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Pensioni minime, il grande nodo della Manovra: cosa succede nel 2026

16/12/2025 16:53 - Aggiornamento 16/12/2025 19:11

C’è una parola che nella Manovra 2026 pesa più di molte altre, anche quando non viene pronunciata apertamente. È una parola che riguarda milioni di persone, soprattutto anziani, donne sole, lavoratori con carriere discontinue. È la parola pensioni minime.

Non campeggia nei titoli ufficiali, non è al centro dei comunicati trionfalistici, ma attraversa in silenzio ogni riga della legge di bilancio che il governo Meloni si appresta ad approvare a ridosso di Natale.

Pensioni minime aumenti Manovra 2026

Mentre il Parlamento corre contro il tempo e le opposizioni parlano apertamente di tempi vergognosi, il tema delle pensioni minime resta sospeso tra promesse passate, vincoli di bilancio e scelte politiche che rischiano di lasciare molti con più domande che certezze.

Perché se è vero che la Manovra interviene sul sistema previdenziale, è altrettanto vero che l’attenzione sembra concentrarsi soprattutto sulle pensioni anticipate, sulle finestre temporali e sui requisiti contributivi, lasciando sullo sfondo chi vive con l’assegno più basso.

Pensioni minime, il vero termometro sociale

Le pensioni minime non sono solo una voce di spesa. Sono un indicatore sociale diretto, forse il più sincero. Raccontano il livello di tutela che uno Stato garantisce a chi ha lavorato poco, male o in condizioni di fragilità. Raccontano la distanza tra inflazione e reddito reale. Raccontano, soprattutto, quanto una manovra economica sia pensata per reggere l’urto della vita quotidiana.

Negli ultimi anni il tema dell’aumento delle pensioni minime è tornato ciclicamente nel dibattito pubblico. Annunci, promesse, rivalutazioni temporanee. Ma tra interventi strutturali e misure una tantum lo scarto è sempre rimasto evidente. Anche nella Manovra 2026 questo scarto rischia di ripetersi.

La corsa contro il tempo in Senato e il grande silenzio

Il quadro politico in cui nasce la Manovra 2026 è segnato da una forte accelerazione. Il governo punta a chiudere l’esame entro il 31 dicembre, con un voto finale fissato tra il 22 e il 23 dicembre. Un maxi-emendamento riscrive parti rilevanti del testo, concentrando in poche ore decisioni che avranno effetti per anni.

In questo contesto, le pensioni minime non compaiono come capitolo autonomo. Non ci sono aumenti strutturali né un rafforzamento stabile della soglia minima. Ed è proprio questa assenza a preoccupare sindacati, osservatori e una parte crescente dell’opinione pubblica.

Inflazione e potere d’acquisto: il nodo irrisolto

Parlare di pensioni minime senza parlare di inflazione significa raccontare solo metà della storia. Negli ultimi anni il costo della vita è cresciuto in modo significativo, soprattutto per beni essenziali come energia, alimentari e affitti. Chi vive con una pensione minima è il primo a sentirne l’impatto.

La rivalutazione automatica degli assegni, pur prevista, spesso non è sufficiente a compensare la perdita reale di potere d’acquisto. E quando la Manovra concentra le risorse su altri capitoli, il rischio è che le pensioni minime restino ferme mentre tutto intorno continua a muoversi.

Pensioni anticipate, il cambiamento che pesa anche sulle minime

La Manovra 2026 interviene in modo deciso sulle pensioni anticipate. È qui che si concentra gran parte del maxi-emendamento presentato dal governo Meloni in commissione Bilancio, come riportato da Today. Ed è qui che si produce un effetto indiretto ma rilevante anche sulle pensioni minime.

Allungare le finestre di decorrenza significa ritardare l’uscita dal lavoro. Ma per molti lavoratori con carriere fragili questo rinvio non si traduce in un assegno più alto. Significa solo arrivare più tardi a una pensione che resta bassa.

Pensione anticipata: cosa cambia dal 2031

Il maxi-emendamento prevede un allungamento progressivo delle finestre per chi matura i requisiti per la pensione anticipata.

Anno di maturazione requisiti Finestra di decorrenza
2031 3 mesi
2032 – 2033 4 mesi
2034 5 mesi
2035 6 mesi

A parità di contributi versati, l’uscita dal lavoro sarà sempre più posticipata. Per chi ha stipendi bassi o periodi di lavoro discontinui, il beneficio economico è minimo. L’attesa, invece, è reale.

Il sistema contributivo e il rischio pensione povera

Il sistema contributivo lega in modo diretto l’importo della pensione ai contributi versati. Questo penalizza chi ha avuto redditi bassi, lavori precari o carriere spezzate. Le pensioni minime non sono più un’eccezione, ma una prospettiva sempre più diffusa.

La Manovra 2026 non modifica questo impianto. E senza un rafforzamento delle pensioni minime, il rischio è quello di una generazione di pensionati formalmente tutelati ma sostanzialmente poveri.

Riscatto della laurea breve: un altro freno all’uscita

Dal 2031 cambia anche il valore del riscatto della laurea breve ai fini della pensione anticipata. Una parte dei mesi riscattati non concorrerà più al raggiungimento dei requisiti.

Anno di maturazione requisiti Mesi di laurea non conteggiati
2031 6 mesi
2032 12 mesi
2033 18 mesi
2034 24 mesi
2035 30 mesi

Per molti lavoratori più giovani questo significa lavorare più a lungo e arrivare comunque a pensioni vicine al minimo.

Pensioni minime, il grande assente della Manovra 2026

Nel testo del maxi-emendamento non è previsto alcun intervento strutturale diretto sulle pensioni minime. Nessun aumento stabile. Nessun rafforzamento della soglia base. Questo silenzio pesa, soprattutto in un contesto di inflazione ancora elevata.

Milioni di pensionati percepiscono assegni appena sopra o sotto la soglia minima. Ogni rinvio, ogni modifica contributiva amplia la platea di chi rischia di restare intrappolato in pensioni basse per tutta la vita.

Chi paga davvero queste scelte

A pagare il prezzo più alto sono i lavoratori con carriere discontinue, le donne, chi ha alternato lavoro e disoccupazione, chi ha avuto redditi modesti. Le misure della Manovra 2026 non colpiscono tutti allo stesso modo, ma amplificano le disuguaglianze già esistenti.

Il punto finale

Le pensioni minime restano il grande nodo irrisolto della Manovra 2026. Mentre il Parlamento corre verso il voto finale e il governo difende le proprie scelte, milioni di persone attendono risposte concrete.

Perché dietro ogni numero ci sono vite reali. E una legge di bilancio che non tiene conto di questo rischio può essere formalmente approvata, ma socialmente fragile.

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