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Draghi, il “manifesto” del suo governo è il discorso al Meeting di Rimini del 2020

03/02/2021 15:16 - Aggiornamento 03/02/2021 15:55

Governo Draghi: l’ex presidente della BCE ha deciso di accettare, con riserva, l’incarico affidatogli da Mattarella di formare un governo. Nelle prossime ore Mario Draghi cercherà di capire se ci sono le condizioni, alla Camera dei deputati e al Senato, per un sostegno ad un esecutivo da lui guidato. In attesa di conoscere i risvolti dell’incarico affidato all’economista, è possibile prevedere quale sarà il “manifesto” del governo Draghi, qualora le trattative andassero in porto. Il discorso tenuto dall’ex presidente della Banca Centrale Europea in occasione del Meeting di Comunione e liberazione delinea il piano di Draghi per uscire dalla crisi.

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Governo Draghi: l’Europa al centro

Pragmatismo e responsabilità. Europa e giovani. Sono questi i punti focali del discorso (qui il testo integrale) tenuto da Mario Draghi al meeting dei cattolici a Rimini nell’agosto 2020. In quell’occasione, in cui già eravamo immersi fino al collo nelle conseguenze della pandemia, Draghi pronunciò un discorso in cui l’economista poneva le basi per l’uscita dalla crisi. Innanzitutto, al centro vi era l’Europa. Il bilancio di Draghi sull’azione europea in tempo di pandemia è positivo: “Aldilà delle singole agende nazionali, la direzione della risposta è stata corretta. Molte delle regole che avevano disciplinato le nostre economie fino all’inizio della pandemia sono state sospese per far spazio a un pragmatismo che meglio rispondesse alle mutate condizioni”, aveva detto Draghi a Rimini.

Tuttavia si percepisce il rammarico dell’ex presidente BCE per la necessità di trattare per trovare la via dell’interventismo “La solidarietà che sarebbe dovuta essere spontanea, è stata il frutto di negoziati”. Nonostante l’Europa debba lavorare verso un orizzonte di solidarietà comune, il debito congiunto è stato emesso. “La ricostruzione di questo quadro in cui gli obiettivi di lungo periodo sono intimamente connessi con quelli di breve è essenziale per ridare certezza a famiglie e imprese, ma sarà inevitabilmente accompagnata da stock di debito destinati a rimanere elevati a lungo”, ricorda Mario Draghi.

governo draghi

La lezione sul debito

Essenziale è la lezione sul debito “buono” e sul debito “cattivo”. “Questo debito, sottoscritto da Paesi, istituzioni, mercati e risparmiatori, sarà sostenibile, continuerà cioè a essere sottoscritto in futuro, se utilizzato a fini produttivi ad esempio investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca ecc. se è cioè “debito buono”. La sua sostenibilità verrà meno se invece verrà utilizzato per fini improduttivi, se sarà considerato “debito cattivo”. I bassi tassi di interesse non sono di per sé una garanzia di sostenibilità: la percezione della qualità del debito contratto è altrettanto importante. Quanto più questa percezione si deteriora tanto più incerto diviene il quadro di riferimento con effetti sull’occupazione, l’investimento e i consumi”.

Giovani, vittime sacrificali?

L’altro nodo sono i giovani“I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più: i sussidi finiranno e resterà la mancanza di una qualificazione professionale, che potrà sacrificare la loro libertà di scelta e il loro reddito futuri”. Per questo l’istruzione e in generale l’investimento nei giovani devono essere il punto in cui “la visione di lungo periodo deve sposarsi con l’azione immediata”. Ai giovani, spiega l’ex presidente BCE, verrà chiesta una più grande capacità di discernimento e di adattamento. “Il debito creato con la pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi i giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo pur vivendo in società migliori delle nostre”.

Sperando in un’Europa più flessibile, Draghi ricorda che l’Unione è, per sua natura, tesa al cambiamento e all’evoluzione. “L’introduzione dell’euro seguì logicamente la creazione del mercato unico; la condivisione europea di una disciplina dei bilanci nazionali, prima, l’unione bancaria, dopo, furono conseguenze necessarie della moneta unica. La creazione di un bilancio europeo, anch’essa prevedibile nell’evoluzione della nostra architettura istituzionale, un giorno correggerà questo difetto che ancora permane“.  >> Tutte le news