Racconterà la propria versione dei fatti Pietro Genovese, ascoltato oggi giovedì 2 gennaio 2020, in merito all’incidente di Corso Francia in cui Gaia e Camilla, le due ragazze di 16 anni sono state investite e uccise a Roma. «Sono sbucate all’improvviso, non le ho viste», questa la difesa del giovane figlio del regista accusato di omicidio stradale. Potrebbe confermare questa versione il ventenne ma potrebbe anche avvalersi della facoltà di non rispondere all’interrogatorio con il gip Bernadette Nicotra. Non è escluso nemmeno che Genovese possa fornire la propria versione con una serie di dichiarazioni spontanee, senza tuttavia rispondere alle contestazioni dei magistrati. In pesante stato confusionale dalla notte dell’incidente, avvenuto tra sabato 21 e domenica 22 dicembre 2019, Genovese alterna costantemente pianto e senso di colpa.
Ragazze investite e uccise a Roma: velocità e tasso alcolemico i punti sostanziali
Gli elementi principali su cui si sofferma l’accusa e su cui Genovese, assistito dal legale Gianluca Tognozzi, dovrà costruire la difesa sono essenzialmente due: la velocità di marcia superiore a quella prevista dal codice della strada – e confermata dalle dichiarazioni di diverse testimonianze – e il tasso alcolico nel sangue superiore alla norma e pari a 1,4 grammi per litro. A ciò si aggiungono la positività a sostanze stupefacenti e l’arresto del Suv, fino a questo momento non tra le aggravanti, come riportato da Dagospia. L’assunzione di cocaina e hashish sembrerebbe, infatti, risalire ai giorni precedenti all’incidente di Corso Francia in cui le due ragazze sono state investite e uccise, e il loro effetto al momento dello schianto sembrerebbe essere stato svanito. Le dichiarazioni rese oggi da Genovese saranno poi confrontate con quelle degli amici che viaggiavano con lui e che saranno ascoltati domani, 3 gennaio, dai magistrati Roberto Felici e Nunzia D’Elia.
L’ordinanza del gip
Il nodo velocità, che sembra essere una delle questioni fondamentali nelle indagini, sarà sciolto solo con i risultati della consulenza disposta dai magistrati ma intanto, secondo l’ordinanza di arresto del giudice per le indagini preliminari: «Pietro Genovese la notte di sabato 22 dicembre scorso percorreva una strada all’interno di un agglomerato urbano, in un punto caratterizzato dalla presenza di case e locali notturni della movida romana, a velocità elevata a tenore degli elementi sopra esposti, e con un tasso di alcol nel sangue superiore al limite consentito, con la conseguenza che in astratto pur non avendo concepito come concretamente realizzabile l’incidente stradale e non averlo in alcun modo voluto, in concreto con la sua condotta si sia rappresentato la possibilità di cagionare un evento non voluto confidando al contempo nelle sue capacità alla guida così da poterlo scongiurare».