Confinamento, distanziamento sociale, mascherine e altre restrizioni sul comportamento individuale e sociale hanno contribuito a rallentare l’avanzamento del Covid-19. Abbastanza da permettere ai sistemi sanitari di riprendere fiato, ai medici di elaborare i protocolli di trattamento, e di cominciare a sviluppare un vaccino. Ora c’è bisogno di fare il punto dei molti altri effetti che la pandemia sta causando, in modo particolare a livello economico e sociale.
In termini di impatti a breve e medio termine, i paesi sviluppati sono stati i più colpiti in quanto a mortalità, e le loro economie, secondo le proiezioni del FMI, si saranno contratte dell’8% nel 2020. Più drammaticamente, la contrazione economica in questi paesi impatterà sproporzionatamente sui poveri e accentuerà le diseguaglianze che sono andate aumentando negli ultimi 30 anni. Il mercato azionario statunitense è rientrato di tutte le perdite nonostante i milioni di nuovi disoccupati. I giganti tecnologici continuano a registrare immensi profitti. Jeff Bezos, fondatore e più grande azionista di Amazon, è attualmente l’uomo più ricco del mondo con un patrimonio netto di più di 200 miliardi di dollari – ciò significa che se dovesse vivere altri quarant’anni, e volesse spendere tutto il suo denaro prima di morire, dovrebbe spendere quasi 14 milioni di dollari al giorno! Tutto ciò, al tempo in cui un numero crescente di persone non può permettersi un’abitazione dignitosa, un vestiario adeguato e un’alimentazione corretta.
Contrariamente a quanto sta accadendo nelle economie avanzate, molti paesi in via di sviluppo – in particolare in Africa e Asia – hanno avuto tassi di mortalità inferiori. Questo impatto differente potrebbe essere dovuto ai dati demografici – con la popolazione, molto più giovane in questi paesi, che ha mostrato una maggiore resilienza. Oppure ciò potrebbe essere dovuto alla loro più frequente esposizione ad altri virus, i quali hanno aumentato i loro livelli immunitari. In alcuni paesi come la Cina, il Vietnam e la Corea del Sud ciò è chiaramente dovuto alle misure di contenimento dei governi locali e agli alti livelli di conformità da parte dei cittadini alle linee guida governative. In altri paesi ciò si potrebbe spiegare con in fatto che il virus è arrivato più tardi, dopo essere mutato in una variante più lieve e meno aggressiva.
Oppure si potrebbe trattare di qualcosa di più profondo. Per esempio, può darsi che il codice genetico delle popolazioni di origine europea le renda più vulnerabili rispetto agli asiatici e agli africani. Questo potrebbe essere il motivo per cui anche molti paesi del Centro e Sud America, colonizzati in passato dagli europei, hanno duramente sofferto. Ma ognuna di queste ipotesi è lacunosa. Di sicuro ne sapremo di più non appena i dati provenienti da centinaia di studi portati avanti nel mondo saranno completati, catalogati e analizzati. O potremmo anche non avere mai una spiegazione finale e definitiva.
Ad ogni modo, il minore impatto sulla salute pubblica nelle economie in via di sviluppo ed emergenti ha significato anche un minore impatto globale dal punto di vista economico. Secondo le proiezioni del FMI, il PIL nei mercati emergenti e nei paesi in via di sviluppo si sarà ridotto del 3% nel 2020 (rispetto al meno 8% nei paesi sviluppati). Alcuni paesi, in particolar modo in Centro e Sud America, sono stati duramente colpiti, ma ce ne sono molti altri che lo sono stati relativamente meno. Tra le maggiori economie, la Cina è l’unica, come ci si aspettava, ad aver ottenuto una crescita positiva del PIL per il 2020. Le sue esportazioni sono già in grande rialzo e sta registrando un’ enorme eccedenza commerciale.
Ma in aggiunta ai suoi differenti impatti economici, la pandemia ha anche cambiato le percezioni personali. Nei paesi sviluppati, ha duramente intaccato il modo di vedere di molte persone che credevano di vivere in un sistema superiore che potesse resistere e far fronte a eventi imprevedibili. Che pensavano che i loro superiori standard di vita, i loro sistemi sanitari allo stato dell’arte, la loro coesione sociale, e superiori livelli di maturità istituzionale li avrebbero resi meno vulnerabili. Questa sensazione di agiatezza e compiacenza è stata duramente scossa. È ormai evidente che la larga diffusione della malattia e delle morti, il vedere un proprio caro morire senza speranza, e l’essere allontanati dagli ospedali non sono cose che accadono soltanto nei paesi poveri.
La loro autostima potrebbe subire ulteriori scossoni nei prossimi mesi. Molte nazioni stanno assistendo a un rapido aumento dei casi nelle ultime settimane, soprattutto in diversi paesi europei. Uno dei fattori sottostanti consiste in un fenomeno conosciuto come affaticamento da conformità – una sensazione di stanchezza dopo mesi di restrizioni, e una tendenza a ignorare le norme governative, rivendicando il fatto che il peggio sia ormai passato. Ciò è avvenuto soprattutto tra i giovani, che hanno cominciato a ignorare i ripetuti avvertimenti degli scienziati e delle autorità, anche perché inizialmente sembrava che soltanto gli anziani fossero a rischio. Essi così stanno ora pagando il prezzo di questa anarchia sociale, e diversi paesi stanno affrontando lo spettro di nuove restrizioni e confinamenti che stanno mettendo a repentaglio la ripresa prevista per il 2021.
La diseguaglianza economica e minori livelli di fiducia nel “sistema” accelereranno alcune delle principali tendenze sociali e politiche nel mondo sviluppato. È difficile prevedere i dettagli, ma il disprezzo per le istituzioni globali, nazionali e locali, che non sono riuscite a soddisfare un numero crescente di persone, continuerà a crescere.
I partiti populisti, che già hanno sfruttato questa disillusione crescente per incrementare la loro influenza e prendere il potere in molte nazioni, rischiano di diventare sempre più forti. Una grave conseguenza sarà che l’isolazionismo visto negli ultimi dieci anni circa crescerà grazie a slogan quali “America First”, “ Make Britain Great Again” e “Prima gli Italiani” , che guadagneranno terreno.
Tutti questi fattori stanno puntando a un mondo molto diverso da come lo abbiamo visto finora. Le potenze tradizionali dell’Occidente non sono né forti economicamente, né sicure della loro superiorità sociale e organizzativa. La Cina e altri paesi in via di sviluppo, che in Asia e Africa hanno meglio resistito alla tempesta del Covid-19, aumenteranno di sicuro il proprio peso globale ad un ritmo molto più rapido di quanto abbiano fatto nei decenni passati.
Porterà tutto ciò ad un mondo migliore e più giusto?
Gli autori
Daud Khan è un ex funzionario delle Nazioni Unite che vive tra l’Italia e il Pakistan. Ha conseguito la laurea in Economia presso la London School of Economics e l’Università di Oxford; e una laurea in Gestione ambientale presso l’Imperial College of Science and Technology.
Marcello Caruso è uno scrittore e giornalista indipendente che vive in provincia di Latina.