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Caso Durigon saggia nervi di Draghi, Minzolini: “Dimissioni? Il nuovo sport dei partiti deboli”

12/08/2021 13:03 - Aggiornamento 12/08/2021 14:21

Draghi dimissioni Durigon. Non si placano le polemiche per il caso del leghista. Un coro vero e proprio per l’addio del sottosegretario all’Economia, che aveva proposto di intitolare nuovamente ad Arnaldo Mussolini un parco di Latina ora dedicato a Falcone e Borsellino. Motivazione? «Le radici della città non devono essere cancellate». Il segretario del Carroccio Matteo Salvini ha preso le difese del suo «fedelissimo», ma nella maggioranza tanti vorrebbero che facesse un passo indietro. “È diventato un gioco di società. Nella maggioranza extra-large ogni partito si sceglie quotidianamente una testa da tagliare. I giallorossi (Pd, grillini e Leu) vorrebbero utilizzare la ghigliottina per il leghista Claudio Durigon”. Esordisce così Augusto Minzolini nel suo articolo su “Il Giornale”, spiegando perché il presidente del Consiglio Draghi resta «intoccabile».

leggi anche l’articolo —> Il Parlamento vuole sfiduciare il sottosegretario leghista Claudio Durigon

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Draghi dimissioni Durigon, Minzolini: “Intoccabile”, la linea del premier

A chiedere le dimissioni di Durigon sono tanti. Il leader del Pd Enrico Letta ritiene che «le affermazioni sue sono incompatibili con la sua presenza al governo, deve fare un passo indietro e faremo il possibile perché questo avvenga». Non diversa la posizione dell’ex premier oggi alla guida dei grillini, Giuseppe Conte: «Durigon si batta pure per questo suo progetto. Ma dismettendo immediatamente l’incarico di sottosegretario di stato». Per il ministro Patuanelli (M5S) «necessario un passo indietro, mi auguro che non si arrivi alla mozione di sfiducia». Mozione che già il deputato di Forza Italia Elio Vito dà per certa: «Voterò a favore perché l’antifascismo è un valore fondamentale». Una bella «gatta da pelare» per Draghi, che si trova a fare i conti coi problemi quotidiani di una maggioranza extra large. “Capricci” per qualcuno, che rendono il compito di premier ancora più arduo.

Perché, come scrive Andrea Fabozzi su “Il Manifesto”, “il parlamento non può sfiduciare un sottosegretario (che non è legato alle camere, come il governo, dal rapporto di fiducia) può solo chiedere al presidente del Consiglio di intervenire, così fanno le mozioni già presentate”.  

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«La spasmodica voglia di tagliare una testa segnala solo una condizione di impotenza»

Minzolini nel suo lungo articolo su “Il Giornale” rimarca che non è la prima volta che i partiti chiedono le dimissioni di qualcuno: da Fabiana Dadone a Roberto Speranza, passando per il più recente caso del figlio di Bruno Tabacci. “Chiedere le dimissioni è diventato uno sport. Il bello è che viene praticato non tanto dagli uomini dell’opposizione della Meloni, il che sarebbe naturale, quanto dai leader della maggioranza di Draghi, il che appare paradossale“, sottolinea il giornalista. Molto rumore per nulla però per Minzolini: «La spasmodica voglia di tagliare una testa segnala solo una condizione di impotenza: dato che Mario Draghi è intoccabile, che una crisi di governo sarebbe suicida, i leader di questa maggioranza forzata possono mettere nel mirino solo qualche malcapitato». Per l’ex direttore del Tg1 «È il risultato di questa strana situazione che li vede dentro il governo, ma fuori dalla stanza dei bottoni: così, privati del potere, debbono accontentarsi del suo surrogato, cioè dell’illusione di poter licenziare l’avversario che oggi, almeno formalmente, sono costretti ad avere come alleato».

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Draghi, dimissioni Durigon: ancora una volta si cercherà di ricucire e mediare

Sono tutte ‘grane’ che nocciono all’Italia. Minzolini spiega l’«altro corno del problema»: «Draghi in questo momento potrebbe tutto, potrebbe ridisegnare questo Paese. Invece, si deve districare tra i limiti, i tabù ideologici, gli errori, a volte gli orrori, programmatici dei suoi interlocutori. Tra una soluzione efficace e una mediana, cioè di compromesso tra i partiti, vira sulla seconda». Da qui l’esercizio continuo di una sua invidiabile virtù: la pazienza. Nervi saldi dunque. Del resto come scrisse Guy Dinmore sul «Financial Times»: «Draghi è un uomo estremamente calmo in situazioni nelle quali una persona normale può perdere la testa». Non una novità, “niente di nuovo sotto il sole”. Leggi anche l’articolo —> Draghi al Quirinale o no? Al via toto-nomi, soffiata a Virginia Saba: “Meloni ha deciso”, retroscena

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