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Coronavirus Italia, quali sono le regioni che fanno più tamponi

21/04/2020 10:03 - Aggiornamento 21/04/2020 10:20

Da che è cominciata l’emergenza Coronavirus in Italia si è fatta spazio la polemica sui tamponi, ritenuti dai più insufficienti, soprattutto in quelle regioni in cui il Covid-19 ha colpito più duro. Tante le “correnti” di pensiero a tal proposito: da un lato la posizione rigida di chi insiste a volerne fare solo ai sintomatici, dall’altro chi è convinto che sia necessario somministrarli a tappeto. Nel nostro paese finora sono stati effettuati più di un milione e 350mila tamponi con circa 50-60mila test quotidiani negli ultimi giorni. In tal senso l’Italia, a detta del ministro della Salute Roberto Speranza, ha raggiunto il numero giornaliero della Germania. Un dato che fa capire come da noi si sia accelerato il passo per verificare l’eventuale positività dei cittadini. Più complicato è valutare le stime di ogni singola regione: dove sono state fatte più somministrazioni? Verrebbe da dire in quelle aree geografiche in cui si è registrato il maggior numero di decessi, ma non è così semplice.

Coronavirus Tamponi

Coronavirus Italia, quali sono le regioni che fanno più tamponi

Per il censimento del numero di tamponi effettuati in ogni regione bisogna tenere conto di diverse variabili: anzitutto il fattore tempo e la stima dei guariti, ad esempio. Non si può non considerare  che le prime regioni ad aver cominciato a fare tamponi siano state la Lombardia e il Veneto, che hanno visto i focolai di Codogno e Vo’. Altra incognita è quella dei guariti. Per dire che una persona ha sconfitto il Covid-19 è necessario sottoporla a più tamponi: il primo che ne accerti la positività, più almeno due che ne verifichino la guarigione; per un totale dunque di tre. Non deve stupire che nelle Regioni in cui si sono visti più positivi ci sia stata una maggior pressione su ospedali e ambulatori e che quindi siano state quelle del Sud, avendo pochi casi, a fronteggiare meglio l’emergenza, facendo pure più tamponi per verificare l’effettiva guarigione.

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Le metriche da tenere in considerazione nel conteggio

Accanto a queste metriche ce ne sono altre da considerare. Ad es. il già citato numero di tamponi effettuati in rapporto alle persone contagiate in quella singola Regione. Il dato nazionale è che per ogni contagiato vengono effettuati 7,57 tamponi (esito di una semplice divisione: totale dei tamponi diviso totale dei contagi registrati). Sono riuscite a fare bene Calabria, Basilicata, Umbria e Sicilia, regioni capaci di effettuare circa 20 tamponi per ogni contagiato. A conferma di quanto detto in precedenza, le regioni che garantiscono soltanto 4-5 tamponi a persona sono quelle più afflitte dall’epidemia: Emilia-Romagna, Liguria, Piemonte, Valle d’Aosta e Lombardia. Altrettanto importante è tenere a mente poi il numero di tamponi effettuati sul totale della popolazione (certificata dai dati Istat) di ogni territorio. A somministrare ovviamente più tamponi sulla base della popolazione sono la provincia autonoma di Bolzano, il Veneto, la provincia di Trento, la Valle d’Aosta e il Friuli Venezia Giulia. In basso avremo quelle regioni dove ci sono stati meno casi come Puglia, Sicilia, Sardegna e Campania.

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Tamponi: il numero assoluto per regioni italiane

Incognite che non vengono contemplate esplicitamente nel bollettino della Protezione Civile del 19 aprile scorso, a cui facciamo riferimento, ma che è necessario ricordare. Di seguito riportiamo i tamponi in numero assoluto fatti dalle Regioni italiane. In cima alla classifica ci sono Lombardia (264.155), Veneto (255.797), Emilia-Romagna (124.916), Toscana (103.975), Piemonte (96.569) e Lazio (91.807). A seguire Sicilia (49.772), Campania (48.187), Friuli Venezia Giulia (44.622), Puglia (42.598), Marche (41.474), Liguria (31.551). Più in basso troviamo: Abruzzo (27.791), Umbria (25.170), Trento (24.338), Calabria (23.760), Sardegna (14.859). In fondo ci sono Basilicata (6.528), Valle d’Aosta (4.677) e il Molise (3.584). leggi anche l’articolo —> Coronavirus paziente 1, la rinascita di Mattia: «Non potevo andare via mentre mia figlia stava arrivando»

 

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