Via libera alla riforma della giustizia, Draghi e Cartabia mediano – Ven. 9 luglio 2021. Superata la riforma Bonafede, dopo le tensioni, i partiti promettono lealtà in Parlamento. Ad evitare il cedimento del “castello di carte” ancora una volta il premier, che durante un Cdm molto difficile, ha richiamato le forze politiche, divise sul processo penale e i tempi di prescrizione, chiedendo loro “lealtà” per far approvare il testo in Parlamento. A cose fatte, un esponente del governo avrebbe esclamato sospirando: «Stava per crollare tutto…». Un rumor del ‘Corriere della Sera’ che fa capire da un lato il livello di tensione in seno al M5s, dall’altro la straordinaria pazienza del presidente del Consiglio, che ancora una volta ha dimostrato di essere un fuoriclasse. «Una maggioranza eterogenea richiede compromessi, ma nessuno può tenersi le mani libere in Parlamento», ha detto Draghi, dell’avviso che la riforma va «approvata così com’è».
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Via libera alla riforma della giustizia, decisiva la mediazione di Draghi: i Contiani furiosi
I ministri pentastellati erano giunti a Palazzo Chigi con in mano la linea dell’astensione, all’idea di non poter comporre la profonda frattura interna al Movimento. Ma l’ex numero uno della Bce li ha riuniti nel suo studio e ha cercato una soluzione. Draghi ha tentato il tutto per tutto per compattare il governo su un dossier tanto delicato. La soluzione? Il premier ha fatto citare espressamente i reati contro la Pubblica amministrazione, tra cui corruzione e concussione, come “gravi”, per i quali i tempi della prescrizione processuale ora sono più lunghi. La mediazione avrebbe però innervosito i partiti di centrodestra e di Italia Viva. Spiazzati Brunetta e Gelmini in disaccordo per la questione dei tempi del processo più lunghi per i reati contro la Pubblica amministrazione. «La decorrenza del prolungamento non è chiara», le parole di Giorgetti. E a pensarla come lui la renziana Elena Bonetti. Lega, Forza Italia e Iv chiedono così di leggere parola per parola il testo modificato e chiedono la sospensione del Cdm. Una mossa questa, che come spiega il “Corriere” in un retroscena “innesca lo scontro con la delegazione del M5S, in contatto continuo con Giuseppe Conte. All’ex premier non piace l’intesa sulla prescrizione con i due anni per l’appello e un anno per la Cassazione”. ‘TgCom24’ scrive che “l’ala “contiana” è stata descritta come la più agguerrita rispetto a un testo che, è l’accusa, affievolirebbe il contrasto in particolare a reati come la corruzione”. Patuanelli avvisa che i grillini non faranno un passo indietro: «In Parlamento ci sarà l’occasione di apportare modifiche tecniche limitate».
«Chiedo lealtà, mi appello al vostro senso di responsabilità. Questa riforma è legata al Pnrr»
La sfida avrebbe irritato non poco Draghi, che “visibilmente adirato, chiede di smetterla con le bandierine”. «Chiedo lealtà, mi appello al vostro senso di responsabilità. Questa riforma è legata al Pnrr, è fondamentale e io voglio una maggioranza compatta e responsabile», dice il premier che chiede alla sua squadra un via libera unanime: «È un testo bello, di alta dignità. Ma se un ministro non se la sente di prendere questo impegno, può votare contro». Tacciono tutti e arriva così un via libera unanime. “La storia di un pericolo scampato”, come riporta il ‘Corriere’, è scritta “nelle chat di attivisti e parlamentari, che per tutto il giorno fanno rullare i tamburi in difesa della prescrizione modello Bonafede”. A soffiare sul fuoco Alessandro Di Battista, che intercettati i malumori avrebbe invitato tutti ad «uscire da questo governo». In serata questi avrebbe spedito dalla Bolivia una cartolina in cui accusa l’esecutivo di aver impacchettato «un maxi regalo all’impunità, ai ladri».
Al di là delle polemiche, il sì dei ministri è giunto compatto. Questo è un fatto. Ancora una volta Draghi ha dimostrato di “stare comodo” nella felice definizione che Guy Dinmore gli dedicò sul «Financial Times»: “Draghi è un uomo estremamente calmo in situazioni nelle quali una persona normale può perdere la testa”. “Lo sforzo della riforma è stato dare un’immagine del processo penale in cui tutti potessero riconoscersi”. Le parole del ministro della Giustizia, Marta Cartabia, suggellano l’ok del Cdm al testo. Alla Camera, dove quest’ultimo è atteso il 23 luglio, si aprirà una nuova partita. Leggi anche l’articolo —> Altra “grana” per Draghi: urgente rimediare al “disastro” diplomatico di Di Maio negli Emirati