Ancora una volta l’Italia si posiziona tra gli ultimi Stati dell’Eurozona in termini di crescita economica. Quella reale degli ultimi 365 giorni, infatti, si ferma intorno allo zero, e i movimenti del Pil si limitano sostanzialmente a un eredità accumulata nel 2021. A dimostrarlo sono i nuovi numeri presentati ieri dalla commissione Ue.
Italia all’ultimo posto per crescita
Sono un po’ di anni che l’Italia non riesce a vedere dei significativi miglioramenti economici. Rispetto al passato, però, l’attuale drastica frenata nelle ambizioni di crescita taglia di 1,7 punti la stima invernale, portandola dal +4,1% a +2,4%. E questo anche a causa della guerra in Ucraina che, di fatto, è andata a peggiorare una condizione già critica. Così arriva attutita sui saldi di finanza pubblica, che nelle proiezioni comunitarie vedono un deficit in riduzione lungo un percorso previsto anche dal governo. Oggi, perciò, in Italia “c’è spazio fiscale per ulteriori misure di supporto, ma con prudenza”, ha spiegato il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. Misure che andrebbero finanziate con sospensioni di spese o aumenti di entrata, esattamente come ha fatto l’esecutivo fino adesso.
Se si seguisse la linea dello scostamento, come richiesto da quasi tutti i partiti della maggioranza, invece, “la prudenza sarebbe meno considerata”. Anche perché, come già sottolineato, la traiettoria del deficit (5,5% quest’anno e 4,3% il prossimo secondo la Ue) non palesa sostanziali differenze con quella ipotizzata dal governo. Nella discesa del debito, poi, vero problema del nostro Paese, qualche cambiamento si percepisce: Bruxelles prevede un 147,9% nel 2022, nove decimali sopra l’obiettivo del governo, e un 146,8% nel 2023, quando la distanza con le previsioni del Def cresce all’1,6%. Inoltre, il +2,4% calcolato dai tecnici della Commissione blocca la stima della crescita italiana dello 0,7% sotto il 3,1% fissato come obbiettivo dal governo nel Def di aprile.
Esattamente come hanno fatto nelle ultime settimane praticamente tutti i principali previsori internazionali come il Fondo monetario (+2,3%) o quelli domestici come Prometeia (+2,2%), Ref Ricerche (+2%) e Confindustria (+1,9%). Solamente Oxford Economics propone un’eccezione: ad aprile infatti ha suggerito un +2,8%.
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In Italia crescita limitata all’eredità del rimbalzo del 2021
Tutto lo schema però è appeso ai “forti rischi al ribasso” legati in primis alle incognite energetiche. E poi al loro impatto su un’inflazione che anche i tecnici della commissione stimano al 5,9%. A questa variabile è inoltre collegata anche la performance dell’economia italiana che si appoggia a un cuscinetto di elevato risparmio privato destinato “probabilmente a supportare i consumi”. Consumi su cui si dovrebbe basare l’intera spinta del 2022, stimano in negativo sul versante delle esportazioni nette. D’altronde l’inflazione corrode il potere di acquisto reale, e per questo secondo il governo i consumi cresceranno del 2,9%, mentre per i tecnici Ue solamente del 2,2%.
Secondo le previsioni, poi, a fine 2023 il prodotto italiano supererà dell’1,3% i livelli del 2019, mentre l’Eurozona sarà ormai a +3,4%, con un delta pari a 2,5 volte quello italiano. In generale, quindi, tra il 2021 e il 2023 la crescita italiana dovrebbe essere buona (+10,2%). Ma sarà il risultato di un rimbalzo del 2021 proporzionale alla caduta dell’anno precedente. Ora, tra l’altro, la difficoltà provata dall’Italia è simile a quella della Germania, altro Paese analizzato da Bruxelles. Con noi, infatti, condivide in prima linea il caos energetico provocato dal conflitto. >> Tutte le notizie di UrbanPost