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Nessuna traccia delle pensioni nel Def: i sindacati chiedono un incontro

07/04/2022 11:48

Niente riforma delle pensioni all’interno del Def: solo una mera analisi nel capitolo sugli impatti poliennali della spesa previdenziale italiana. Per questo motivo oggi i sindacati incontreranno il premier Draghi. L’ultimo tavolo di confronto sull’argomento era saltato a causa dello scoppio della guerra in Ucraina e mai rimesso in agenda. O almeno non fino alla manovra di autunno.

benzina quando cala

L’allarme dei sindacati: niente pensioni nel Def

Nel Def, in realtà, si parla di riforma delle pensioni, ma esclusivamente in termini di invalidità. “Abbiamo fortemente voluto tale misura anche per recepire la sentenza n. 152 della Corte Costituzionale del 23 giugno 2020, la quale ha precisato che un assegno mensile di circa 286 euro è inadeguato”, ha spiegato la ministra per le disabilità Erika Stefani. Senza un sostanziale intervento in termini di pensioni generali, comunque, a partire da gennaio 2023 torneranno le regole della legge Fornero, regole in questi anni oscurate dal sistema delle Quote. Siamo passati, infatti, prima da quota 100 che prevedeva la fine del lavoro a 62 anni con 38 anni di contributi, in vigore dal 2019 al 2021.

Poi a quota 102, con l’uscita dall’impiego a 64 anni e 38 di contributi nel 2022. L’intervento del governo Draghi, tuttavia, scadrà il 31 dicembre 2022. E senza nuove riforme a partire da gennaio si tornerà al vecchio ordinamento: pensione di vecchiaia a 67 anni oppure con 42 anni e 10 mesi di contributi.

Draghi si è sempre setto pronto a modificare l’impianto della riforma Fornero, così come richiesto dai sindacati. Tuttavia, ha sottolineato più volte, bisogna verificare che la maggiore flessibilità richiesta sia sostenibile con i conti pubblici. Ed evitare che si creino dei buchi economici che, in futuro, peserebbero sulle spalle delle generazioni future. La proposta più allentate agli occhi del governo sarebbe quella di uscire dal mondo del lavoro prima dei 67 anni, ma solo tramite il ricalcolo dell’intero assegno in base alle regole contributive. Il che potrebbe tradursi in una penalizzazione, sebbene minima, dell’assegno per chi fa parte del sistema misto. Insomma, un taglio in cambio di meno anni di lavoro. In ogni caso, quello che chiedono i sindacati è chiarezza: sapere quali saranno le regole, ed evitare di cambiarle ogni anno. >> Tutte le notizie di UrbanPost

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