso la nazione incubatrice del virus. Lo stop immediato, per il momento, durerà circa una decina di giorni, fino al prossimo 9 febbraio. Per permettere agli equipaggi di rientrare nei rispettivi Paesi, in Germania, Svizzera e Austria, le compagnie hanno annunciato che ci sarà un ultimo volo. Non si esclude comunque che lo stop possa essere prolungato fino alla fine di febbraio: dipenderà dallo sviluppo dell’emergenza sanitaria.
“Vi sembra normale che nel resto del mondo chiudano frontiere, blocchino voli e mettano in quarantena chi arriva dalla Cina mentre in Italia spalancano i porti?”, ha commentato l’ex primo ministro Matteo Salvini. Oltre a sottolineare che i casi riconosciuti di Coronavirus provengano principalmente dalla Cina (e quindi non dai paesi di origine degli immigrati via mare), è necessario ricordare come l’Italia sta affrontando l’emergenza sanitaria: sotto indicazione della Farnesina, dopo gli Stati Uniti e il Giappone, anche il nostro Paese sta organizzando il rimpatrio dei connazionali bloccati a Wuhan, la città cinese nella quale è iniziata l’emergenza causata dal nuovo virus. A bordo dell’aereo ci sarà personale medico specializzato, e all’atterraggio dovranno seguire il protocollo sanitario definito dal Ministero. Non è prevista la quarantena obbligatoria.
Sindrome cinese, i voli dalla Cina all’Italia atterreranno solo a Roma e Milano
Come ha assicurato il direttore scientifico dello Istituto Spallanzani di Roma Giuseppe Ippolito, infatti, verrà fatta una valutazione caso per caso: “Neppure gli Usa lo fanno, le autorità decideranno qual è la forma migliore di sorveglianza, che non sarà necessariamente una quarantena. Credo che nessuno pensi di ospedalizzare persone che stanno bene”.
Un’eventuale decisione sullo stop in Italia dei voli da e per la Cina spetta al gruppo di lavoro del Ministero della Salute, al quale partecipa l’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile). Per ora sono stati bloccati tutti i voli provenienti e diretti a Whuan, mentre gli altri dalla Cina devono obbligatoriamente atterrare negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Malpensa, dove sarà presente un cordone sanitario pronto ad analizzare la situazione sanitaria di ogni passeggero. Tra i primi controlli saranno previsti, oltre alla misura della temperatura, anche la compilazione di un modulo in cui le persone devono riferire se sono state a contatto con casi positivi al virus.
Coronavirus, Ikea chiude gli stabilimenti per prevenire il contagio
Al momento, stando ai numeri presentati dal governo cinese, con una grossa probabilità, come spiega l’Internazionale, di stime al ribasso, i morti sono 132 e sarebbero oltre sei mila le persone già contagiate. Per questo motivo, sulla scia di Toyota di bloccare la produzione, anche Starbucks e Ikea hanno annunciato la chiusura temporanea di metà dei suoi trenta punti vendita. In particolare, Ikea ha fatto sapere tramite un comunicato che “in risposta alla richiesta del governo cinese di controllare efficacemente la diffusione della malattia, dal 29 gennaio IKEA China chiuderà temporaneamente circa la metà dei negozi in Cina. I dipendenti interessati rimarranno a casa fino a nuovo avviso con retribuzione”. La scorsa settimana il Gruppo svedese aveva già chiuso il suo negozio a Wuhan.