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Facebook e Instagram, un “bug” mette a rischio le pagine. Ecco la truffa che minaccia il colosso di Cupertino

24/05/2024 20:22 - Aggiornamento 27/05/2024 12:26

Il gestore di una pagina Facebook – che guadagna, almeno in parte, da suddetta pagina – sa che deve temere una cosa più di ogni altra, ovvero che Facebook arrivi a considerare la pagina un veicolo di messaggi scorretti, illeciti o dannosi o che violino il diritto d’autore di altri e, per questo, decida di penalizzarla o chiudere.

Ciò che un gestore teme, dunque, sono le segnalazioni che gli utenti possono fare in riferimento ad uno o più contenuti: sono le segnalazioni infatti le spie che, se accese, indicano a Facebook che la pagina è da monitorare o che vanno presi provvedimenti. Lavorare bene, rispettando il diritto d’autore, le politiche e l’etica di Facebook, è quindi fondamentale.

E se qualcuno cominciasse a inviare tramite utenti fake delle segnalazioni improprie sui contenuti di una pagina in relazione appunto a diritti d’autore su testi, meme, immagini o video allo scopo di neutralizzarla? E se Facebook ci cascasse?

È in effetti quello che sta succedendo in questo momento. Il problema è stato reso noto dai proprietari di nomi e cognomi che sono stati usati per creare, non si sa ancora da chi, degli utenti fake che poi hanno fatto segnalazioni per violazione dei diritti d’autore a pagine esistenti che, ovviamente, si sono trovate in grande difficoltà. Alcuni hanno denunciato la cosa tramite il proprio profilo Facebook: è il caso ad esempio di L. poetessa, che su Facebook spiega cosa ha scoperto e perché ha sentito l’esigenza di avvisare le pagine purtroppo interessate: “Desidero chiarire con enfasi che non sono io a muovere accuse nei confronti dei gestori delle pagine interessate, né ho mai contattato Facebook (FB) per tali motivi”. La cosa grave è che Facebook quelle segnalazioni, che sono il prodotto di una bugia, le accoglie senza fare un controllo approfondito sia sul contenuto sia su chi le ha inviate. Ciò che succede è lampante: partendo dalla natura (autentica) di alcuni account che pubblicano testi o contenuti di loro creazione e proprietà, i truffatori creano – utilizzando mail fake ma credibili – identità false, omonime dei creatori di contenuti, e scrivono alle pagine rivendicando la violazione di un copyright. Facebook non capisce l’inganno e accoglie la segnalazione (e di solito ne partono diverse, tutte per violazione di copyright).

Che senso ha creare un fake per fare una segnalazione?

Cosa ci guadagna una persona a impegnarsi nella creazione di un profilo fake e segnalare una pagina? Pare che si tratti di una forma di estorsione. Una pagina bombardata di segnalazioni si trova in un clima di disperazione, perché non può fare niente per impedire che le segnalazioni arrivino, dato che non sono condizionate da un suo comportamento. Sono proiettili vaganti impossibili da schivare. Si consideri inoltre che è quasi impossibile ottenere un intervento dell’assistenza di Facebook affinché intervenga per riparare agli indebiti torti subiti dai titolari delle pagine e dai creatori di contenuti. È in questo contesto di disperazione che il fake cala il suo asso: di fatto propone all’amministratore della pagina di ritirare le segnalazioni, se in cambio il gestore firmerà contratti che richiedono la pubblicazione di contenuti spesso dannosi per la pagina, ma che da contratto, se non pubblicati, fanno scattare penali da migliaia di euro. Oltre al reato di estorsione, dunque, vi è quello di sostituzione di persona.

Cosa fa Facebook quando riceve una segnalazione e perché le cose non sono affatto semplici

La posizione di Facebook sulla politica delle segnalazioni, in teoria, è chiara e semplice. La spiega Meta in una pagina apposita: “Quando riceviamo una segnalazione, la analizziamo e, se dovessimo stabilire che i nostri Standard della community sono stati violati, adottiamo le misure necessarie. A meno che non riguardi una violazione della proprietà intellettuale, la tua segnalazione sarà mantenuta riservata e l’account che hai segnalato non potrà vedere chi l’ha effettuata”. E chi controlla e, nel caso, decide di rimuovere i contenuti o penalizzare la pagina? Sempre Meta: “Ogni giorno rimuoviamo milioni di post e account in violazione su Facebook e Instagram. Tutto questo avviene in modo automatico, con la tecnologia che lavora dietro le quinte e rimuove i contenuti in violazione, spesso prima che vengano visualizzati dagli utenti. Alcune volte, la nostra tecnologia individua i contenuti non conformi alle normative e li invia ai team addetti al controllo affinché prendano le misure opportune. Si tratta di un lavoro in evoluzione costante. Gli utenti tenteranno sempre di aggirare la nostra tecnologia. Per questo, dobbiamo lavorare ogni giorno per migliorarla”.

La realtà delle cose è un po’ diversa. In un vecchio articolo de Linkiesta si tratta proprio il tema della gestione dei contenuti inappropriati su Facebook e di come in ultimo a controllare la loro legittimità ci fossero delle persone. E le persone, in ultima analisi, sono solo… persone: hanno delle competenze e delle mancanze, fanno errori, cadono in misunderstanding. La mole di lavoro è immensa: parliamo di 1,7 miliardi di utenti e 126 Paesi coinvolti (con lingue, modi di comunicare e slang differenti). I team di “controllori” lavorano in diverse sedi: Dublino, Austin, Hyderabad, Menlo Park e sono centinaia e centinaia di lavoratori. A Linkiesta Laura Bononcini, capo delle relazioni istituzionali di Facebook Italia, spiegava che comunque chi controlla una segnalazione ha una competenza ed un background adatti a farlo: “Chi gestisce quelle in italiano è sempre un madrelingua che conosce la cultura italiana”. Non è però chiaro quando e quanto lo percepisca nella maniera esatta e quante segnalazioni, in realtà, vengano inserite nella categoria dell’illecito senza un’analisi ad hoc. E inoltre: c’è mai un controllo effettivo su chi le manda? Nessuno si esprime in tal merito.

Chi sorveglia i sorveglianti

In un articolo apparso su GQ nel 2017 dall’emblematico titolo “Chi sorveglia i sorveglianti di Facebook?” Si parla proprio del mistero che aleggia su chi decide (pollice in su, pollice in giù) di accogliere o respingere una segnalazione, rimuovere o lasciare un contenuto e di fatto decapitare una pagina: “il ruolo dei moderatori/controllori di ciò che circola sulle nostre bacheche è delicato e al contempo tocca aspetti di democrazia, libertà e privacy: chi controlla i controllori? E, ancora prima, chi sono davvero?”.

I fatti non cambiano: in questo momento ci sono persone che stanno inviando con utenti fake delle segnalazioni al social network e queste segnalazioni, che non dovrebbero essere accolte, vengono invece ritenute valide. Il caos che da ciò ne deriva è intuibile, così come i danni che gli attori coinvolti (dal vero proprietario di un’identità, alla pagina, al gestore della stessa) subiscono. In un sistema del genere, Facebook non tutela nessuno e rende l’utilizzo del social network difficile e rischioso per gli utenti (a cui possono venire facilmente rubate le identità) e le pagine, che rischiano di essere cancellate a causa di controlli non all’altezza della situazione. Gli unici ad essere tutelati risultano i truffatori, che agiscono in silenzio e senza essere disturbati, raggiungendo il loro obiettivo senza alcun impedimento.

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