Regionali, Giuseppe Conte interviene e attacca subito Matteo Salvini. «Si è manifestata un’altra modalità di fare politica, di fare spettacolo, la modalità di andare a citofonare, forse c’era chi voleva farlo anche qui a Palazzo Chigi. Lo dico ora che la campagna elettorale è finita: è indegno andare in giro a citofonare additando singoli privati cittadini, a torto o ragione non importa, come colpevoli di gravi comportamenti delittuosi». Così si è espresso il premier parlando con i cronisti nel piazzale antistante Palazzo Chigi.
«Da Salvini pratiche oscurantiste del passato»
«E’ davvero inaccettabile – continua Conte – mi ricorda pratiche oscurantiste del passato: è un dare dell’untore che non possiamo accettare tantomeno da chi per 15 mesi ha fatto il ministro dell’Interno e aveva una grande responsabilità di perseguire quei reati di cui oggi si lamenta e ora ha una grande responsabilità come leader d’opposizione. Sono scorciatoie mediatiche che non possiamo accettare».
Giuseppe Conte: «Rafforzare fronte alternativo alle destre»
Ai cronisti che gli chiedevano se l’esito delle elezioni avrà ripercussioni sulla tenuta del governo da lui presieduto, Giuseppe Conte ha risposto: «La prospettiva di governo è di più ampio respiro: noi dobbiamo lavorare per contrastare queste destre. Mi auguro che si possa rafforzare sempre più un ampio fronte – poi potete chiamarlo come volete, ‘progressista’, ‘riformista’, ‘alternativo alle destre’- dove possano trovare posto tutte le forze, pur con diverse sensibilità, che vogliono condurre una politica alternativa alle destre. Io sono un costruttore per definizione e mi auguro che questo progetto politico possa rafforzarsi sempre più andando avanti nel tempo, anche in virtù di un maggiore affiatamento tra le forze di governo».
Sul Movimento 5 Stelle
Poi Conte invita a non essere ingenerosi con il Movimento 5 Stelle, alle prese con un passaggio delicato della sua storia. «Il M5S – dice il premier – non ha conseguito risultati brillanti, questo è vero. Ma consideriamo tre aspetti: il primo è che il leader politico Luigi Di Maio si è dimesso proprio durante la campagna elettorale e ora c’è un reggente; secondo, il Movimento non ha una solida struttura territoriale” essendo un “Movimento, non un partito tradizionale; terzo, ricordiamoci che per questa scadenza
elettorale c’è stata incertezza sul se presentarsi fino all’ultimo. Quindi si è arrivati a questa scadenza in una fase di chiara incertezza, quindi non dobbiamo essere ingenerosi sulla performance del Movimento». >> Tutte le notizie di politica italiana