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“Sono morto ma… non è vero”. Da Bartoletti a Licia Colò, “le Iene” smascherano la macchina dei lutti fake: come funziona e quanto si guadagna – Vi sarà capitato almeno una volta nella vita di imbattervi sui social in notizie false riguardanti lo stato di salute o il decesso di personaggi famosi. Recentemente è toccato a Marino Bartoletti, volto noto della tv, che seccato ha deciso di agire legalmente. Qualche settimana fa sarebbero morti anche Licia Colò e Roby Facchinetti. Tutti e tre hanno scelto di raccontare la spiacevole avventura al programma di Italia 1 “Le Iene”. Matteo Viviani, al termine di un’accurata inchiesta, ha spiegato poi a loro e al mondo intero cosa si cela davvero dietro le notizie clickbait, ossia quei contenuti che ci portano a cliccare su un determinato link, portandoci fuori da Facebook. (continua a leggere dopo le foto)
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Da Bartoletti a Licia Colò, “le Iene” smascherano la macchina dei lutti fake
«È morto», «Si è suicidato», «Non c’è più nulla da fare», sono alcune delle didascalie poste in calce alle foto, che servono a catalizzare l’attenzione dell’utente medio sui social affinché clicchi. «A me era successo già a luglio. Solo che questa volta mi ha dato particolarmente fastidio. Forse perché si invecchia!», ha detto Marino Bartoletti. A Licia Colò è capitato almeno due volte, l’ultima ha però messo in allarme la figlia della conduttrice, che dopo aver letto la bufala su Facebook, disperata, ha chiamato la madre piangendo. «Singhiozzava, è stato terribile», ha confidato a «Le Iene» la giornalista. Ad aver provato la brutta sensazione anche il componente dei Pooh Roby Facchinetti: «Sono stato sommerso di telefonate». Eh sì, perché tutti e tre hanno raccontato al programma che gli effetti dei lutti fake sono stati devastanti: «Uno tsunami. Per due giorni il telefono squillava di continuo», ha detto Bartoletti. Erano ovviamente amici, parenti, colleghi che chiedevano conto dello stato di salute. «Ah, ma allora sei vivo», si è sentito dire dall’altro lato della cornetta Facchinetti. Insomma un fatto increscioso, urticante. (continua a leggere dopo le foto)
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Da Bartoletti a Licia Colò, “le Iene” smascherano la macchina dei lutti fake: come funziona
Ma chi si cela dietro queste fake news? Chi ci guadagna? Come funziona? L’inviato delle «Iene» ha spiegato che non si può parlare di truffa vera e propria, ma di una presa per i fondelli sì. «Non si tratta dello scherzo di un ragazzino annoiato, ma di una vera macchina fabbrica soldi, perfettamente organizzata», ha chiarito Matteo Viviani, che ha poi illustrato il meccanismo, con l’aiuto di un ragazzo che per alcuni anni ha gestito delle pagine Facebook e che conosce bene quel mondo e di un esperto di Web Marketing, Mattia Chiaruttini. Quest’ultimo ha esordito: «Di solito questi post che vengono pubblicati all’apparenza possono sembrare delle semplici e normali pagine Facebook (come “Bella Dentro”, “Raggio di Sole” e “Link per tutti” mostrate nel video del servizio). Parliamo di pagine di centinaia di migliaia di followers, se non milioni. Chi pubblica su quelle pagine lo fa perché è inserito in un network pubblicitario strutturato». L’altro ragazzo, che ha scelto di non mostrare il proprio volto, ha spiegato da cosa è costituito un “lutto fake”, partendo dal caso di Licia Colò: «Quel post è fatto da un’immagine di copertina e da un link che spesso viene messo in basso nel primo commento, che porta fuori da Facebook». «Indirizzandoti poi alla pagina del sito che ospita l’articolo e che chiaramente è piena zeppa di banner pubblicitari», ha aggiunto Viviani. «Che consentono di guadagnare in base al numero di visualizzazioni che ottengono dalle letture delle persone», ha proseguito il ragazzo. «Ma attenzione perché il sito che ospita la notizia non appartiene al proprietario della pagina Facebook, ma a qualcun altro e cioè ad un editore», ha evidenziato l’inviato. “Questo è un grande vantaggio per la pagina”, ha sentenziato Chiaruttini. (continua a leggere dopo le foto)
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Da Bartoletti a Licia Colò, “le Iene” svelano chi si cela dietro la macchina dei lutti fake
«Nasce così un interesse reciproco: l’editore è interessato alla visibilità del paginista e il paginista è interessato a monetizzare con gli articoli dell’editore», ha chiarito il ragazzo col viso oscurato. «Attenzione, l’editore non si accorda direttamente con i paginisti, cioè con i proprietari delle pagine Facebook», ha detto Viviani subito dopo. «No, ci sono delle Agenzie che si occupano di questo», ha proseguito il giovane. Una sorta di intermediario, possiamo dire. «Abbiamo chi scrive l’articolo, lo elabora per farlo diventare virale e chi invece recluta nuove pagine per alimentare questo sistema», ha chiarito Mattia Chiaruttini, che ha poi aggiunto: «Si fissa con quest’intermediario un accordo economico, una volta che accetti ogni giorno ti viene mandata una decina di notizie. Sia normali, che fake news». Viviani ha poi mostrato in onda il “programmino”, il bot di Telegram, che fa tutto in automatico e che rende facile la comunicazione tra i vari intermediari. Chiaruttini ha precisato, così da offrire un quadro completo agli ascoltatori, che un paginista può pubblicare 20/30 post al giorno. Ma quanto si guadagna? (continua a leggere dopo le foto)
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L’esempio concreto di “Fidelity Donna”, di proprietà di Netaddiction
Dal servizio emerge che il guadagno del singolo click è veramente piccolo. «Tanto che si ragiona a gruppi di mille click», ha spiegato l’ex paginista. «Attorno agli otto/nove euro per mille pagine viste», ha aggiunto sempre quest’ultimo. «Quattro, cinque euro il guadagno dell’intermediario», ha specificato invece l’esperto di Web Marketing. Ma sotto di sé l’intermediario ha i vari paginisti, che prendono quindi dai «2 ai 3 euro». Nel servizio, affinché tutto fosse più chiaro al pubblico, Matteo Viviani ha citato un esempio reale: il sito «Fidelity Donna», che fa parte di un gruppo più ampio di siti, dell’azienda «Fidelity House», di proprietà di Netaddiction, una multimedia company digitale che da oltre 20 anni si occupa di editoria online, produzione di contenuti digitali e di online advertising. Nata nel 1999 con il primo sito specializzato sui videogiochi, Multiplayer.it, negli anni ha deciso di ampliare la sua offerta content fino a diventare uno dei maggiori gruppi editoriali presenti nel mercato, con 8,3 milioni di fatturato (dati 2023).
