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Il governo approva il nuovo reclutamento docenti, cosa cambia: i sindacati già protestano

22/04/2022 13:37 - Aggiornamento 22/04/2022 13:46

Riforma scuola Bianchi, cosa cambia? – Nuovo via libera da parte del Consiglio dei Ministri al decreto per accelerare la realizzazione del Pnrr, il Piano nazionale di ripresa e resilienza. Nel testo, che era già passato in Consiglio, è entrato il “pacchetto scuola”. Cambia così il sistema di reclutamento e della formazione degli insegnanti. Una riforma che però sta già facendo discutere: i sindacati sono sul piede di guerra.

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Il governo approva il nuovo reclutamento docenti, cosa cambia con la riforma Bianchi: i sindacati già protestano

“Oggi facciamo un ulteriore passo avanti per dare stabilità al sistema d’Istruzione”, ha detto il ministro Patrizio Bianchi. “Prevediamo un percorso chiaro e definito per l’accesso all’insegnamento e per la formazione continua dei docenti lungo tutto l’arco della loro vita lavorativa. Puntiamo sulla formazione come elemento d’innovazione e di maggiore qualificazione di tutto il sistema”, ha aggiunto. Entro il 2024 sono previste 70mila immissioni in ruolo mediante concorsi che saranno banditi con cadenza annuale. La strategia di Bianchi si muoverà su due binari: da un lato il rafforzamento della formazione iniziale degli aspiranti docenti (laureati e neo laureati), dall’altro un percorso per precari “storici”, con almeno tre anni di servizio: in entrambi i casi sarà poi necessario superare un concorso. Tutt’altro che una procedura snella.

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«Così non si affronta il tema del precariato»

La riforma prevede un percorso universitario di formazione iniziale da almeno 60 crediti formativi, aggiuntivi rispetto alla laurea, e una prova finale volta ad accertare “le competenze culturali, disciplinari, pedagogiche, didattiche e metodologiche”. È riservata a neolaureati o agli studenti “anche durante i percorsi di laurea triennale e magistrale o della laurea magistrale a ciclo unico”. È previsto un periodo di tirocinio nelle scuole. Al termine, si dovrà sostenere un “concorso pubblico nazionale, indetto su base regionale o interregionale” e un periodo di prova di un anno. Per coloro che già insegnano da almeno tre anni nella scuola statale è previsto l’accesso diretto al concorso. I vincitori dovranno poi conseguire 30 crediti universitari e svolgere la prova di abilitazione per poter passare di ruolo. Come dicevamo in apertura i sindacati già protestano: “Siamo sempre stati favorevoli al rafforzamento della formazione in ingresso, quindi l’idea di una formazione specifica ci vede favorevole. Ma così dopo aver speso denaro e tempi, gli abilitati faranno un altro concorso a quiz per entrare in ruolo. Sembra si voglia costituire un albo professionale. E non si affronta il tema del precariato”, le parole di Manuela Pascarella, responsabile precari e reclutamento della Flc Cgil. Leggi anche l’articolo —> Bollette luce e gas, a chi spetta il bonus: sostegni per 5,5 miliardi

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