In queste ore si sta valutando un’ipotesi che ormai è già data per certa: il prolungamento delle misure in atto anti-coronavirus. Tecnicamente, il ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia ha dichiarato a La7 che “sarà presa dal presidente del Consiglio dopo aver sentito il comitato tecnico scientifico”. Che si potesse andare oltre il 3 aprile, tuttavia, tutti lo immaginavamo e lo davamo già per un dato di fatto. La possibilità più concreta, infatti, è che il ritorno alla normalità possa iniziare ad avvenire una volta superata Pasqua, quindi a partire dal 15 aprile.
Coronavirus, possibile riapertura graduale dopo il 15 aprile
Come ha spiegato oggi Carlo Bertini su La Stampa, pare che tra i tavoli dei principali istituti sanitari nazionali circolino dei report scientifici di autorevoli università europee secondo cui se si sbloccassero i lockdown prima del tempo “moltiplicherebbero le morti nel continente, da 100 a 500mila in ogni paese, a seconda della grandezza di ognuno. Numeri da terrore. Quindi ora c’è una cautela assoluta in tutti i governi”. Quindi, lontano dai riflettori, i ministeri stanno iniziando a organizzare un piano graduale di rientro alla normalità, che avverrà però con delle tempistiche e dei criteri molto precisi forniti dagli scienziati. Innanzitutto, per avviare la riapertura del Paese sarà necessario che il rapporto tra i positivi e i contagiati scenda sotto “l’1 a 1”.
Questo significa che ogni persona infetta deve contagiare meno di un’altra persona, in termini matematici. E’ il famoso R0, il “numero di riproduzione di base” che rappresenta il numero medio di infezioni secondarie prodotte da ciascun individuo infetto in una popolazione completamente suscettibile. All’inizio dell’epidemia, il rapporto era di 2,8 persone contagiate. Al momento è sotto le 2 unità, ma deve scendere sotto l’1, quindi servirà ancora un po’ di pazienza. Comunque, il virologo Fabrizio Pergliasco ha sottolineato come si stia confermando un trend di rallentamento dei casi, “ma il blocco deve continuare fino a metà aprile” prima che inizi la riapertura parziale di alcune fabbriche.
Purtroppo, infatti, si parla principalmente di questo e non ancora della libera circolazione delle persone. In ogni caso, quindi, si sta valutando l’opzione di allentare il lockdown tra il 15 aprile e il 4 maggio, data in cui gli studenti potrebbero essere richiamati tra i banchi di scuola. In quelle due settimane di metà aprile, alcune attività industriali collegate alle filiere agroalimentare e sanitaria potrebbero riaprire le porte.
Coronavirus, possibile riapertura in base al tipo di attività e alla fascia d’età
Sebbene la voglia di tornare alla nostra quotidianità sia ormai alle stelle, bisogna ancora essere pazienti. Il virologo Pagliasco, infatti, ha spiegato l’Ansa che le attuali misure “saranno necessarie ancora per settimane, ma quando si avrà la riapertura del Paese sarebbe opportuno effettuarla gradualmente per quanto riguarda le aziende, sulla base dell’utilità sociale delle produzioni”. Per quanto riguarda le scuole, le attività e le aziende, poi “va naturalmente pianificata e non potrà essere da un giorno all’altro, non si potrà cioè tornare istantaneamente alla vita normale”. E se oggi ci sembra di aver già cambiato parecchie abitudini, il nostro sforzo non è ancora finito: “In casa, insieme ai cerotti, dovremo avere anche le mascherine e nella vita di tutti i giorni non potremo non considerare il distanziamento sociale”.
“Bisognerà immaginare la riapertura del Paese con gradualità- continua- valutando le singole tipologie di attività e facendo in modo che le aziende possano organizzarsi anche da un punto di vista di precauzioni sanitarie e di procedure di distanziamento”. Anche in termini di aziende, il virologo crede che vada “considerata caso per caso, dotando i lavoratori delle protezioni necessarie e sulla base dell’utilità sociale delle singole produzioni”. E infine, l’esperto sottolinea che sarà importante anche “considerare uno scaglionamento per fasce di età con l’obiettivo di avere maggiore precauzioni per le fasce di popolazione più anziana o fragile. Queste categorie dovrebbero essere le ultime ad abbandonare la misura del’isolamento sociale” dovuto alle misure contro la diffusione del coronavirus.