Netaddiction nel marzo del 2022 ha annunciato l’acquisizione di FidelityHouse, creato nel 2011 da Horizon Group, azienda leader della display advertising. Attraverso l’accordo siglato tra le due società FidelityHouse è diventata al 100% di proprietà di Netaddiction. Sul sito ufficiale si legge che il business model si basa su “una commistione tra una redazione classica e a performance e beneficia di un software gestionale proprietario, cuore tecnologico di FidelityHouse, che monitora tutte le attività della piattaforma, dalla moderazione dei contenuti inseriti dagli utenti fino a funzionalità più complesse come la pianificazione di campagne semantiche sul network”. (continua a leggere dopo le foto)
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Il caso Baudo: l’articolo pubblicato alla vigilia di Capodanno
A «Le Iene» stato scelto il caso di un post su Pippo Baudo, con la frase choc “Pippo Baudo è scomparso da poco”, pubblicato alla vigilia di Capodanno, che stato ricondiviso su pagine come “Un po’ dolce un po’ bastarda”, “Il Pazzo” o “In campagna con il cuore”. Aprendo il link al primo commento si arriva al sito «Fidelity Donna»: nel pezzo in questione ovviamente non c’è scritto che il conduttore è deceduto. La notizia riprendeva una semplice intervista di Vittorio Sgarbi, il quale si chiedeva soltanto perché Baudo fosse scomparso dalle scene televisive. «Per arrivare a scoprirlo ci siamo visti decine di banner di pubblicità…», ha detto l’inviato, mostrando l’articolo costruito a “cascata”. «Il guadagno viene generato solo per il fatto che lo stai vedendo», ha detto il ragazzo che un tempo lavorava come paginista. Totale? «297.786 letture dell’articolo». Stando alle cifre di mercato vorrebbe dire un guadagno totale di «2500 euro, di cui 1200 euro vanno al sito, 500 all’intermediario, 800 euro da dividere per tutti i paginisti che hanno pubblicato su Facebook, in questo caso sarebbero circa 80 euro a testa».
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L’appello finale dell’inviato de “Le Iene”
Quanto si è guadagnato con il post su Licia Colò? Approssimativamente 1700 euro. 5500 euro invece per la morte finta di Marino Bartoletti. 2350 euro per Roby Fachinetti. Cifre ben lontane dai guadagni che immaginavano i tre volti noti. Quindi i proprietari delle pagina Facebook hanno preso a testa tra i 50 e i 60 euro. «Che tristezza! La mia morte vale così poco?», ha esclamato ridendo Licia Colò. «Ladri di polli», ha tuonato Bartoletti. Si tratta ovviamente dei guadagni di una sola notizia. «Un bravo paginista può guadagnare dai 3 ai 4mila euro al mese», ha spiegato Mattia Chiaruttini. «Ci sono tantissimi editori che sfruttano i social per aumentare il traffico in maniera legale», ha aggiunto lui. Come ha rilevato però Viviani il problema riguarda il tipo di articolo, il modo in cui vengono presentati i pezzi. «Senz’altro quella che ha preso buona parte del mercato è Social Traffic», ha dichiarato l’ex paginista. Una società che ha sede in Svizzera e si propone agli editori che vogliono aumentare le loro visite e ai paginisti che vogliono guadagnare con Facebook o Instagram. Al termine del servizio è stato anche intervistato il referente di questa società, che però ha scelto di non mostrarsi: ha infatti inviato una diffida a “Le Iene”. L’appello di Viviani a lui è stato quello di evitare di pubblicare contenuti che possono recare sofferenza ad altre persone. Richiesta che non è stata accolta dall’intervistato. Allora sul finale l’inviato del programma di Italia 1 si è rivolto direttamente ai telespettatori, chiedendo di andare oltre quando capitano post del genere: «Così la smetteranno». (Clicca qui per vedere il servizio completo)