Irma Testa a Rio è diventata la prima pugile italiana a disputare un’Olimpiade e cinque anni dopo, a Tokyo, è diventata la prima italiana a vincere una medaglia olimpionica nel pugilato. Grande orgoglio per la boxe italiana, la sua storia è già stata raccontata in un docu-film: ecco chi è Irma Testa.
Irma Testa biografia e carriera
Irma Testa è nata a Torre Annunziata, in provincia di Napoli, il 28 dicembre del 1997. Alta 1 metro e 74, Irma gareggia nei pesi piuma, ovvero nella categoria 54-57 kg. Aveva solo dieci anni quando è entrata nella palestra Boxe Vesuviana del maestro Lucio Zurlo. Al suo debutto olimpico in Brasile ha raggiunto i quarti di finale, venendo sconfitta dalla campionessa mondiale e futura campionessa olimpica dei pesi leggeri Estelle Mossely. Per arrivare a Tokyo il percorso è stato brillante: ha infatti vinto la medaglia d’oro al Torneo di Qualificazione Olimpica di Parigi, dove ha dominato l’inglese Demolita Walsh e la canadese Caroline Veyre. Comunque vada la sfida con la filippina Petecio, sabato 31 luglio, Irma Testa regalerà all’Italia la prima medaglia.
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Butterfly
Nel 2018 è stata anche protagonista del documentario di Alessandro Cassigoli e Casey Kauffman. “Butterfly” è il titolo del film e il soprannome che si porta appresso. Il docu-film è stato presentato in concorso alla Festa del Cinema di Roma nella sezione “Alice nella Città”, e narra l’ascesa dell’atleta fino al raggiungimento della qualificazione alle Olimpiadi di Rio de Janeiro 2016 e tutte le vicissitudini personali vissute dopo la sconfitta nel torneo olimpico.
I problemi psicologici, la pressione, la lontananza da casa
Regista e cameraman hanno seguito dal 2015 per tre lunghi anni gli allenamenti, le gare, i sogni e le delusioni del giovane talento di Torre Annunziata. Irma non ha mai nascosto i problemi psicologici che hanno accompagnato la sua precoce carriera. La lontananza dalla famiglia per seguire gli allenamenti e i tornei è stata una costante che l’ha sempre fatta soffrire molto. Troppo, al punto che ci sono stati diversi momenti in cui la pugile ha pensato di mollare tutto. Non l’ha aiutata la provenienza da un posto difficile, la distanza dalla famiglia, le enormi pressioni sui suoi risultati che arrivavano dal mondo della boxe, che già a 18 anni riponeva in Irma tutte le speranze. La domanda se rinunciare o meno alla sua giovinezza per inseguire gli obiettivi sportivi aleggia ogni volta che indossa i guantoni. È il maestro di vita, allenatore e vera figura paterna di Testa a convincerla a perseverare.
La vittoria per le qualificazioni olimpiche di Rio è ossigeno per Irma. Ma dura poco: la sconfitta a Rio, e ancor di più il livore sui social dei fan della boxe, le cui aspettative non sono state rispettate, risvegliano i dubbi. Inizia un periodo di depressione: i commenti sprezzanti su Facebook sono ganci nello stomaco di una ragazza che ha rinunciato a tutto per lo sport. Proprio Lucio Zurlo ha riacceso in lei il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020. Se a Tokyo 2020 fosse andata diversamente, forse Testa avrebbe davvero appeso i guantoni al chiodo. Ma così non è stato: il talento di Torre Annunziata ha vinto già il bronzo, la prima medaglia olimpica per lei e per il pugilato femminile italiano. >> Tutte le notizie di gossip