A dare una grande spinta all’Italia affinché metta in pratica un’economia sostenibile in grado di esaltare le bellezze del territorio, in uno scambio virtuoso quanto continuo tra imprese e ambiente, il “Manifesto di Assisi”. Un progetto, promosso ben prima dell’avvento del Green New Deal, voluto dalla Commissione Europea. Un piano a cui hanno aderito varie personalità di picco, anche della politica, e aziende. Un’iniziativa nata dall’impegno del presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci e del padre del convento di Assisi Enzo Fortunato. Scopriamo qualcosa in più.
Sul sito ufficiale “San Francesco” riportati i 10 punti fondamentali del Manifesto di Assisi:
1. L’ostilità è una barriera che ostacola la comprensione. Nel rispetto del diritto-dovere di cronaca e delle persone occorre comprendere. Scriviamo degli altri quello che vorremmo fosse scritto di noi.
2. Una informazione corretta lo è sempre, sono la fiducia e la lealtà a costruire una relazione onesta con il pubblico. Non temiamo di dare una rettifica quando ci accorgiamo di aver sbagliato.
3. Difendiamo la nostra dignità di persone, ma anche quella altrui, fatta di diversità e differenze. Tutti hanno diritto di parlare e di essere visibili. Diamo voce ai più deboli.
4. Costruiamo le opinioni sui fatti e quando comunichiamo rispettiamo i valori dei dati per una informazione completa e corretta. Dietro le cifre ci sono gli esseri umani. Impariamo il bene di dare i numeri giusti.
5. Se male utilizzate, le parole possono ferire e uccidere. Ridiamo il primato alla coscienza: cancelliamo la violenza dai nostri siti e blog, denunciamo gli squadristi da tastiera e impegniamoci a sanare i conflitti. Le parole sono pietre, usiamole per costruire ponti.
6. Facciamoci portavoce di chi ha sete di verità, di pace e di giustizia sociale. Quando un cronista è minacciato da criminalità e mafie, non lasciamolo solo, riprendiamo con lui il suo viaggio. Diventiamo scorta mediatica della verità.
7. Con il nostro lavoro possiamo illuminare le periferie del mondo e dello spirito. Una missione ben più gratificante della luce dei riflettori sulle nostre persone. Non pensiamo di essere il centro del mondo.
8. Internet è rivoluzione, ma quello che comunichiamo è rivelazione di ciò che siamo. Il nostro profilo sia autentico e trasparente. Il web è un bene prezioso: viviamolo anche come bene comune.
9. La società non è un groviglio di fili, ma una rete fatta di persone: una comunità in cui riconoscersi fratelli e sorelle. Il pluralismo politico, culturale, religioso è un valore fondamentale. Connettiamo le persone.
10. San Francesco d’Assisi operò una rivoluzione, portare la buona notizia nelle piazze; anche oggi una rivoluzione ci attende nelle nuove agorà della Rete. Diamo corpo alla notizia, portiamola nelle piazze digitali.
L’intento dell’iniziativa
Lo scorso 1 settembre c’è stato un confronto a più voci nel primo evento del Festival soft economy, nell’ambito della 16^ Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato. In quest’occasione è stata espressa priorità alla coesione sociale e ai temi di economia circolare per rimarginare le ferite della pandemia che ha messo in ginocchio il mondo. Promosso dal Sacro Convento e da Symbola, l’incontro è stato aperto da padre Enzo Fortunato ed Ermete Realacci, i promotori del Manifesto di Assisi. Il primo ha sottolineato la coincidenza con la Giornata per la cura del creato: «Che bella la parola “cura”: non solo espressione e sintesi del Vangelo ma anche tra le più belle dell’uomo, che ci permette, nella misura in cui la viviamo, di non andare dagli estetisti, perché siamo perennemente giovani». L’obiettivo del Manifesto è anche quello «di aver messo insieme soggetti molto diversi, mondi che sono insieme per azioni comuni, in tanti campi e con azioni piccoli e grandi», ha sottolineato poi Realacci. Dichiarazioni che fanno capire gli intenti del progetto dedicato a temi come l’ambiente, l’economia circolare, la lotta alla crisi climatica.
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