Svolta improvvisa sul tema del taglio dei parlamentari: otto senatori hanno ritirato la firma per avviare la richiesta di referendum sulla legge approvata lo scorso ottobre per ridurre il numero delle poltrone in Parlamento. La consegna delle 64 firme necessarie (un quinto dei membri di una Camera, secondo l’articolo 138 della Carta) doveva avvenire oggi in Cassazione, ma il numero si è fermato a 58 e quindi l’appuntamento è stato, inevitabilmente, annullato.
Taglio dei parlamentari, otto senatori ritirano la firma
Come ha spiegato l’esponente di Forza Italia Andrea Cangini, uno dei promotori della raccolta, a Fanpage.it, “l’appuntamento della consegna firme in Cassazione per chiedere un referendum sul taglio dei parlamentari è slittato perché alcuni senatori, credo quattro, hanno chiesto di ritirare le firme che avevano apposto, altri stanno chiedendo formalmente di aggiungere le proprie. Quindi per rispettare la volontà di tutti, sia di quelli che hanno avuto dei ripensamenti in positivo, sia di quelli che hanno avuto dei ripensamenti in negativo, abbiamo riaperto i termini. Il nuovo appuntamento è fissato per domani alle 15 in Cassazione“. Prima della ritirata le firme a disposizione erano 66 e i senatori che hanno cambiato idea, secondo alcune indiscrezioni, sembrano appartenere in gran parte alle fila di Forza Italia. I dubbi però sembrano essere emersi anche tra i dem.
“Non faccio nomi, avremo l’elenco a breve- ha detto Cangini- Finché non avremo depositato le firme in Cassazione, i cui termini scadono il 12 gennaio, non possiamo assicurare che il referendum verrà celebrato. Se entro domani alle 15 non avremo le 64 firme vorrà dire che dal 12 entrerà in vigore la riforma sul taglio dei parlamentari ed entrerà in vigore così come è”. Se la soglia delle 64 firme fosse raggiunta entro domani, invece, significherebbe che gli italiani sarebbero chiamati a esprimersi sulla riforma costituzionale tra maggio e giugno. Per molti questo è considerato un incentivo al voto anticipato, visto che una conseguenza del referendum potrebbe essere il possibile accorciamento della legislatura: andare al voto subito invece vorrebbe dire mantenere il numero attuale dei parlamentari ed evitare il taglio.
Taglio delle poltrone, referendum a rischio
Forse il motivo del ritiro di alcuni senatori risiede proprio nel timore di non riuscire a confermare il proprio ruolo all’interno della legislatura, e quindi di perdere la poltrona: “È un ragionamento probabile. Io però non ho mai considerato reale il legame tra referendum e durata della legislatura- ha detto Cangini- Per me è importante piuttosto che si possa svolgere la campagna referendaria, e si possa fare un dibattito sul ruolo del Parlamento, un dibattito che è mancato, a causa di calcoli opportunistici di tutte le forze politiche”. Tra le firme ritirate ci sarebbero quelle di Massimo Mallegni, Laura Stabile e Franco Dal Mas, senatori azzurri che fanno riferimento all’area di Mara Carfagna. Anche Mallegni ha risposto alle domande di Fanpage.it e ai microfoni ha dichiarato: “Sto valutando se ritirare la firma. Il governo deve andare a casa alla velocità della luce, ma non accettiamo queste furberie. Qualcuno vorrebbe tornare al voto prima del referendum, per mantenere 345 poltrone. Non siamo fessi. Le Camere non possono essere sciolte dal Capo dello Stato se c’è un referendum in vista. Forza Italia ha sempre pensato fosse giusto transitare attraverso il giudizio popolare per far passare una riforma costituzionale così importante. Il Parlamento l’ha votata ma è un Parlamento delegittimato. Ma se questo referendum deve essere utilizzato per tirare a campare o per mantenere 345 poltrone noi non ci stiamo”.