Gianna Del Gaudio: urla disperate prima di essere sgozzata, parlano i testimoni
Diciassette le persone che hanno testimoniato in aula: sulla scorta dei loro racconti è stato possibile ricostruire parzialmente l’antefatto. Una furiosa lite durata una ventina di minuti, poi delle atroci urla emesse in due momenti distinti, dopo la mezzanotte e poco prima dell’una. Determinante il peso del racconto di due testimoni uditive, amiche di 24 anni che prima della mezzanotte quel 26 agosto si trovavano in auto, una Toyota Aygo, a parlare. Finestrini aperti perché faceva caldo, le due donne nel silenzio della notte udirono urla sinistre, spaventose; la vettura era parcheggiata a poca distanza dalla villetta di Seriate in cui si consumò il feroce delitto e mentre chiacchieravano – ieri lo hanno ribadito in aula – all’improvviso sentirono “un acceso litigio tra un uomo e una donna, che dura una ventina di minuti”. Le grida provenivano dalla casa di Tizzani e “i toni del litigio erano pesanti […] La voce maschile era rabbiosa, roca, e si sentivano frasi minacciose”. Poi, dopo un momento di silenzio, “l’urlo straziante, agghiacciante, di donna”.
Antonio Tizzani: la sua voce riconosciuta in caserma da due testimoni
Spaventate, le due ragazze decisero allora di mettere in moto l’auto e spostarsi in un altro parcheggio. Scese dal mezzo, incontrarono un carabiniere al quale raccontarono ciò che avevano appena sentito. Le due amiche vennero allora accompagnate in caserma e lì sentirono “la stessa voce maschile udita durante quel diverbio. Proveniva dalla stanza accanto”. Si trattava di Antonio Tizzani che dava ai militari la sua versione dei fatti e raccontava di aver visto un uomo incappucciato che si dileguava nel buio dopo avere sgozzato la moglie. Il racconto fornito a processo dalle due ragazze è stato ricco di dettagli, sebbene qualche particolare la loro memoria l’abbia rimosso a distanza di anni: “L’orario lo ricordiamo bene perché abbiamo guardato il cruscotto dell’auto quando abbiamo sentito le urla. Quelle maschili erano molto forti, rabbiose, con parolacce. La voce di donna era più flebile. E piangeva. Ci siamo spaventate e preoccupate. Volevamo chiamare le forze dell’ordine”.