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Rigopiano, il ricordo di Francesca sopravvissuta alla tragedia e al fidanzato: «Dovevamo sposarci»

08/01/2022 09:52 - Aggiornamento 08/01/2022 10:22

A 5 anni dalla tragedia di Rigopiano che annientò l’hotel di Farindola, sepolto sotto una valanga di neve e detriti, il ricordo dei sopravvissuti è ancor oggi vivo e terrificante. A raccontare il dramma di quei momenti – interminabili – sotto le macerie è Francesca Bronzi, 28enne abruzzese scampata alla tragedia e rimasta sepolta per oltre 58 ore accanto al fidanzato Stefano Feniello. Per lui, purtroppo, la sorte fu diversa. «Lo chiamavo ma non ha mai risposto. – ha raccontato la giovane – Non ho voluto pensarlo morto. Volevo credere che fosse svenuto e sono rimasta lì sotto, tutto quel tempo, pensando a questo: lui è soltanto svenuto, presto ci tireranno fuori di qui e staremo bene».

rigopiano oggi

Rigopiano oggi, il racconto di Francesca: «È stato come se qualcuno avesse buttato giù una bomba»

Francesca e Stefano erano arrivati in hotel solo il giorno prima: avrebbero trascorso lì un po’ di tempo per festeggiare i 28 anni di lui e il loro quinto anniversario insieme. L’ultimo, purtroppo. Nel raggiungere Rigopiano avevano già dovuto affrontare il muro di neve che ricopriva l’unica strada e quel giorno, il 18 gennaio 2017, – sconvolti delle continue scosse di terremoto in Abruzzo – aspettavano che qualcuno potesse liberare la strada per poter tornare a casa. «Eravamo davanti al caminetto, nella sala comune. – ha ricordato Francesca al Corriere della Sera ripercorrendo gli istanti precedenti al crollo – All’improvviso è stato come se qualcuno avesse buttato giù una bomba dalla canna fumaria e siamo volati via. Quando tutto è finito c’era un caldo infernale, fumo e un odore tossico. Ero volata via assieme alla poltrona sulla quale ero seduta e a due travi che si erano fermate a un centimetro dalla mia testa, sostenute proprio dalla poltrona. Una trave separava me da una coppia, Vincenzo e Giorgia. Eravamo finiti in spazi piccolissimi».

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«Per me il vero trauma è stato perdere lui»

Per tutto il tempo trascorso sotto le macerie, l’unico contatto di Francesca sono stati proprio Giorgia Galassi e Vincenzo Forti, i fidanzati di Giulianova scampati anch’essi miracolosamente alla tragedia. Stefano, che poco prima le era accanto, non ce l’aveva fatta. «Ho chiamato Stefano, – racconta la fidanzata – all’inizio ho sentito come un lamento, flebile. Poi più nulla. Né io né Vincenzo e Giorgia capivamo perché ci fossero tutti quei rami, quei pezzi di albero conficcati fra neve e macerie… Perché eravamo convinti che fosse stato un terremoto, non una valanga». Solo l’arrivo dei primi soccorsi, molte ore dopo, rivelò ai loro occhi la tragedia.

E intanto: «Ci dicevamo: ora arrivano i soccorsi, ora arrivano. Ma le ore passavano e non sentivamo niente. Ho avuto un momento di sconforto, mi sono messa a urlare. Per fortuna c’erano Vincenzo e Giorgia, vicino a me. Lui cercava di incoraggiarci ma io avrei voluto sentire soltanto la voce di Stefano. La paura più grande era morire lentamente là sotto. Pensavo: e se sono morti tutti? Giù in paese penseranno che non si prendono i telefoni ma che stiamo bene. E come fanno a capire che abbiamo bisogno dei soccorsi? Quando si sono spenti i telefoni è stato spaventoso».

All’improvviso si è riaccesa la luce della speranza: «Abbiamo sentito una voce di un vigile del fuoco che diceva: c’è qualcuno? Ci sentite? Aveva l’accento toscano. – ricorda FrancescaHo cominciato a piangere di gioia. I vigili del fuoco sono stati eccezionali, con loro mantengo ancora oggi un rapporto bellissimo». Poi, arrivata in ospedale, la conferma della morte di Stefano: «Il dramma della tragedia e delle mie ore sotto la valanga l’ho messo un po’ da parte. – dice Francesca – Per me il vero trauma è stato perdere lui. In questi tre anni mi sono concentrata soltanto su quello: cercare di accettare la sua perdita. Ma è difficile, fa male. Dovevamo sposarci. Ricordo sempre il suo sorriso. La sua voglia di futuro, di famiglia e di bambini. Ricordo la sua grinta, la sua dolcezza, la sua capacità di sorprendermi sempre. Stefano è sempre qui, accanto a me».

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