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Lombardia, scandalo camici: il cognato di Fontana li dona, ma la regione rifiuta

28/11/2020 09:52

Da metà ottobre, la procura ha dissequestrato i camici dello scandalo che ha coinvolto il presidente della regione Lombardia Fontana. Egli aveva infatti affidato l’ordine di 75mila camici a Dama, società dei proprietà di suo cognato Andrea Dini, creando quindi conflitto di interesse. Ora, Dama vorrebbe restituire i restanti camici, che erano stati sequestrati dai pm, ad Aria, la centrale Lombarda per gli acquisti. Ma Francesco Ferri, presidente di Aria, non vuole saperne.

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Attilio Fontana

Scandalo camici Lombardia

Il 16 aprile, il presidente della Lombardia Attilio Fontana aveva affidato alla società del cognato Andrea Dini, Dama S.p.a., la fornitura di 75mila camici per una somma di oltre mezzo milione di euro. A metà maggio, l’inchiesta dei pm Scalas, Furno e Filippini aveva smascherato la commissione con conflitto di interesse, e Fontana aveva capito che lo scandalo era sul punto di esplodere. Così, secondo la procura, Fontana aveva spinto il cognato a trasformare la vendita in donazione, e aveva provato a pagarlo personalmente. Dini, al 20 maggio, aveva fornito 50mila camici ad Aria, e alla vigilia dello scandalo aveva trattenuto i restanti 25mila camici, ritenendo la fornitura conclusa, per venderli a qualche altra società. Motivo per cui Andrea Dini e Attilio Fontana sono accusati di frode nelle pubbliche forniture.

Camici in dono

Quei 25mila 622 camici, mai consegnati, erano stati inizialmente sequestrati dai pm. A metà ottobre, dicendo che li avrebbe voluti donare alla società lombarda per gli acquisti Aria, Andrea Dini aveva ottenuto il dissequestro. Ma Aria continua a rifiutare. Dama ha offerto in dono i camici parlando di obblighi derivanti dall’ “ordinativo di fornitura del 16 aprile 2020”, riporta La Stampa. Ma Francesco Ferri, presidente di Aria, lamenta la mancanza di chiarezza sulla finalità dell’offerta, che sorprende per via delle “contraddizioni che la caratterizzano”La Stampa infatti riporta che in una mail del 17 novembre, il presidente di Aria, aveva scritto: “Dapprima Dama assume che la fornitura originaria dovesse ritenersi conclusa. Poi evidenzia che il dissequestro sarebbe finalizzato anche a consentirle di adempiere gli obblighi derivanti dall’ ‘ordinativo di fornitura del 16 aprile 2020’“. Ma ora che i camici sono facilmente reperibili, si chiede Aria, che senso ha parlare di “adempimento degli obblighi di fornitura?.

La risposta ha lasciato Andrea Dini a bocca aperta. Il suo avvocato Giuseppe Iannaccone, riporta La Stampa, ha affermato: “Siamo pronti a donare i camici alla Regione. Ma se la Regione preferisce acquistarlo altrove, ce lo dica chiaramente che li regaleremo a qualcun altro”. >> Tutte le news

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