Potremmo avere bisogno di sviluppare nuovi vaccini contro il Covid fra un anno, o meno. Con una larga parte dei Paesi del mondo ancora drasticamente indietro nella vaccinazione, è ipotizzabile l’insorgenza di nuove varianti resistenti che potrebbero rendere inefficaci i vaccini ‘di prima generazione’ sviluppati negli scorsi mesi. Lo afferma circa un terzo degli esperti consultati dalla People’s Vaccine Alliance, che ha chiesto il parere di scienziati da tutto il mondo.
Uscirne insieme
“Non ne usciremo se non insieme”. E’ stata riconosciuta universalmente la necessità di fare fronte comune contro il Coronavirus. Ce lo ripetevamo già ai primi mesi della pandemia, e ora che i vaccini sono arrivati lo slogan resta lo stesso. Ma i numeri della campagna vaccinale nel mondo potrebbero tradire una solidarietà solo di facciata per molti Paesi del Nord del mondo. Mentre gli Stati Uniti e il Regno Unito hanno iniettato almeno una dose a più di un quarto delle rispettive popolazioni, Paesi come il Sudafrica e la Tailandia hanno somministrato la prima dose a meno dell’1%. Ci sono Paesi dove la vaccinazione non è ancora partita.
La ricerca
Questa abissale disparità tra Paesi non può essere un bene per nessuno. Gli esperti da tempo sottolineano che è necessario uno sforzo globale per neutralizzare in modo definitivo la minaccia del virus. Questo è dovuto alle variazioni, che già conosciamo molto bene. Infatti, se una grande parte della popolazione resta senza immunizzazione, si facilita lo sviluppo di mutazioni. La ricerca è stata condotta dall’associazione People’s Vaccine Alliance, una coalizione di 50 organizzazioni e gruppi attivisti che si batte perché il vaccino non resti un lusso per i soli Paesi ricchi. Il gruppo, che include Oxfam, UNAIDS, Global Justice Now e altre importanti organizzazioni umanitarie, chiede che i brevetti dei vaccini siano resi pubblici affinché i Paesi più poveri non siano lasciati indietro.
La People’s Vaccine Alliance ha eseguito la ricerca coinvolgendo 77 scienziati da 28 Paesi da tutti i continenti. Circa un terzo degli esperti intervistati ha risposto affermando che la durata dell’efficacia dei vaccini di prima generazione potrebbe essere di 9 mesi o meno. La mancata copertura vaccinale in molti Paesi rende infatti più probabile l’apparizione di mutazioni resistenti al vaccino, ha concordato l’88% degli scienziati coinvolti nello studio. “Se non vacciniamo l’intera popolazione mondiale, lasciamo spazio a sempre più mutazioni, che potrebbero produrre varianti in grado di evadere l’azione dei vaccini attuali e rendere necessario un richiamo”. Lo spiega Gregg Gonsalves, professore di epidemiologia all’università di Yale, in una dichiarazione raccolta dal Guardian, che riporta la ricerca. Meno di un esperto su 8 ha affermato che nessuna mutazione sarà in grado di rendere inefficaci i vaccini.
Vaccini Covid ad mRNA
Interessanti sotto questo punto di vista i vaccini ad mRNA, come quelli prodotti da Pfizer-BioNTech e Moderna. Questi infatti possono essere modificati più facilmente, nel giro di settimane o mesi. Ma sono anche vaccini più costosi, e che richiedono una conservazione più complicata e dispendiosa, e quindi ancora una volta difficilmente alla portata dei Paesi più poveri. “L’urgenza dei Paesi ricchi di vaccinare puntando a coprire la popolazione adulta entro l’estate non trova riscontro nel resto del mondo – spiega Max Lawson, che si occupa di diseguaglianze in Oxfam ed è a capo della People’s Vaccine Alliance -. Al contrario, Covax (Covid-19 Vaccine Global Access, ndr) punta forse al 27% entro la fine dell’anno (principalmente nelle regioni più povere nel Sud-Est Asiatico, in Africa, Medioriente e in America, ndr): questo non basta”. >> Tutte le news di UrbanPost