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Spagnola e Covid-19 a confronto, nel 1918 ritirate restrizioni per calo contagi: fu una strage

27/04/2020 20:08 - Aggiornamento 27/04/2020 20:54

Spagnola e Covid a confronto. Un secolo fa, nel 1920, l’influenza spagnola, la prima delle pandemie del secolo breve che coinvolgono il virus dell’influenza H1N1, veniva debellata. Un bilancio spaventoso, che oscilla fra i 50 e i 100 milioni di morti in tutto il mondo – numeri ben diversi dal Covid-19, ma diversi erano pure i tempi – con oltre 500 milioni di positivi. Torniamo a parlarne oggi perché non sono poche le somiglianze, come scrive Cristiana Pulcinelli su “Il Bo Live Università di Padova”, tra la Spagnola e il Coronavirus. Basterebbe solo confrontare una delle testimonianze pubblicate su Facebook da un utente a febbraio, quando l’epidemia di Wuhan varcava le porte della Lombardia, con una lettera scritta ai parenti emigrati ad Ellwod City negli Stati Uniti nel pieno della grande influenza. Di mezzo “solo” cento anni: «Perdono tutto anche di trattare i defunti come numeri… ma non vi perdono che le salme dei defunti vengano seppellite senza un funerale. Basso Lodigiano», scriveva una persona sui social; «Le scuole sono state chiuse come pure le fabbriche per un po’ di giorni, non fanno più nessuna sepoltura, [le salme] le portano via come i cani. Biella», è il passo preso dalla missiva datata 1918.

Coronavirus Spagnola

Spagnola e Covid-19 a confronto, nel 1918 ritirate restrizioni per calo contagi: fu una strage

L’influenza spagnola, o febbre spagnola, nota anche come “la malattia del soldato napoletano” in Spagna o “la malattia bolscevica” in Polonia, ha colpito in tre ondate ravvicinate. La prima nella primavera del 1918, la seconda nell’autunno dello stesso anno, la terza in inverno tra il 1918 e il 1919. La più letale la seconda, quando furono allentate le misure restrittive, perché si pensava di averla sconfitta. Ed è proprio questo che deve spingerci a riflettere, a vedere la storia come una maestra di vita. La memoria deve venirci in soccorso, il passato farci da guida proprio per non ripetere gli stessi imperdonabili errori. Il nuovo decreto, quello del 4 maggio, ha reso scontenti un po’ tutti: cittadini, come pure enti pubblici e privati, ma non dobbiamo sottovalutare la letalità del Covid-19. Abbassare la guardia, oggi, vorrebbe dire vanificare gli sforzi e i sacrifici fatti finora e non solo. Significherebbe dare al Coronavirus una seconda «pallottola», dopo che la prima ci ha mancati. E la morte ha toccato molte famiglie, ne ha sfiorate altre. La fame, il timore di uno scenario da far west, l’emergenza economica non debbono farci dimenticare che in ballo c’è la vita. Che come dicevano i greci «esce dalla gola e non torna indietro». 

Spagnola Coronavirus

«Abbassare la guardia significherebbe dare al Coronavirus una seconda «pallottola», dopo che la prima ci ha mancati

La Spagnola, che è stata più devastante della peste nera del XIV secolo, può essere fonte di ispirazione. La grande influenza, come si scoprì negli anni Novanta, grazie al ricercatore Johan Hultin, che riuscì ad analizzare campioni originali del virus da cadaveri di una missione in Alaska, sepolti nel permafrost, derivò da un virus che colpiva gli uccelli e che compì il salto di specie, proprio come il Covid-19, che però appartiene alla famiglia dei Coronavirus. Da dove è iniziata non è certo: i primi focolai sarebbero scoppiati in alcuni accampamenti militari negli Stati Uniti. Poi l’arrivo subitaneo in Europa, dove si manifestò violenta soprattutto per la scarsa igiene, il sovraffollamento degli ospedali e la carestia. A favorire il contagio la censura dei giornali, che per non abbattere il morale della popolazione già prostrata dalla guerra, aveva l’obbligo di tacere. E il nome spagnola sarebbe proprio dovuto a questo: in Spagna, dove la guerra non c’era, le notizie sull’epidemia non sarebbero uscite col contagocce. Tutt’altro, un fiume in piena. È per tale ragione che a lungo si è pensato che l’origine di tutto fosse lì, in Spagna. Perciò bisognerebbe chiamare le malattie col nome scientifico, anziché usare espressioni discriminanti come «epidemia cinese», come, ad esempio, si ostina a fare oggi il presidente Usa Donald Trump parlando del SARS-COV-2.

Spagnola Coronavirus

Spagnola e Covid-19 tante le somiglianze: dalla caccia agli untori all’abolizione di abbracci e strette di mano

Ma la politica dello «scaricabarili» è un gioco di responsabilità, che non giova a nessuno, anzi non fa altro che accrescere malcontento, odio e oscurantismo. Diventa pericoloso definire «i medici degli untori», come pure rilanciare l‘ipotesi priva di fondamento del Covid-19 come arma di una guerra batteriologica. Oggi, come in passato. Lo abbiamo detto in apertura, sono tante le similitudini che accomunano il Coronavirus e la Spagnola: i più sui social si lamentano perché gli scienziati non hanno un’opinione unica, beh accadeva anche 100 anni fa. «L’intervista deve essere prudente perché oscura è l’origine del male e quindi è giusto che dentro il giornale la scienza abbondi e non si afferri niente», si leggeva in un pezzo de “La nuova Sardegna” pubblicato il 3 dicembre del 1918. Anche allora aboliti abbracci e strette di mano; scarseggiavano i medici e infermieri, che morivano come mosche; sparivano dalle botteghe farmaci ritenuti efficaci quali il chinino, proprio come oggi va via come il pane l’Amuchina e altri disinfettanti.

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Influenza Spagnola e Coronavirus: 100 anni di distanza, ma notevoli somiglianze

Tanto la Spagnola quanto il nuovo Coronavirus hanno seminato panico e sofferenza. Nel 1918  le mascherine erano fatte solo garza, i respiratori non c’erano, oggi abbiamo la fortuna di avere strumenti diversi: le app per il tracciamento, i pannelli di plexiglas, etc… Insomma abbiamo un prototipo a cui guardare, lo avrete capito. Perché ci ostiniamo a non voler capire? leggi anche l’articolo —> Coronavirus, i numeri di oggi: -290 malati, i guariti sono quasi 65mila