Liliana Segre non parteciperà al convegno “Le nuove forme dell’antisemitismo” organizzato dalla Lega di Matteo Salvini il prossimo 16 gennaio a Roma. Dopo aver ringraziato per l’invito, firmato personalmente dal leader della Carroccio, la senatrice ha annunciato che non potrà essere presente visti i numerosi impegni che, durante il mese della Giornata della Memoria, la terranno occupata a Milano. Nella sua risposta a Salvini, Segre ha detto di aver apprezzato “l’iniziativa sull’antisemitismo, un problema che si riaffaccia virulento nelle cronache del nostro tempo in tanti Paesi d’Europa e del mondo”, ma allo stesso tempo ha sottolineato l’importanza di non separare il tema da quello del razzismo.
Liliana Segre e il rifiuto all’invito di Matteo Salvini
Nella lettera di risposta della senatrice a vita Segre a Matteo Salvini si legge: “Ritengo che non si debba mai distinguere la lotta all’antisemitismo dalla più generale ripulsa del razzismo e del pregiudizio che cataloga le persone in base alle origini, alle caratteristiche fisiche, sessuali, culturali o religiose”. “Questa visione- continua Segre- mi pare tanto più necessaria in questa fase storica, in cui le condizioni di disagio sociale spingono tanti ad indirizzare la propria rabbia verso un capro espiatorio, scambiando la diversità per minaccia. Confido che il vostro convegno potrà dare un contributo in questo senso e anche nella Commissione contro lo hate speech deliberata dal Senato”, conclude la senatrice testimone dell’Olocausto.
La replica di Matteo Salvini non si è fatta attendere: “La capisco, la ringrazio per la risposta. Sarà una bellissima giornata in cui lanceremo dentro e fuori il parlamento una grande campagna in difesa di Israele perché nel 2020 gli antisemiti, quelli che odiano Israele, non possono essere compresi nel contesto civile, quindi i nemici di Israele sono miei nemici”.
La condanna di Matteo Salvini per razzismo
L’iniziativa del Carroccio e la risposta all’invito spedito a Liliana Segre riportano alla mente il decreto penale di condanna che Matteo Salvini ha ricevuto dalla procura di Bergamo per il famoso coro razzista contro i napoletani, definiti “colerosi e terremotati”. “I fatti risalgono al 13 giugno del 2009- si legge sul giornale torinese Cronaca Qui- il popolo del Carroccio è in festa a Pontida. E, come accade oggi per il procedimento in cui Salvini è sotto accusa per le frasi pronunciate al congresso di Collegno in cui definì i giudici “schifezza”, a documentare tutto c’è un video. Salvini, 36 anni, allora deputato alla Camera, parlamentare europeo e capogruppo della Lega Nord al comune di Milano è quello in maglietta con una media bionda in mano sulla sinistra”. Nel video, il leader del Carroccio Matteo Salvini e un altro gruppo di persone, tutte in coro, intonano: “Senti che puzza, scappano anche i cani, sono arrivati i napoletani…” Forse pensavano di essere simpatici, che fosse divertente, ma il ritornello gli è costato una querela che è finita direttamente alla procura di Bergamo che ha iscritto Salvini nel registro degli indagati per diffamazione e violazione della legge Mancino che punisce “chi propaganda idee fondate sulla superiorità o sull’odio razziale o etnico, ovvero istiga a commettere atti di discriminazione per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi”. Un’accusa da 5.700 euro, che Salvini ha dovuto pagare. Ma quella era la vecchia Lega, era la Lega Nord. Ora Matteo Salvini non si sognerebbe mai di farsi riprendere mentre dice certe cose, perché ha capito che i voti dei meridionali valgono esattamente quanto quelli dei cittadini del nord. E quindi ha organizzato un convegno contro l’antisemitismo che, però, come ha sottolineato giustamente la senatrice Segre, se non collegato all’antirazzismo… Forse sembra più una trovata pubblicitaria che altro.