Sigfrido Ranucci, vicedirettore di Rai 3 e conduttore di Report, oggi vive sotto scorta h24. Perché? Secondo quanto raccontato da lui stesso a “Un giorno da pecora”, un boss dell’ndrangheta, dal carcere, avrebbe ingaggiato due killer per ucciderlo.
Ranucci e la scorta: “Mi cercano due killer stranieri”
“C’è un buontempone che dal carcere avrebbe incaricato due killer stranieri“, ha spiegato infatti Sigfrido Ranucci a “Un giorno da pecora” sui Rai Radio 1. Successivamente, poi, all’Ansa ha anche spiegato cosa intende per “buontempone”. “Era un paradosso, è un uomo molto pericoloso al comando di una piazza del narcotraffico, negli anni passati ha avuto anche legami con il cartello di Pablo Escobar, con la destra eversiva, e non solo. Le indagini sono partite a luglio e a metà agosto quando è stato tramite indagini accertate dagli investigatori che aveva dato l’ordine a due killer stranieri di colpirmi. Allora hanno deciso di intensificare la scorta. Dal 2009 sono sotto tutela. La mia abitazione è già attenzionata, ora è sorvegliata anche di notte. Non posso muovermi liberamente senza due persone che mi seguono negli spostamenti, ho le macchine sotto case in auto con loro e non posso portare nessuno con me”.
Perché questa persona vorrebbe eliminare il conduttore di Report Sigfrido Ranucci? “Ne abbiamo parlato in trasmissione in più di un’occasione”, ha chiarito il giornalista. “Mi hanno detto così gli investigatori, forse due albanesi, ma non c’è certezza, devono avere riscontri. C’è un’indagine”. Tra l’altro, sembra che non sia la prima volta che incarica qualcuno: “Pare che in un’altra occasione abbia ordinato di colpire un avvocato che si è salvato per miracolo per la fuoriuscita di un proiettile, che non ha toccato organi vitali”. Le minacce, comunque, per Ranucci non sono una novità, ed è proprio per questo che da anni vive sotto scorta. Ora, però, necessita di ancora più protezione. Di questo ne ha parlato anche durante il suo programma nei mesi scorsi, in una puntata nella quale ha raccolto le diverse minacce di morte ricevute.
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Ranucci: “Quello che mi preoccupa è la libertà di stampa di inchiesta”
Nella puntata andata in onda lo scorso 4 maggio, il pregiudicato Francesco Pennino aveva confessato che il giornalista Ranucci era stato bersaglio di minacce nel 2010 da ambienti vicini al boss Beppe Madonia a causa della pubblicazione del libro Il Patto, un testo scritto a quattro mani con Nicola Biondo sulla trattativa Stato-Mafia. Nonostante questo, nonostante sia costretto a vivere h24 sotto scorta, Ranucci continua a svolgere il suo lavoro con determinazione. La nuova stagione di Report è iniziata ieri con una puntata sui vaccini, e ha ottenuto il 10,4% di share. “Siamo molto contenti, c’è un gran lavoro di squadra. Ecco non mi interessa della scorta intensificata mi cambia poco la vita. Quello che mi preoccupa è la libertà di stampa di inchiesta. È chiaro, ora inquirenti e magistratura stanno accertando tutto, stanno facendo riscontri.
Certamente, ancora una volta sono i giornalisti a finire nel mirino che lavorano per raccontare fatti“, ha dichiarato. Rispetto poi alle querele che continuamente il programma riceve, ha commentato: “Noi non riveleremo mai le nostre fonti, anche se certo siamo bersagliati ad ogni puntata”. >> Tutte le notizie di UrbanPost