Covid-19, lettera dal fronte … scolastico. A parlare attraverso un lungo post su Facebook è il docente di scuola secondaria, Paolo Iorio. “C’è poco da ridere” titola la sua riflessione social sulla drammatica situazione che si (ri)trova a vivere il nostro Paese – e il mondo tutto – e la Scuola italiana.
Covid-19, lettera dal fronte scolastico: la testimonianza del professor Iorio
Siamo in piena ondata pandemica, il Coronavirus è tornato a colpire, si diffonde ad una velocità che pare inarrestabile e i vari governatori di Regione in accordo con il Governo centrale da settimane sono al lavoro per predisporre dei piani di emergenza che riescano, nei limiti del possibile, ad arginare il contagio, ridurre i decessi. L’attenzione è tutta puntata sui nostri studenti e sui settori dell’economia. Salute e Scuola, i pilastri della società.
Si parla tanto di questo dramma, via social, in televisione. Ad oggi, dati e storie reali alla mano, c’è ancora chi minimizza la situazione ma tant’è. C’è nel frattempo anche chi il Covid-19 lo affronta ogni giorno in prima linea. Perché la passione è più forte della paura del contagio, della malattia. Medici, infermieri, certo, ma anche i professori e gli studenti, che ogni giorno da quando l’emergenza è tornata a far scattare l’allarme rosso varcano le porte degli edifici scolastici e affrontano il nemico ‘da vicino’. Molto vicino. Alle prese con igienizzanti, mascherine e distanze di sicurezza che mortificano la irrefrenabile voglia degli studenti di interagire, scambiarsi affetto e amicizia. Un virus, questo, che sta facendo di tutto per allontanarci fisicamente gli uni dagli altri ma che comunque non piega la natura umana geneticamente predisposta alla resilienza.
Chi pensa alla tutela dei docenti?
Non si discute abbastanza, tuttavia, della esposizione al pericolo di contagio cui i docenti vanno incontro quotidianamente. Come sempre nella vita, per capire le situazioni in cui non ci troviamo, occorre avere empatia. In soldoni, cosa significa concretamente fare l’insegnante e scoprirsi, da un giorno all’altro, positivo al Covid-19? Un dramma che ti piove addosso e ti fa franare il terreno sotto i piedi. A volte non è sufficiente essere ligi alle regole, come il professor Iorio spiega bene. A volte la vita è talmente brutale da sbatterti la sofferenza in faccia senza preavviso, quasi volesse farlo apposta a vederti in difficoltà.
A causa di una fastidiosa tosse unita a febbre, il mio medico mi ha consigliato di sottopormi all’esecuzione di un tampone. I due diversi tamponi di rito hanno confermato che ho contratto il SARS-COV2. Una tac toracica ha evidenziato un inizio di polmonite. Ora sono fuori casa in isolamento per 10 giorni sotto terapia farmacologica endovenosa (fortunatamente la mia compagna è un’infermiera). Mia madre, 87 anni e malata, è rimasta a casa con badante e mio figlio, tutti in quarantena per 10 giorni. Potete immaginare quanta preoccupazione e disagio comporti questa situazione”.
“Mi è bastato un mese di scuola e mi sono infettato”
“Durante il lockdown e tutta l’estate ho fatto la spesa regolarmente” – continua il professor Iorio nel suo post Facebook – “passeggiato, sono andato in vacanza nella mia provincia, ho frequentato bar e ristoranti sempre seguendo le prescrizioni di rito. Mi è bastato un mese di scuola e mi sono infettato e sono già cinque le classi finora in quarantena, delle quali quattro terze. […] Durante l‘estate la dirigenza e tanti colleghi e collaboratori scolastici hanno lavorato per calcolare superfici, creare nuove aule eliminando laboratori, individuare accessi aggiuntivi, disegnando percorsi per evitare assembramenti. Tutto secondo le prescrizioni, spesso contradditorie, degli organi competenti […] ma non è bastato”.
Scuole aperte nonostante il Covid, sì o no?
Paolo Iorio”.