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‘SanPa’, i figli di Vincenzo Muccioli querelano Netflix: “Nostro padre non era violento né omosessuale”

07/04/2021 11:01 - Aggiornamento 07/04/2021 12:45

7 aprile 2021 – I figli di Vincenzo Muccioli querelano Netflix per la docu-serie “SanPa”. Lo fa sapere AdnKronos. I figli del fondatore della Comunità di San Patrignano Vincenzo Muccioli, Andrea e Giacomo, hanno deciso di querelare Netflix per diffamazione aggravata. Al centro della querela c’è la docuserie ‘SanPa. Luci e tenebre a San Patrignano’, scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernarelli, con la regia di Cosima Spender.

muccioli

I Muccioli querelano Netflix per ‘SanPa’

Andrea e Giacomo Muccioli hanno deciso di presentare una querela contro Netflix per il documentario sulla più grande comunità di recupero in Europa, San Patrignano, sorta sulle colline riminesi nel 1978. Secondo la famiglia di Vincenzo Muccioli, la serie offende la memoria del fondatore. La ricostruzione della storia del patron e della comunità sarebbe una versione distorta secondo i querelanti, assistiti dall’avvocato Alessandro Catrani. Tra le critiche alla serie SanPa, la famiglia Muccioli punta il dito contro le allusioni a una presunta morte per Aids, da ricondurre a un’altrettanto presunta omosessualità.

‘SanPa. Luci e tenebre a San Patrignano’

La serie, scritta da Carlo Gabardini, Gianluca Neri e Paolo Bernardelli, con la regia di Cosima Spender, è approdata su Netflix il 30 dicembre scorso. Il documentario, realizzato con 180 ore di interviste e con le immagini tratte da 51 differenti archivi, è divisa in cinque episodi, che coprono un arco di circa 15 anni. Il dibattito pubblico sulla serie si era acceso immediatamente, dopo che la comunità di San Patrignano si era dissociata ad appena qualche giorno dall’uscita di ‘SanPa’. La comunità di recupero per tossicodipendenti aveva commentato in una nota che “il racconto che emerge è sommario e parziale, con una narrazione che si focalizza in prevalenza sulle testimonianze di detrattori, per di più, qualcuno con trascorsi di tipo giudiziario in cause civili e penali conclusasi con sentenze favorevoli alla Comunità stessa, senza che venga evidenziata allo spettatore in modo chiaro la natura di codeste fonti”.

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La risposta del co-autore

Il co-autore Gabardini aveva risposto alle critiche in un’intervista al Corriere della Sera. “Mi addolora il giudizio dato dalla Comunità, ma non mi sarei aspettato certo non ci fossero obiezioni. Se San Patrignano ci avesse riempito di lodi dicendoci ‘Grazie, avete realizzato uno splendido spot per le nostre convention’, sarei stato molto preoccupato. La nostra idea era, appunto, realizzare un prodotto documentaristico, raccontando la storia nella sua complessità, non compiacere una delle mille parti in causa che saranno sempre scontente». Poi il co-autore ha aggiunto: “È una storia che aveva bisogno di essere raccontata, ed era doveroso riportare anche nei confronti di quanti ne sono stati protagonisti. Una storia che raccontata l’Italia del 1978 e l’Italia di oggi. Dal tema della droga al ruolo dell’uomo forte”. >> Tutte le news di UrbanPost