Noemi Durini sepolta viva dal fidanzato e lasciata morire, la famiglia è sconvolta. Sgomenta dopo avere appreso dai giornali e dalla televisione che Lucio Marzo ha chiesto dei permessi per uscire dal carcere e lavorare. Il ragazzo di Montesardo (Lecce), reo confesso del delitto della 16enne di Specchia e condannato in via definitiva a 18 anni e 8 mesi di reclusione, aveva già beneficiato di importanti sconti di pena dovuti al fatto che quando commise il crimine fosse ancora minorenne. Ed ora, a soli tre anni dal delitto, pretenderebbe di godere di momenti di libertà.
Noemi aveva la punta della lama del coltello conficcata nel cranio
Per la famiglia Durini, devastata dal dolore, la ferita non rimarginata provocata da Lucio Marzo, si lacera ancor di più. Lo sfogo di mamma Imma rimbalza da giorni sui giornali. “Io da madre, leggendo queste notizie, ricevo l’ennesima pugnalata. Mi chiedo come sia possibile che dopo soli 3 anni dalla morte di mia figlia Noemi, si possa pensare e volere ‘evadere’ da una pena, già ridotta di un terzo, che si è appena iniziato a scontare. Me l’ha portata via picchiandola, prendendola a sassate, e accoltellandola in testa. È stata tanta la crudeltà e la ferocia con la quale si è scagliato su di lei che durante l’esame autoptico le hanno trovato la punta del coltello nel cranio. E questa non è stata neppure la fine, non era sufficiente. Evidentemente, la sofferenza di mia figlia per lui in quel momento non contava. Così l’ha seppellita viva, sotto un cumulo di pietre […]”.
“Io mi rivolgo alle istituzioni, al carcere dove è detenuto. Io credo nella giustizia e nelle persone che portano avanti questi ideali, e voglio credere che anche in questo caso vengano fatte le giuste e accurate valutazioni, per far sì che un soggetto del genere sconti la sua pena all’interno della struttura detentiva e non al di fuori di essa”. (Fonte Corriere della Sera)
Il dolore infinito della famiglia Durini
Devastante pensare che tua figlia, ferita e picchiata in modo sconvolgente, sia stata sepolta viva sotto pesanti massi e lasciata morire. Noemi, abbandonata in quelle condizioni da una persona che avrebbe dovuto amarla e proteggerla, e che solo dieci giorni dopo, su pressione degli inquirenti, ha confessato il terribile crimine. Sopravvivere ad una figlia che ti viene tolta in un modo così barbaro dev’essere un qualcosa di atroce. Inimmaginabile, straziante. Ed ora questa mamma così forte deve affrontare un nuovo dolore. Come se non fosse abbastanza quello che le è stato già inflitto. “Sì, mia figlia quando fu sepolta, era ancora viva, respirava. – ricorda la signora Imma – A dimostrarlo, fu l’autopsia. Dopo abbandonò Noemi lì, in una campagna isolata, in fin di vita, ferita, sola, sotto dei massi gelidi e pesanti, che le hanno causato la morte da «asfissia per compressione toracica» …”.
L’appello social della sorella di Noemi Durini
Lucio Marzo “Non ha rubato un’auto, non ha spacciato. Ha ucciso. Io non dimentico il suo sorriso beffardo fuori dalla caserma dei carabinieri dopo aver confessato l’omicidio. Come si può permettere la libertà a un essere così? Che dignità dovrebbe recuperare che di dignità non ha nulla, che di umano non ha nulla, soltanto la fisionomia e la biologia?”. Queste le parole usate in un post Facebook, per commentare i fatti, da Benedetta Durini, sorella di Noemi. Il possibile beneficio potrebbe essere concesso a Lucio Marzo una volta scontato un quarto della pena. La sola ipotesi getta comprensibilmente la famiglia della vittima in una condizione di sconforto misto a rabbia. “Voi, istituzioni , giudici, ministri, parlamentari e chi vi pare ritenete che questo soggetto possa avere il diritto di guardare il cielo, di calpestare un prato o assaporare il vento quando le persone che ha ucciso sono sotto terra, in una bara? No!”, aggiunge la sorella di Noemi. Solo la certezza della pena potrà permettere a questa famiglia di convivere con un dolore che non si può nemmeno spiegare a parole. Potrebbe interessarti anche —> Noemi Durini sepolta viva e uccisa dal fidanzato: ora lui è pronto per uscire dal carcere, è polemica