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Prelievo in contanti, stop all’aumento: la decisione di FdI

17/12/2025 12:00

C’era un’idea, poi una proposta, infine un passo indietro. Sul prelievo in contanti e sull’uso del cash, la Manovra 2026 si muove su un terreno scivoloso, fatto di segnali contraddittori, pressioni politiche e timori che vanno ben oltre il semplice tema dei pagamenti.

L’emendamento che avrebbe di fatto raddoppiato il tetto al contante, portandolo da 5mila a 10mila euro, è stato ritirato. Una retromarcia che arriva a poche settimane dal voto finale sulla legge di bilancio e che riaccende il dibattito su uno dei temi più sensibili della politica economica italiana.

Che cosa prevedeva l’emendamento sul contante

La proposta, presentata da Fratelli d’Italia e segnalata dalla presidenza del Consiglio, introduceva dal 1° gennaio 2026 una imposta speciale di bollo da 500 euro sui pagamenti in contanti compresi tra 5.001 e 10.000 euro.

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Formalmente non si trattava di una liberalizzazione totale del contante, ma di un meccanismo che avrebbe consentito di pagare cash fino a 10mila euro, pagando però una sorta di “pedaggio fiscale”. Di fatto, però, il risultato sarebbe stato chiaro: innalzare il tetto massimo oggi fissato a 5.000 euro.

Oltre quella soglia, attualmente, la legge impone l’uso di strumenti tracciabili come bonifici, carte o assegni.

Perché il tetto al contante è rimasto a 5mila euro

Con il ritiro dell’emendamento, nulla cambia. Il limite all’uso del contante resta fermo a 5.000 euro. Sopra questa cifra, ogni pagamento deve avvenire in modo tracciabile, pena sanzioni.

Il governo ha deciso di non portare avanti una misura che aveva già acceso forti polemiche, soprattutto da parte delle opposizioni, che avevano accusato la maggioranza di favorire il sommerso e il nero.

Il tema del contante, in Italia, non è mai neutro. Tocca nervi scoperti che riguardano l’evasione fiscale, la criminalità economica e il rapporto di fiducia tra Stato e cittadini.

Le critiche politiche e il passo indietro

Fin dalla sua presentazione, l’emendamento era stato letto come un segnale politico preciso. Un tentativo di allentare i vincoli sull’uso del contante, storico cavallo di battaglia di una parte del centrodestra.

Le opposizioni avevano parlato apertamente di un regalo a chi vuole muoversi fuori dai circuiti tracciabili. Una polemica che si è inserita in un clima già teso, con una Manovra 2026 giudicata da molti come blindata e riscritta all’ultimo minuto.

Il ritiro dell’emendamento arriva proprio in questo contesto, mentre il governo presenta un nuovo maxiemendamento che sposta risorse su altri fronti considerati prioritari.

Il contesto della Manovra 2026

La marcia indietro sul contante non è un episodio isolato, ma si inserisce in una più ampia riscrittura della legge di bilancio.

Il nuovo maxiemendamento del governo muove 1,3 miliardi di euro per Transizione 4.0, rifinanzia la Zes con mezzo miliardo e introduce una doppia stretta sulla pensione anticipata, allungando le finestre di uscita e riducendo il peso del riscatto della laurea ai fini contributivi.

In questo quadro, il tema del prelievo e dell’uso del contante è passato in secondo piano, sacrificato sull’altare della necessità di chiudere il testo nei tempi imposti dal calendario parlamentare.

Prelievo in contanti: cosa può fare oggi un cittadino

È importante chiarire un punto spesso fonte di confusione. Il limite al contante riguarda i pagamenti, non il prelievo dal conto corrente.

Un cittadino può prelevare anche somme superiori a 5.000 euro, ma non può utilizzarle per effettuare pagamenti oltre la soglia consentita. In quei casi, il pagamento deve avvenire tramite strumenti tracciabili.

Le banche possono effettuare segnalazioni antiriciclaggio per operazioni considerate anomale, ma il semplice prelievo non è vietato.

Il segnale politico dietro la retromarcia

Il ritiro dell’emendamento manda un messaggio chiaro anche a livello europeo. In una fase in cui l’Italia è osservata speciale sui conti pubblici e sulla lotta all’evasione, un innalzamento del tetto al contante avrebbe potuto creare frizioni con Bruxelles.

Fare un passo indietro significa evitare uno scontro inutile in un momento in cui il governo ha bisogno di chiudere la Manovra senza ulteriori complicazioni.

Una partita che potrebbe riaprirsi

Il fatto che l’emendamento sia stato ritirato non significa che il tema sia archiviato per sempre. Il dibattito sul contante torna ciclicamente, soprattutto in fase di legge di bilancio.

Per ora, però, la linea è chiara: nessun aumento del tetto, nessuna imposta di bollo da 500 euro, nessuna modifica immediata alle regole in vigore.

Il calendario e la corsa finale

I capigruppo hanno fissato il primo voto in aula al Senato per il 23 dicembre, ultimo giorno utile. Subito dopo, la Camera dovrà affrontare una vera e propria maratona parlamentare per approvare il testo blindato entro fine anno.

In questo scenario, ogni elemento di incertezza viene tagliato. E il prelievo in contanti, per ora, resta regolato dalle stesse norme di oggi.

Il punto finale

La Manovra 2026 racconta una politica fatta anche di passi indietro. Sul contante, il governo ha scelto la prudenza, rinunciando a una misura che avrebbe acceso uno scontro acceso e rischioso.

Per i cittadini, il messaggio è semplice: il tetto resta a 5mila euro. E almeno per ora, il tema del prelievo in contanti resta dov’è. Sotto osservazione, ma fermo.

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