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Reddito di cittadinanza ai boss della ‘Ndrangheta: la Gdf recupera 516mila euro

20/05/2020 16:02 - Aggiornamento 28/05/2020 16:23

Reddito di cittadinanza ai boss della ‘Ndrangheta. Con l’operazione “Mala Civitas” portata a termine oggi, la Guardia di Finanza di Reggio Calabria ha posto fine ad una vera e propria indecenza. Decine di esponenti della criminalità organizzata calabrese percepivano, indebitamente, il reddito di cittadinanza che ricordiamo è incompatibile con lo status di condannato definitivo per reati gravi come l’associazione mafiosa o il traffico di droga. Eppure, tra i beneficiari del sussidio c’erano personaggi che definire “pezzi grossi” è riduttivo, come il figlio di uno dei broker della ‘Ndrangheta più potenti di sempre.

>> Quando guadagna la ‘Ndrangheta con la droga? L’inchiesta di UrbanPost

Reddito di cittadinanza ai boss della 'Ndrangheta

Reddito di cittadinanza ai boss della ‘Ndrangheta: chi sono i 101 denunciati

L’operazione, condotta dalle Fiamme Gialle di Reggio Calabria, ha portato alla denuncia di 101 persone ed al recupero di 516mila euro. Tra i denunciati, come detto, spicca il nome di Alessandro Pannunzi, figlio del più noto Roberto “Bebè” Pannunzi, il broker della cocaina più famoso di tutti i tempi ora recluso ma per anni inseguito dalle procure di mezzo mondo. Il figlio di “Bebè” Pannunzi, oltre ad essere sposato con la
figlia di uno dei maggiori produttori mondiali colombiani di cocaina, è stato anche condannato in via definitiva per l’importazione di svariati quintali di stupefacente in Italia.

Tra gli altri percettori abusivi di reddito di cittadinanza pizzicati dalla Gdf, esponenti anche di spicco delle più note famiglie di ‘ndrangheta operanti nella piana di Gioia Tauro o delle potenti ‘ndrine reggine dei Tegano dei Serraino. Altri invece, sono capibastone delle maggiori cosche della Locride, tra le quali la ‘ndrina Comisso-Rumbo-Figliomeni di Siderno, la ‘ndrina Cordìdi Locri, la Manno-Maiolo di Caulonia e la ‘ndrina D’Agostino di Canolo. Insomma, una buona fetta del potere mafioso in Calabria usufruiva del sussidio.

Reddito di cittadinanza ai boss della 'Ndrangheta

I dettagli dell’indagine “Mala Civitas”

Le indagini svolte dai finanzieri hanno inizialmente interessato una platea di oltre 500 soggetti gravati da pesanti condanne passate in giudicato, per reati riferibili ad associazione di stampo mafioso e si sono concluse con il deferimento all’Autorità Giudiziaria di Reggio Calabria, Locri, Palmi, Vibo Valentia e Verbania di 101 soggetti
richiedenti la percezione delle pubbliche provvidenze e di ulteriori 15 sottoscrittori delle richieste irregolari. Sono stati tutti inoltre segnalati all’INPS per l’avvio del procedimento di revoca dei benefici ottenuti, con il conseguente recupero delle somme già elargite che ammontano a circa 516mila euro. Nel contempo, sarà interrotta l’erogazione del sussidio che avrebbe altrimenti comportato, fino al termine del periodo di erogazione della misura, un’ulteriore perdita di risorse pubbliche di oltre 470mila euro. >> Tutte le notizie di cronaca dall’Italia