Giuseppe Colombo sull’«HuffPost» non ha dubbi: «L’obiettivo di Salvini sulle pensioni è salvare la faccia». Lo proverebbe l’ultimo colloquio che il leader della Lega ha avuto con il presidente del Consiglio Mario Draghi. Uno scambio di vedute, intendiamoci, che non è stato disastroso, ma di gran lunga sotto le aspettative dell’ex ministro dell’Interno. La proposta sua di rimpiazzare Quota 102-104 con la sola 102 per 24 mesi, sempre nel 2022 e nel 2023, Draghi l’ha rispedita al mittente. Visi scuri, scurissimi, all’uscita da Palazzo Chigi: con Salvini c’era il fedelissimo Claudio Durigon e il sottosegretario all’Economia Federico Freni. E lo scontro di ieri del premier con i sindacati, certamente, non avrà fatto dormire sonni tranquilli al segretario del Carroccio. Ma quest’ultimo non andrà mai all’opposizione, come scrive Paolo Becchi su «Affari Italiani». La Lega non si farà da parte neppure con il ritorno della Legge Fornero.
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Pensioni, retroscena sull’incontro Salvini-Draghi: “Cercano di umiliarlo con la legge Fornero”
Sul tema delle pensioni Mario Draghi pare deciso a non indietreggiare. Neppure di un millimetro? «Ho un altro impegno», avrebbe detto il premier, lasciando, poco prima delle 20 di ieri, il tavolo sulla manovra con i leader di Cgil, Cisl e Uil. Ed è parso alquanto seccato dalle considerazioni fatte dai sindacati, più interessati, secondo lui, ai pensionandi che ai giovani, ai quali soltanto ieri il presidente del Consiglio aveva fatto una promessa. «Voglio prendere un impegno. Dopo anni in cui l’Italia si è spesso dimenticata delle sue ragazze e dei suoi ragazzi, sappiate che le vostre aspirazioni, le vostre attese, oggi sono al centro dell’azione del Governo», le parole sue in visita all’ITS Cuccovillo di Bari. Un fastidio quello di Draghi, che appare ancora più manifesto alla luce dell’intervento di oggi all’incontro con i rappresentanti della Presidenza del Labour 20: «Il multilateralismo non riguarda soltanto i governi, ma anche le parti sociali. La riunione di oggi ne è la dimostrazione. Voi sindacati avete un ruolo molto importante da svolgere. La tutela dei più deboli, ovunque essi siano, ci unisce. Insieme, dobbiamo fare in modo che innovazione e produttività vadano di pari passo con equità e coesione sociale. E farlo pensando non solo ai lavoratori di oggi, ma anche a quelli di domani». Dichiarazioni forti e chiare, che senza dubbio non saranno sfuggite al leader della Lega Matteo Salvini, il quale secondo quanto riportato da «Libero Quotidiano», che rilancia lo scenario di «Affari Italiani», è vittima del «gioco sporco di Pd e M5s», che «cercano di umiliarlo con la Fornero». Becchi guarda con sospetto anche alla pressione sulla legge elettorale.
“Ma costi quel che costi Salvini ha deciso di stare dentro al governo sino alle prossime elezioni”
«Ed ecco che si riparla di legge elettorale, come se per i cittadini fosse la cosa indispensabile nella situazione in cui ci troviamo. La tentazione è sempre la stessa: fare una legge elettorale proporzionale per arrivare nel dopo elezioni a quella maggioranza „Ursula“ che non si è riusciti a realizzare con il governo Draghi, perché Salvini si è messo di traverso», scrive Becchi su «Affari Italiani». Il leader della Lega avrebbe intuito le intenzioni dei suoi avversari, ma non intende fare dietrofront o tirarsi fuori dalla partita: «Salvini, a cui era chiaro sin dall‘ inizio il progetto, lo ha bloccato entrando nel governo Draghi. Ora si cerca di umiliarlo proponendo qualsiasi cosa, anche il ritorno della Fornero, purché alla fine decida di uscire dal governo. Ma costi quel che costi Salvini ha deciso di stare dentro al governo sino alle prossime elezioni e questo per una ragione molto semplice: non si può fare una legge elettorale contro un partner di governo». Da qui una considerazione di Becchi da tenere bene a mente: «Salvini vivrà pure alla giornata. Ma su questo punto vede strategicamente. Ormai non se la può più giocare da solo, ha bisogno della vecchia coalizione se vuole cercare alle prossime elezioni di competere con il centrosinistra».
Riforma pensioni, retroscena incontro Salvini-Draghi. Il cambio di passo del premier
Ecco il vero motivo per cui sostenere Berlusconi al Quirinale, anche se il segretario del Carroccio è ben consapevole che il Cavaliere non riuscirà mai a spuntarla. A portarlo in questa direzione pure il fatto che sul fronte opposto non c’è nessun candidato forte. «Alla fine non resterà che l’opzione Mattarella. Chi vivrà vedrà, ma scordatevi un Salvini all‘ opposizione», chiosa il giornalista di «Affari Italiani». Anche se in realtà c’è sempre un’opzione che resta in piedi: Mario Draghi. E il premier, che in pubblico si spegne un po’ quando si tocca la questione, intimamente, non sarebbe affatto insensibile all’argomento. E ci sarebbero dei segnali, come scrive Adalberto Signore su «Il Giornale»: «L’agenda di governo delle ultime settimane ha fatto registrare uno studiato cambio di passo. Resta il faro del «pragmatismo», certo. (…) Ma, questa è l’impressione di molti osservatori, oggi fa difetto l’inflessibilità dei mesi passati, mitigata da una propensione al negoziato che prima era solo incidentale. Un cambio di passo rispetto all’approccio granitico mostrato sulle riaperture o sulla delega fiscale». Banco di prova per Draghi sarà proprio il nodo delle pensioni; molto dipenderà da lì, per ora non sono che “suggestioni”. Non ci resta che attendere. Leggi anche l’articolo —> Draghi ai giovani: «A voi il compito di trasformare l’Italia. Con un pizzico di incoscienza»