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Millennials e Gen Z: la fotografia sotto punti di vista diversi

13/02/2025 13:33

La fotografia è uno dei mezzi più potenti a nostra disposizione per descrivere la realtà e ciò che ci circonda. Uno strumento che, fin da quando è entrato nelle nostre vite, nell’ormai lontano 1839, ha raccontato e narrato fatti ed eventi storici, ha trasmesso emozioni e immortalato momenti indimenticabili. Questo aspetto non è cambiato neanche oggi, nell’era del digitale e dei software di elaborazione grafica. Lo scatto resta un tramite potentissimo. Ma come lo utilizzano i Millennials e la Gen Z? Proveremo a capirlo nelle prossime righe.

A porre il focus sui differenti usi e concezioni del mezzo fotografico delle due generazioni è stato recentemente MYPOSTER.it, realtà che da anni si occupa di prodotti fotografici personalizzati e realizzati a mano in Germania.

La scelta della posa fotografica

Il primo punto su cui si è concentrato l’approfondimento firmato MYPOSTER sono state le differenze sulla scelta della posa fotografica. Da un lato abbiamo una generazione, quella dei Millennials, che spesso sceglie pose che valorizzano il soggetto, cercando di farlo apparire nella migliore versione possibile. Dall’altro ci sono i membri della Gen Z che, dotati di una maggiore dimestichezza col mezzo fotografico, tendono a puntare sulla naturalezza della posizione e sul movimento per trasmettere un senso di unicità.

Questione di punti di vista

La differenziazione a livello di scelta si riflette anche sulle modalità di scatto. Prendiamo l’esempio del selfie. I Millennials nella maggior parte dei casi optano per inquadrature dall’alto e primi piani sul viso. La Gen Z, invece, vuole sperimentare punti di vista nuovi. E lo fa introducendo nel linguaggio fotografico elementi come lo 0.5 selfie, un autoscatto in versione grandangolare e il fisheye, obbiettivo ultra-grandangolare con campo visivo a 180 gradi con cui vengono scattate foto panoramiche o emisferiche.

Quando un momento è speciale

Completamente diversa anche la visione dei momenti da immortalare con una foto. Per i nati tra il 1980 e il 1995 scattare una fotografia significa fermare nel tempo un momento speciale. Per i più giovani, al contrario, significa riprendere momenti di vita comune per trasmettere sensazioni e stati d’animo. Un obiettivo che si traduce nella produzione di immagini spesso sottoesposte o desaturate, sincere e crude come solo la realtà può essere. O ancora in scatti con soggetti in movimento e non propriamente a fuoco in cui a spiccare è il contrasto fra luci e ombre.

Rapporto con l’intelligenza artificiale

Una cosa che, al contrario, accomuna quasi totalmente entrambe le generazioni è l’opinione relativa all’intelligenza artificiale. Per i più e i meno giovani i software di AI sono mezzi potenti per migliorare la qualità delle immagini, per trovare nuovi mezzi espositivi e per aumentare produttività ed esperienza. L’unica piccola differenza si riscontra nel timore della Gen Z per l’AI vista come potenziale mezzo negativo che influisce su identità e auto-percezione, favorendo appiattimento ed omologazione.

Nostalgia per gli anni 2000

Altro importante punto di contatto è la nostalgia per i primi anni 2000, spesso visti come un’epoca in cui una fotografia era un prodotto più raro e prezioso rispetto a oggi. Ed è proprio a questa particolare forma di nostalgia che vanno ascritti il recupero visibile delle prime fotocamere digitali e di quelle a pellicola e l’utilizzo di filtri capaci di simulare la resa delle vecchie immagini analogiche.

A conclusione di questa interessante analisi, gli esperti di MYPOSTER hanno provato a ipotizzare anche i trend fotografici futuri che potrebbero affermarsi con forza nei prossimi mesi. La prima ipotesi è quella di una riduzione progressiva dello spazio per la fotografia più curata e patinata. La tendenza è invece quella che va verso immagini magari meno perfette dal punto di vista tecnico ma caratterizzate da uno stile più realistico ed espressivo.

La fotografia è entrata nella vita quotidiana in maniera pervasiva e siamo circondati da immagini. E come sostengono i nati nella Gen Z la parola d’ordine non è più “apparire” bensì “essere”. Nel modo più sincero e veritiero possibile.

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