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Verona, Liliana Segre: «Via per Almirante incompatibile con la mia cittadinanza onoraria»

21/01/2020 18:41 - Aggiornamento 21/01/2020 18:52

«Una via Almirante a Verona? Davvero? Oh, povera strada…», questa la prima reazione di Liliana Segre affidata all’Adnkronos. Così la senatrice a vita ha commentato la notizia del Consiglio Comunale di Verona che ha deciso di intitolare una strada a Giorgio Almirante, storico leader del Msi e della destra nazionale, che dopo la caduta del regime fascista di Benito Mussolini aderì alla Repubblica di Salò alleata di Adolf Hitler. 

Liliana Segre

Verona, Liliana Segre: «Via per Almirante incompatibile con la mia cittadinanza onoraria»

Liliana Segre, sopravvissuta alla deportazione nazista e alla Shoah, ha affermato: «Mi chiedo se sia lo stesso Comune, quello di Verona, a concedere a me la cittadinanza onoraria e poi a intitolare una via ad Almirante: si mettano d’accordo! Le due scelte sono di fatto incompatibili, per storia, per etica e per logica. La città di Verona, democraticamente, faccia una scelta e decida ciò che vuole, ma non può fare due scelte che sono antitetiche l’una all’altra. Questo no, non è possibile!». 

Liliana Segre

«Un conto è intitolare strade a Moro o a Nenni, a Berlinguer o a La Malfa, un altro conto è intitolarla ad Almirante…»

Infine il ricordo della Segre, che è voluta intervenire direttamente sulla questione che sta suscitando non poche polemiche: «Quando ero bambina, a Milano, mi ricordo di Corso del Littorio che poi dopo la Liberazione divenne Corso Matteotti: le vie sono sempre quelle, i loro nomi cambiano a seconda delle stagioni: ma non credevo proprio che questa fosse la stagione di Giorgio Almirante, pensavo o mi illudevo che fosse passata… Un conto è intitolare strade a Moro o a Nenni, a Berlinguer o a La Malfa, un altro conto è intitolarla ad Almirante che ha una storia diversa, anzi ben diversa, visto che fu tra i sostenitori del Manifesto della Razza per il quale noi ebrei non eravamo italiani. Credevo che quel tempo non ci fosse più in Italia, ora apprendo che purtroppo c’è ancora». 

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