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Nuova vita in carcere di detenuti ‘celebri’: Buoninconti tutor universitario, Stasi centralinista, Sabrina Misseri sarta

12/01/2020 16:35 - Aggiornamento 12/01/2020 16:38
Nuova vita in carcere di detenuti ‘celebri’, da Alberto Stasi e Veronica Panarello, passando per Salvatore Parolisi e Michele Buoninconti. Ha scatenato qualche polemica la notizia diffusa nelle scorse ora dall’Ansa, che riferisce della nuova vita dietro le sbarre di detenuti tristemente noti in Italia per via delle atroci vicende giudiziarie che li hanno visti infelici protagonisti, poi condannati in via definitiva.

Michele Buoninconti fa il tutor universitario in carcere

Proprio qualche giorno fa si è parlato della scelta fatta da Elisa Buoninconti, figlia di Elena Ceste, di entrare nel mondo del lavoro già a 19 anni per potere aiutare economicamente i nonni materni, ai quali lei e i suoi tre fratelli sono stati affidati dopo l’arresto, processo e condanna del padre Michele Buoninconti, cui sono stati inflitti 30 anni di reclusione per l’omicidio della moglie, lasciando di fatto i figli orfani di madre. Ebbene, l’ex vigile del fuoco oggi è detenuto ad Alghero dove sta seguendo un programma di recupero e – paradossalmente rispetto al destino toccato alla figlia – studia per laurearsi in Economia e commercio. Buoninconti, riferisce infatti l’Ansa, «fa il tutor universitario: studente accademico, mette la sua esperienza al servizio di altri detenuti-studenti che hanno bisogno di sostegno».

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Olindo Romano – l’ex netturbino condannato all’ergastolo per la strage di Erba (2006) insieme alla moglie Rosa Bazzi«è ai fornelli nel centro clinico del carcere di Milano-Opera, la seconda è inserviente nella casa di reclusione di Bollate, ma è impegnata anche nella creazione di borse e accessori di cuoio per una cooperativa che sostiene progetti in favore dei bambini in Africa». In cella per altrettanti gravissimi reati di omicidio, Alberto Stasi, Sabrina Misseri e la madre Cosima Serrano. Stasi, condannato a 16 anni per il delitto della fidanzata Chiara Poggi (avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007), «è impegnato nella casa di reclusione di Bollate (Milano), modello avanzato di struttura penitenziaria, come centralinista: opera al call center di una nota compagnia telefonica, che ha stipulato una convenzione con la ‘Bee4 altre menti’, impresa sociale fondata nel 2013, che offre opportunità di riscatto a persone che hanno incontrato il carcere». Le due donne condannate al carcere a vita per l’omicidio di Sarah Scazzi, nella casa circondariale di Taranto che le ospita svolgono attività di volontariato per la sartoria istituita nella sezione femminile.

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Veronica Panarello segue un corso per diventare operatrice dei servizi sociali

Ancora, Veronica Panarello, condannata a 30 anni per avere strangolato il figlio di 8 anni Lorys Stival nel 2014 (delitto che non ha mai confessato), frequenta nel carcere di Torino un corso per operatore dei servizi sociali. Aspirante centralinista anche Salvatore Parolisi, ex caporal maggiore dell’Esercito condannato a 20 anni per avere trucidato la moglie con oltre 30 coltellate, in presenza della loro bimba di poco più di un anno, che secondo quanto l’Ansa riferisce, «sta frequentando, nel carcere di Bollate, uno stage di formazione e presto siederà accanto agli altri centralinisti». Anche Massimo Bossetti, il muratore bergamasco condannato all’ergastolo per l’omicidio di Yara Gambirasio, sta lavorando in carcere: «lavora per conto di un’azienda che rimettere a nuovo macchine per caffè espresso ormai rovinate, in fase di demolizione, che vengono rigenerate dai detenuti, i quali così, a loro volta, hanno una “seconda chance” di vita».