Covid Israele – Mercoledì 4 agosto 2021. Il virologo dell’Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco, in un’intervista, concessa a “HuffPost”, riflette sulla realtà del paese modello-vax in cui si registra in queste ore una brusca risalita dei contagi da Covid. Israele, che il mondo ha preso come punto di riferimento per la mirabile gestione della campagna vaccinale, si trova a dover fare i conti con quasi 4.000 nuovi casi. Il governo tenta di correre ai ripari con nuove restrizioni, accelerando anche sulla somministrazione della terza dose.
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Covid Israele, boom di contagi: il commento di Pregliasco
«Credo che Israele stia facendo scorrere un film che sarà anche il nostro: quello di una necessaria convivenza con un virus che rimane e rimarrà per alcuni anni in forma endemica e speriamo meno pesante. Nel film loro sono più avanti di noi perché, per motivi geopolitici, sono riusciti ad avere i vaccini prima. Hanno condotto una campagna vaccinale molto rapida ed efficace, sfruttando un sistema abituato alle emergenze. Questo ha comportato, come desiderio e speranza, la spinta a riaprire il prima possibile!», ha detto il professor Pregliasco. «Ma riaprire significa anche aumentare il numero dei contatti interpersonali e dunque, purtroppo, con questo virus ancora in circolo, la possibilità di infezione. La corsa a riaprire, comprensibilissima dal punto di vista economico e politico, è stata finora sostenuta da una speranza liberatoria del vaccino che adesso si scontra con una realtà molto più complessa», ha precisato il virologo.
«Si tratta di convivenza col virus. Immunità di gregge? Attualmente impossibile», le parole del virologo
Alla domanda puntuale di Giulia Belardelli dell’HuffPost “Perché il virus continua a circolare così tanto malgrado la vaccinazione?”, Pregliasco ha replicato così: «Rimane un serbatoio di persone suscettibili che sono la combinazione di vari gruppi: chi non ha mai subito l’infezione, chi ha subito l’infezione in epoca relativamente remota, chi si è vaccinato diversi mesi fa e chi non si è vaccinato affatto. Questo insieme di persone crea un serbatoio dove il virus continua a girare. Qui si tratta di una convivenza con il virus, perché il vaccino, non essendo uno schermo al 100%, in qualche modo deve essere accompagnato da momenti di attenzione e utilizzo di quello che io chiamo un nuovo galateo (mascherine, distanziamento fisico, evitamento di situazioni a rischio). Negli Stati Uniti lo stanno facendo, vedremo cosa farà Boris Johnson nel Regno Unito: nessuno ha un manuale di gestione. A mio avviso, in termini prudenziali, ci conviene fare qualcosa che tenga conto, anche per l’Italia, di scenari di peggioramento nel prossimo futuro, mentre ci avviciniamo alla riapertura delle scuole e alla fine della bella stagione». Siamo lontani dall’immunità di gregge: «Attualmente è impossibile. L’immunità di gregge è un modello matematico in una situazione statica. Resta un obiettivo da raggiungere, per il quale darsi dei livelli ed essere rapidi. Nella teoria, l’obiettivo è l’azzeramento del contagio; nella real life, l’obiettivo è la riduzione consistente dell’incidenza».
Covid Israele, Pregliasco: «Bambini e adolescenti sono un grande acceleratore della variante delta»
Il caso Israele mostra anche un altro aspetto importante: «Bambini e adolescenti sono un grande acceleratore della variante delta. Questa variante, purtroppo, ha una capacità di diffusione tra i giovani molto maggiore rispetto al virus precedente». Ne usciremo? «Non credo che arriveremo a un azzeramento, a un momento in cui diremo: abbiamo sconfitto il virus. Credo che Covid si spegnerà e a un certo punto sarà tollerato il rischio», ha concluso Pregliasco. Leggi anche l’articolo —> Italiani di Russia in vacanza a Venezia: «Noi vaccinati con Sputnik, senza Green Pass»