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Litio, nuova corsa all’«oro bianco»: quali sono le opportunità dell’Italia

03/05/2022 13:26 - Aggiornamento 03/05/2022 13:32

“È La nuova corsa all’oro bianco”, scrive così Diego Longhin su «Repubblica», parlando dell’interesse crescente nei confronti del litio. La domanda sale ed è caccia a nuovi giacimenti: a marzo il prezzo del carbonato di litio ha superato i 75mila dollari per tonnellata, mentre l’idrossido di litio si è fermato a 65mila dollari per tonnellata. Un boom, che come osserva il giornalista, è sostenuto dalle vendite delle auto elettriche. Basterebbe solo pensare che il costo del litio è salito del 550% nel giro di un anno.

Litio, nuova corsa all’«oro bianco»: quali le opportunità dell’Italia

Notizie che ridisegnano la geopolitica delle miniere: è proprio in quest’ottica che si può leggere la scelta del Messico di votare per la nazionalizzazione dell’oro bianco, dichiarandone la “pubblica utilità” nell’esplorazione, nello sfruttamento e nell’uso. Che è un modo per tenere alla larga i gruppi stranieri, soprattutto la Cina, che vuole imporsi come leader economico assoluto, battendo sul tempo gli Stati Uniti. Questa riforma che non è stata fatta per nessun altro minerale di valore, come l’oro o l’argento, fa capire la dimensione che sta assumendo il mercato del litio. Potrebbe essere proprio quest’ultimo il protagonista della prossima transizione energetica. D’altronde, il litio dal 1923 viene impiegato in più settori: dalla medicina all’edilizia, passando per l’industria. Diego Longhin cita nel suo articolo un report MecKinsey che fotografa quelli che saranno gli sviluppi del mercato. Un report che tiene conto soprattutto della spinta delle auto elettriche. Stando a questa accurata analisi avremo una domanda di litio di 3.3 milioni di tonnellate o un tasso di crescita del 25%. Le previsioni indicano una fornitura di 2.7 milioni di tonnellate al 2030.

Cambia la geopolitica delle miniere, ecco perché

Su una possibile emergenza di produzione Michele Bertoncello, partner McKinsey, per il comparto automotive, ha detto: «Lo studio evidenzia come al 2030 solo una limitata porzione della domanda attesa potrebbe non essere soddisfatta da capacità e tecnologie esistenti e già pianificate». Tra i punti critici proprio il prezzo della materia prima. Ad ogni modo, oggi, la maggiore quota di oro bianco arriva da Australia, America Latina e Cina. Ma è una situazione destinata a cambiare: «Altri Paesi membri del Commonwealth, l’Europa occidentale e orientale e la Russia, dovrebbero essere sufficienti a far crescere l’offerta a un tasso annuo del 20% per raggiungere oltre 2.7 milioni di tonnellate di carbonato di liti raffinato entro il 2030». Quel che si aspetta McKinsey è un “aumento delle attività di estrazione di litio dalle brine geotermiche e dai pozzi petroliferi”.

Litio caccia aperta all’«oro bianco»

Come riferisce Longhin, si tratterebbe di tecnologie meno invasive di quelle a cui siamo abituati. Come sta messo il nostro Paese? Qual è la situazione in Italia? Beh, c’è da essere ottimisti. Su «Repubblica» Longhin rivela che la controllata italiana della società tedesca Vulcan a marzo ha ottenuto un primo permesso per cercare litio nelle salamoie geotermiche del Lazio. Risorsa di cui tutto il centro Italia è ricco. Da qui l’appello di McKinsey a darsi da fare per finanziare le nuove tecnologie di estrazione. Leggi anche l’articolo —> Decreto aiuti approvato in Cdm, Draghi: «Misure pensate per famiglie e imprese»

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