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Coronavirus, ministero dell’Interno e intelligence: “Al Sud temiamo una rivolta sociale”

28/03/2020 17:20

Coronavirus rivolta sociale. “Temiamo una rivolta, soprattutto al Sud”. L’allarme arriva direttamente dal ministero dell’Interno e servizi di intelligence. Ne parlano oggi tutti i media nazionali rilanciando anche il messaggio del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando. Il primo cittadino del capoluogo siciliano chiede di istituire un reddito di sopravvivenza e vede il rischio che la mafia guidi la rivolta.

coronavirus rivolta sociale

Coronavirus news: i lavoratori “in nero” senza reddito e senza sussidi

“È una situazione molto delicata che seguiamo con estrema attenzione nei suoi profili di ordine pubblico, ma da disinnescare innanzitutto con interventi sociali. È evidente che in una emergenza del genere le regioni del Mezzogiorno sono ad alto rischio”. Così fonti del Viminale al quotidiano La Repubblica. Il ministero dell’Interno ha già dato indicazioni ai Comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica di prestare la massima attenzione alle situazioni più delicate. Tra queste, quella di Palermo dove da ieri mattina polizia, carabinieri e guardia di finanza presidiano i supermercati per evitare episodi di violenza.

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Proprio a Palermo uno degli episodi più gravi di rivolta sociale a causa delle restrizioni per l’epidemia da Covid-19, l’assalto ad un supermercato con tanto di intervento delle volanti della Polizia. Al Sud il “blocco totale” crea problemi particolarmente gravi, per via della larga diffusione di lavoratori irregolari, “in nero”. Questi oltre ad aver perso il lavoro, retribuito seppur irregolarmente, non possono accedere ai sussidi già predisposti dal governo. Di qui la proposta del primo cittadino di Palermo, cui si aggiunge anche quella del capo politico del M5S Vito Crimi. «Pensiamo – ha detto oggi Crimi – a un reddito con la stessa logica di quello di cittadinanza, utilizzando magari forme più veloci e immediate. Dobbiamo intervenire con modalità agili e immediate, i controlli li facciamo dopo».

Coronavirus e rivolta sociale: l’incitazione sui Social

La trasmissione televisiva Mediaset “Le Iene” si è occupata del caso di una famiglia di Bari, disperata perché rimasta senza reddito alcuno. Un uomo piange e urla davanti ad una banca, chiedendo soldi. Ottiene la solidarietà di un passante e poi, grazie al rilancio della trasmissione Mediaset, quella di decine di altri italiani che offrono un aiuto concreto. Ma è chiarto che episodi del genere non fanno che amplificare il fenomeno, la rabbia sociale.

Scrive La Repubblica: “Nelle regioni che assorbono l’80 per cento del lavoro nero di tutto il Paese, la serrata dei negozi, del turismo, lo stop ai mercati e agli ambulanti e persino all’esercito di parcheggiatori abusivi produce come primissima conseguenza che già dopo quindici giorni ci sia un popolo alla fame. Che progetta rivolte organizzate sui social. Giovedì il tentativo di saccheggio al supermercato di Palermo (poi fallito grazie all’intervento immediato delle forze dell’ordine) è partito da un gruppo Facebook, “Rivoluzione nazionale”, che ha già migliaia di adepti”.

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In realtà, come abbiamo appurato con un semplice controllo su Facebook, il gruppo “Rivoluzione nazionale” (gruppo privato, quindi senza possibilità di vedere ciò che pubblica senza essere iscritti) conta poco più di 2500 iscritti. Decisamente pochi per una sommossa popolare. Ma il tam tam che chiama alla rivolta utilizza non solo Facebook. Abbiamo appreso da nostre fonti abituali che sia in Campania che in Puglia molti si stanno organizzando su Whatsapp con catene che chiamano, per il momento, alla protesta ma potrebbero sfociare in episodi più gravi. Perché grave è la situazione di molte famiglie di lavoratori “invisibili”, rimaste completamente senza reddito da quasi un mese e che difficilmente possono reggere più a lungo. Il rischio che molte zone del Sud saltino come una polveriera è quindi più che concreto. >> Le notizie dall’Italia

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