Giuseppe Conte torna all’Università di Firenze. Succede oggi infatti, 26 febbraio 2021, che l’ex Premier risale in cattedra per tenere una lezione speciale intitolata Tutela della salute e salvaguardia della economia: lezioni dalla pandemia. I punti toccati sono tanti e l’ex presidente de Consiglio si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe ma sempre con estrema eleganza.
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Giuseppe Conte Università di Firenze
Giuseppe Conte torna all’Università di Firenze. Dopo aver guidato il Paese per due anni e mezzo, puntuale alle 14.30 ha varcato la soglia della facoltà tenendo una lezione in diretta streaming. La lectio magistralis intitolata Tutela della salute e salvaguardia della economia: lezioni dalla pandemia è andata in diretta streaming. Giuseppe Conte inizia la sua lezione speciale ringraziando l’Università e infatti ha affermato: «Questa giornata segna il mio ritorno nella comunità accademica fiorentina nella quale ho trascorso lunghi anni. Esperienza che mi ha arricchito enormemente, anche dal punto di vista umano. Ho accolto con gioia e emozione l’invito a tenere questa lezione. E’ una lezione che dedico a tutti gli studenti con l’auspicio che possiate affinare le vostre idee e progetti di vita». Nei primi minuti Conte spiega che, il significato di questa prima lezione, sta nel cercare di ripercorrere alcuni momenti della pandemia.
L’obbiettivo è quindi segnalare alcuni passaggi particolarmente complessi e le modalità attraverso cui sono state prese decisioni ricavandone insegnamenti per il futuro. Giuseppe Conte spera che la memoria di quello che è successo possa servire in futuro e afferma: «Confido che con voi e attraverso voi giovani come ammoniva Leonardo Sciascia: la memoria abbia un futuro».
L’Italia e la pandemia
Poco dopo entra subito nel pieno della lezione introducendo i primi mesi di pandemia in Italia. Qui l’ex premier spiega le dinamiche vissute in quesi primi giorni, nei quali ne il Governo ne i cittadini potevano aspettarsi quanto poi avvenuto. Raccontanto le difficoltà incontrate nel percorso ha dichiarato: «L’Italia si è trovata ad affrontare per prima l’esplosione della pandemia. Il 31 gennaio, all’indomani del primo caso verificatosi a Roma, la coppia di coniugi cinesi. Abbiamo proclamato lo stato di emergenza nazionale. La difficoltà di gestione sono subito apparse evidenti. Dopo il primo caso a Codogno, il 21 febbraio, nel giro di poche ore i contattati divennero 15 nelle stesso ore un altro focolaio in Veneto. Mi recai subito nella sede alle protezione civile per capire cosa stesse succedendo».
Conte all’Università di Firenze: tra potere esecutivo e economia
L’ex Presidente del Consiglio tocca anche alcuni punti riguardanti le decisioni prese al Governo e chi, in quei giorni inneggiava alla libertà. La Costituzione prevede il “potere sostitutivo” del Governo in caso di pericolo grave per l’incolumità e la sicurezza pubblica. «Eppure, non abbiamo mai preso in considerazione di farlo, ma abbiamo preferito coltivare il dialogo, pur con delle difficoltà, nella convinzione che il coinvolgimento avrebbe garantito una maggiore coesione nazionale e una più solida tenuta della comunità», continua Giuseppe Conte. Ricollegandosi all’equilibrio tra tutela della salute e dell’economia Conte ha affermato: «L’Italia è stata chiamata, prima di qualsiasi paese Europeo, ad operare scelte risulta vagliandone la compatibilità sul piano costituzionale, l’efficacia sul piano sanitario, l’efficacia sul piano economico, la sostenibilità sul piano sociale finanche le ricadute sul piano psicologico».
«L’europeismo non è una moda»
Si toglie anche qualche sassolino dalla scarpa e parla dell’Ue, affermando: «C’è euforia per le professioni di fede ‘europeiste’ che si sono moltiplicate, in Italia, in queste ultime settimane, tanto più che alcune di queste sono giunte inopinate. Ma l’europeismo non è una moda. Il modo migliore per contrastare i ripiegamenti identitari è lavorare, con lungimirante concretezza, per rafforzare la credibilità e l’affidabilità della comune casa europea. Altrimenti, quando il vento cambierà e torneranno a spirare i venti nazionalisti, sarà molto complicato riuscire a contrastarli con la forza di soluzioni solide ed efficaci». Infine, Giuseppe Conte ritiene che si debba «rafforzare l’ordinamento democratico europeo, introducendo istituti di democrazia diretta, mettere al centro delle politiche europee il lavoro, puntare su un bilancio comune e una politica migratoria che offra una prospettiva di gestione dei flussi europea, costruita sull’equa condivisione della responsabilità e sulla solidarietà della redistribuzione». >> tutte le news di Urbanpost