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Coronavirus, nuovo decreto zone rosse: domande e risposte

08/03/2020 14:26 - Aggiornamento 08/03/2020 15:33

Ieri sera la pubblicazione della bozza del nuovo decreto contro la diffusione del Coronavirus ha provocato molti dubbi negli italiani, soprattutto nei residenti delle nuove “zone arancioni”. Cerchiamo quindi di fare chiarezza riguardo alle nuove disposizioni imposte per contenere il contagio del Covid-19. Chi si può spostare? Quali sono le “comprovate esigenze”? Chi effettuerà i controlli? Rispondiamo alle domande principali sul nuovo ordine firmato questa notte dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte e dal ministro della Salute Roberto Speranza.

Coronavirus Italia

Coronavirus, cosa succede nelle nuove zone rosse

Il nuovo provvedimento prevede il divieto di ingresso e di uscita dalla Lombardia e da altre 14 province di Emilia-Romagna, Marche e Veneto. In particolare, quelle di Modena, Reggio Emilia, Parma, Piacenza, Rimini, Pesaro e Urbino, Venezia, Padova, Treviso, Asti, Alessandria, Novara, Vercelli e Verbano Cusio Ossola. Cosa significa questo? Dalle “zone rosse” non si può uscire né entrare per nessun motivo. Dalle “zone arancioni”, invece, quelle definite in questo decreto, gli spostamenti sono permessi “soltanto per comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità per motivi di salute“, approvate dal prefetto o per emergenza. Viene confermato il divieto assoluto di uscire dalla propria abitazione per chi è risultato positivo al virus o per chi è stato messo in quarantena; chi non osserverà i divieti sarà punibile penalmente.

A casa dovrà rimanere anche chi accusa i sintomi da infezione respiratoria con febbre oltre 37,5, e in quel caso si dovrà contattare il proprio medico curante. Inoltre, chiunque, dal 24 febbraio, sia passato nelle nuove zone rosse ha l’obbligo di comunicarlo alla Asl e al proprio medico. Per chi si trova fuori al momento dell’entrata in vigore del provvedimento, “è consentito il rientro presso il proprio domicilio, abitazione e residenza”. Anche dentro alle zone di controllo, è richiesto di limitare gli spostamenti. Inoltre, non ci si può muovere da una “zona arancione” all’altra se non per comprovate esigenze.

coronavirus lombardia

Coronavirus, quali sono le “comprovate esigenze”?

Per muoversi dovrà essere dimostrata la necessità di effettuare lo spostamento: una lettera del datore di lavoro, un certificato medico se si tratta di esigenze sanitarie o un documento comprovante l’esigenza lavorativa. Tutti i controlli sono affidati al prefetto, che da ora ha il compito di verificare l’esecuzione delle misure previste tramite il lavoro delle forze dell’ordine. Questo significa posti di blocco ai caselli autostradali, controlli all’interno degli aeroporti e delle stazioni e la possibilità della polizia di domandare perché ci si sta spostando in territori dove la crescita dei casi di contagio porta il governo a disporre misure mai così restrittive.

Per quanto riguarda i mezzi pubblici, al momento non ci sono limitazioni particolari per i trasporti urbani se non quella di mantenere un metro di distanza tra una persona e l’altra. I treni e gli aerei da e per le “zone arancioni” viaggiano regolarmente, ma chi ne usufruisce dovrà giustificare il viaggio.

Tutte le attività che possono creare aggregazione di persone come musei, palestre, piscine, discoteche, pub e sale giochi sono sospese fino al 3 aprile. Ai bar e ai ristoranti, invece, è consentita l’apertura dalle ore 10 alle 18, mantenendo la distanza di un metro fra il personale e i clienti e tra i clienti stessi. Chiunque fosse trovato a non rispettare le regole, rischia la chiusura forzata del locale. Chi invece non dispone della metratura sufficiente per attuare le misure di sicurezza, deve chiudere. Lo stesso vale per le attività commerciali: possono rimanere aperte, ma devono far rispettare la distanza di un metro. I centri commerciali e i mercati, invece, devono rimanere chiusi il sabato e la domenica.

Coronavirus, ci sono multe per chi non rispetta le prescrizioni?

Chi non rispetta il decreto rischia la denuncia per l’articolo 650 del codice penale: inosservanza di un provvedimento legalmente dato dall’Autorità per ragione di giustizia o di sicurezza pubblica, o d’ordine pubblico o d’igiene (2). Prevede l’arresto fino a tre mesi l’ammenda fino a duecentosei euro.

La firma del decreto sul coronavirus, frutto dell’accorpamento di due Dpcm inizialmente previsti, è arrivata questa notte dopo la fuga di notizie che ha portato alla pubblicazione della bozza non ancora conclusa. La diffusione, definita “irresponsabile e rischiosa per la sicurezza” dal presidente Conte, ha generato perplessità nei presidenti di Regione e creato il panico nei cittadini residenti nelle “zone arancioni”. “Si è creata confusione”, ha infatti commentato Giuseppe Conte, ma è anche vero che la bozza, da qualcuno, deve pur essere arrivata ai giornali.

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