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Omicidio di Giulio Regeni: il 29 aprile l’udienza preliminare per gli 007 egiziani a processo

25/01/2021 11:12 - Aggiornamento 25/01/2021 12:25

E’ stata fissata per il 29 aprile, a quanto si apprende, l’udienza preliminare per i quattro 007 egiziani per i quali la procura di Roma ha chiesto il rinvio a giudizio nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio di Giulio Regeni, il ricercatore friulano rapito, torturato e ucciso in Egitto esattamente cinque anni fa oggi.

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Il processo in contumacia per un generale e tre colonnelli dell’Esercito egiziano

Agli 007 egiziani appartenenti alla National Security, a seconda delle posizioni, oltre al reato di sequestro di persona pluriaggravato, viene contestato il concorso in omicidio aggravato e in lesioni personali aggravate. Ora sarà il gup di Roma Pier Luigi Balestrieri a decidere nell’udienza fissata sul loro rinvio a giudizio.

La richiesta di rinvio a giudizio era arrivata il 20 gennaio dopo la chiusura delle indagini del 10 dicembre scorso, firmata dal procuratore capo Michele Prestipino e dal sostituto Sergio Colaiocco che in questi anni ha seguito le indagini. La richiesta di processo e’ stata avanzata per il generale Sabir Tariq, i colonnelli Usham Helmi e Athar Kamel Mohamed Ibrahim, e Magdi Ibrahim Abdelal Sharif per il reato di sequestro di persona pluriaggravato, e nei confronti di quest’ultimo i pm contestano anche il concorso in lesioni personali aggravate e il concorso in omicidio aggravato.

Un processo, che è bene ricordare, si svolgerà in contumacia salvo una clamorosa e alquanto improbabile decisione del presidente egiziano Al Sisi. Tutto il processo presenta criticità proprio perché l’Egitto non ha mai collaborato né all’identificazione né al reperimento degli indagati. La notifica degli atti da parte della Procura di Roma diretta da Michele Prestipino è stata recapitata ai difensori d’ufficio italiani, dal momento che nessuno dei quatto indagati ha nominato un proprio difensore di fiducia in Italia.

ARTICOLO | I motivi per cui l’Italia è disposta a sacrificare la giustizia per Giulio Regeni

Omicidio Giulio Regeni, la cronistoria del caso: 5 anni in cerca di verità e giustizia

25 gennaio 2016
Giulio Regeni, ricercatore italiano dell’Università di Cambridge, 28 anni, scompare al Cairo alle 19.50, nei pressi della metro di Dokki. È la sera del sesto anniversario della rivoluzione di piazza Tahrir: la città è stata svuotata dalla polizia.

3 febbraio 2016
Il corpo di Giulio, martoriato e reso quasi irriconoscibile dalle torture, viene trovato semi nudo lungo l’autostrada tra Il Cairo e Alessandria. Nelle stesse ore la ministra Federica Guidi si trovava al Cairo a capo di una delegazione di 60 imprenditori italiani.

24 febbraio 2016
Amnesty International Italia lancia la campagna «Verità per Giulio Regeni».

10 marzo 2016
L’Europarlamento approva a larga maggioranza la prima di una serie di risoluzioni che condannano l’uccisione di Giulio Regeni e le violazioni dei diritti umani nell’Egitto di al-Sisi.

24 marzo 2016
Al Cairo vengono uccisi in una sparatoria con la polizia cinque cittadini egiziani, poi accusati dal governo di essere i responsabili della morte di Regeni. In quell’occasione la polizia fingerà di trovare a casa di uno di loro effetti personali e documenti del ricercatore, uno dei più eclatanti casi di depistaggio messi in atto dal Cairo.

8 aprile 2016
Il governo Renzi ritira l’ambasciatore italiano Massari dal Cairo. Il 14 agosto 2017 il neo ambasciatore Cantini sarà rimandato in Egitto, nonostante l’assenza di passi avanti nelle indagini.

24 aprile 2016
Le forze speciali egiziane arrestano il consulente egiziano della famiglia Regeni, Ahmed Abdullah. Sarà rilasciato 5 mesi dopo.

13 ottobre 2017
La Federazione nazionale della stampa italiana presenta la «scorta mediatica» per Giulio Regeni.

28 novembre 2018
La Procura di Roma iscrive nel registro degli indagati alcuni agenti della National Security egiziana.

30 aprile 2019
Con 379 sì e 54 astenuti, la Camera istituisce una Commissione di inchiesta sulla morte di Giulio Regeni.

20 gennaio 2021
Dopo la chiusura delle indagini, il 10 dicembre 2020, la Procura di Roma chiede il rinvio a giudizio per il generale Tariq Sabir, i colonnelli Athar Kamel e Usham Helmi e il maggiore Magdi Sharif, tutti membri della National Security.

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