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Malattie delle piante e cambiamenti climatici: quando le piantagioni diventano un campo di battaglia e la soluzione made in Italy PLANTVOICE!

27/11/2025 17:50

Le cifre parlano chiaro e non lasciano spazio a interpretazioni: ogni anno fino al 40% dei raccolti alimentari mondiali viene perso a causa di parassiti e malattie, con perdite economiche globali causate dalle specie nocive invasive che ammontano a circa 220 miliardi di dollari all’anno. In Italia, il 2024 ha segnato un punto di non ritorno: i danni all’agricoltura hanno raggiunto i 9 miliardi di euro, con cali produttivi drammatici su grano (-20%), olio d’oliva (-32%) e vino (-13%).

Non si tratta più di eventi isolati o stagioni sfortunate. Il sistema agricolo sta vivendo una trasformazione profonda e preoccupante, in cui il cambiamento climatico sta esacerbando la diffusione di parassiti e malattie, creando condizioni favorevoli per la loro sopravvivenza in nuove aree. Le piantagioni, un tempo abituate a condizioni climatiche relativamente stabili, devono ora affrontare siccità, alluvioni, gelate tardive e ondate di calore che aumentano drammaticamente lo stress sulle piante, rendendole più vulnerabili.

La minaccia invisibile che avanza

Il problema ha radici complesse. Ricerche pubblicate su Nature hanno scoperto che l’aumento della temperatura compromette una specifica proteina nelle cellule vegetali, spiegando perché la resistenza delle piante alle malattie peggiora con il caldo. In pratica, le piante non solo devono affrontare più patogeni, ma lo fanno con difese immunitarie indebolite. Le temperature più elevate, inoltre, riducono l’efficacia dei trattamenti fitosanitari tradizionali, mentre eventi climatici estremi come siccità e piogge irregolari indeboliscono il sistema immunitario delle piante, lasciando la porta aperta a infezioni fungine e batteriche.

Gli esempi concreti non mancano. La Xylella fastidiosa ha devastato gli uliveti pugliesi dopo essersi diffusa in Europa da regioni tropicali e subtropicali, la peronospora della patata si sta diffondendo in aree dove prima non rappresentava un problema a causa delle temperature più calde e umide, mentre la flavescenza dorata della vite continua a essere una delle patologie più gravi e invalidanti per questa coltura, con una recrudescenza negli ultimi anni dovuta alle difficoltà di controllo del vettore. La crescente moria del kiwi italiano, causata da stress radicali e squilibri idrici, rappresenta un ulteriore segnale dell’impatto devastante che il clima sta avendo sulle coltivazioni strategiche del paese.

Nuove minacce all’orizzonte

Ma il cambiamento climatico non aggrava solo le malattie esistenti: favorisce anche l’arrivo di nuovi patogeni. Le infestazioni da insetti vettori, come le psille che trasmettono il batterio responsabile del Greening degli agrumi, stanno diventando una minaccia crescente. Questa malattia, che ha già devastato le coltivazioni di agrumi in Sud America e in alcune regioni asiatiche, si sta avvicinando pericolosamente all’Europa e potrebbe presto colpire le piantagioni italiane di arance e limoni. Se non controllato, il Greening potrebbe ridurre drasticamente la produzione di agrumi, con un impatto economico devastante.

Non è l’unica preoccupazione per l’agrumicoltura italiana: il Citrus Black Spot e il Citrus Canker, malattie fungine e batteriche che minacciano la produzione in paesi come Australia e Sudafrica, sono stati segnalati in alcune aree europee e potrebbero presto rappresentare una seria minaccia. Altre malattie come peronospora, oidio e botrite stanno diventando sempre più difficili da gestire a causa delle condizioni climatiche instabili.

Uno studio commissionato dalla FAO e coordinato da un gruppo internazionale di ricercatori evidenzia che nelle regioni artiche, boreali, temperate e sub-tropicali il rischio di attacco da parte di parassiti in generale aumenterà. Le previsioni dell’Agenzia europea dell’ambiente sono ancora più allarmanti: i cambiamenti climatici potrebbero ridurre il valore dell’agricoltura europea del 16% entro il 2050, mentre la produzione dei Paesi del Mediterraneo potrebbe scendere dell’80% entro il 2100.

Quando la tecnologia diventa l’ultima linea di difesa

Di fronte a questo scenario, l’agricoltura di precisione non è più un’opzione ma una necessità. Sensori IoT che monitorano i fattori ambientali possono ridurre l’incidenza di malattie fino al 30% grazie a interventi tempestivi, mentre l’intelligenza artificiale sta rivoluzionando la capacità di prevedere la diffusione dei patogeni prima che sia troppo tardi.

In questo contesto si inserisce l’innovazione di Plantvoice, società italiana che ha sviluppato una tecnologia sensoristica capace di misurare in tempo reale lo stato di salute delle piante. Il sistema utilizza un sensore delle dimensioni di uno stuzzicadenti che si innesta direttamente nel fusto della pianta per monitorare la composizione elettrochimica della linfa, misurandone parametri fisiologici vitali come il flusso e la concentrazione di soluti.

Questo tipo di monitoraggio avanzato consente agli agricoltori di prendere decisioni più informate e tempestive, ottimizzando l’uso delle risorse e riducendo l’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti, con un impatto positivo sulla sostenibilità ambientale. Emblematica è la partnership che la startup ha sviluppato con l’azienda agricola Salvi Vivai: le sonde sono state innestate nelle piantagioni di kiwi a Latina portando a una riduzione del 30% nel consumo d’acqua senza compromettere la qualità del raccolto, e dimostrando la capacità di individuare precocemente squilibri fisiologici prima che degenerino in patologie irreversibili. Il sensore ha registrato con precisione le modifiche dovute ai diversi regimi irrigui e alle variazioni stagionali, offrendo un livello di sensibilità mai raggiunto da sistemi esterni al fusto.

Il futuro passa dall’interno delle piante

La forza di queste tecnologie risiede nella loro capacità di andare oltre l’osservazione esterna. Mentre droni e satelliti rilevano i sintomi quando ormai sono visibili, raccogliendo dati su parametri ambientali come temperatura, umidità e intensità della luce, i sensori intraplanta identificano gli stress prima che si manifestino all’esterno, quando è ancora possibile intervenire efficacemente. L’integrazione di queste diverse tecnologie  sensori, Internet of Things, droni e intelligenza artificiale sta creando modelli predittivi sempre più accurati che aiutano gli agricoltori a ridurre i rischi legati alle malattie e agli eventi climatici estremi.

L’applicazione di Plantvoice non si limita al kiwi: la stessa tecnologia sta già monitorando vigneti, oliveti e altri alberi da frutto. In un settore dove le perdite di produttività causate dagli agenti nocivi sulle cinque principali specie alimentari sono stimate tra il 20 e il 40%, ogni punto percentuale recuperato può fare la differenza tra la sopravvivenza e il fallimento di un’azienda agricola.

Il messaggio è chiaro: nell’era dei cambiamenti climatici, difendere le piantagioni significa prima di tutto capire cosa sta accadendo all’interno della pianta, in tempo reale, prima che sia troppo tardi. La tecnologia sensoristica non è la soluzione a tutti i problemi, ma rappresenta uno strumento fondamentale per costruire un’agricoltura più resiliente e sostenibile, capace di affrontare le sfide del presente e del futuro.

Per ulteriori info: https://plantvoice.farm/it/ 

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