La preoccupante diffusione delle varianti Covid ha spinto gli enti competenti a promuovere nuove regole per prevenire il contagio da coronavirus. Il dilagare delle mutazioni, specie quella inglese responsabile ormai di più del 50% dei casi a livello nazionale, impone il rispetto di indicazioni più severe, mirate a contenere il diffondersi dell’infezione. Le raccomandazioni – come riferito da Tgcom24 – sono contenute in un rapporto redatto da Inail, Iss, Aifa e Ministero della Salute.
Nuove regole per le varianti Covid: aumenta la distanza
Nel documento riportante le nuove regole per le varianti Covid si raccomanda, dunque, di non abbassare la guardia, anzi di adottare misure ancor più rigorose. A partire dal distanziamento fisico. Se la distanza minima da adottare resta quella di un metro, sarebbe però opportuno aumentarla “fino a due metri, laddove possibile e specie in tutte le situazioni in cui venga rimossa la protezione respiratoria come, ad esempio, in occasione del consumo di bevande e cibo”. Quanto ai dispositivi anti-contagio, si legge nel rapporto, “non è indicato modificare le misure di prevenzione e protezione basate sull’uso delle mascherine e sull’igiene delle mani; al contrario, si ritiene necessaria un’applicazione estremamente attenta e rigorosa di queste misure”.
Nuove disposizioni riguardano anche chi ha già ricevuto il vaccino, specie nel caso che si tratti di un contatto stretto di persona positiva. Dopo un’esposizione ad alto rischio con un caso Covid, anche il soggetto vaccinato “deve adottare le stesse indicazioni preventive valide per una persona non sottoposta a vaccinazione, a prescindere dal tipo di vaccino ricevuto, dal numero di dosi e dal tempo intercorso dalla vaccinazione”. Il vaccinato asintomatico – se ‘contatto stretto’ – deve rispettare dieci giorni di quarantena dall’ultima esposizione, con un test antigenico o molecolare negativo al decimo o quattordicesimo giorno dall’ultima esposizione. I contatti stretti – non vaccinati – di un caso Covid possono ricevere il vaccino ma “dovrebbero terminare la quarantena di 10-14 giorni prima di potere essere sottoposti a vaccinazione”.
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Vaccino per persone guarite, tempi e modalità
Sempre in tema di vaccinazione, il documento conferma le indicazioni per le persone guarite che, sottolinea, “dovrebbero essere vaccinate” a prescindere dal fatto che siano state sintomatiche oppure no. “È possibile – si legge – considerare la somministrazione di un’unica dose purché la vaccinazione venga eseguita ad almeno 3 mesi di distanza dall’infezione e entro i 6 mesi dalla stessa”. Diverse le indicazioni per soggetti con condizioni di immunodeficienza, primitiva o secondaria a trattamenti farmacologici, che “devono essere vaccinati quanto prima e con un ciclo vaccinale di due dosi”.
Questo perché, anche i soggetti vaccinati, “seppur con rischio ridotto, possono andare incontro a infezione da Sars-CoV-2 poiché nessun vaccino è efficace al 100% e la risposta immunitaria alla vaccinazione può variare da soggetto a soggetto. Inoltre, la durata della protezione non è stata ancora definita”. Il dilagare delle varianti impone, infine, nuove disposizioni anche riguardo ai test da effettuare: “i test diagnostici molecolari real-time PCR devono essere multi-target”, ovvero capaci di rilevare più geni del virus e non solo il gene spike che potrebbe dare esito negativo in caso di variante. >> Tutte le news