Era stata promessa e discussa, ora sembra allontanarsi sempre di più. La revoca della concessione di Autostrade pare non arriverà. Al posto suo sanzioni più severe e sconti sui pedaggi. A rivelarlo è proprio il presidente del Consiglio Giuseppe Conte che, dopo le elezioni in Emilia Romagna e in Calabria che hanno attratto l’attenzione di tutta Italia, si è presentato in televisione e lì ha ammesso che ci sarà la chiusura imminente del dossier sul tema autostrade. E stando ai rumors arrivati dai ministeri, pare che l’idea di revocare la concessione stia pian piano svanendo.
Autostrade: la promessa dei 5S non mantenuta
“In attesa delle ultime carte, si ragiona di revoca totale della concessione chiesta a gran vice dai 5 Stelle, a fronte della “gravi inadempienze” riscontrate dai tecnici del Mit, anche solo come mossa per esercitare ulteriore pressione sui Benetton. Si studia la revoca parziale limitata alle tratte liguri, e si valutano ipotesi di nullità contrattuale e rescissione”, ha spiegato Paolo Baroni su La Stampa, “In aggiunta a questo sul tavolo c’è la richiesta di tagliare del 5% le tariffe, operazione che sino alla fine della convenzione ridurrebbe gli incassi di Autostrade di 3-4 miliardi di euro, l’idea di comminare ad Aspi una maximulta e quella di prevedere ulteriori indennizzi a favore di Genova per il crollo del ponte Morandi che nell’agosto del 2018 fece 43 morti”. Insomma maggiori multe, sconti sui pedaggi, ma niente revoca per evitare una possibile disputa legale infinita.
A Radio24 Giancarlo Cancellieri, viceministro alle Infrastrutture, a sua volta ha lasciato intendere che la possibilità di evitare la revoca per le concessioni è reale anche se, sottolinea “il Movimento 5 Stelle vuole e chiede la revoca delle concessioni a Benetton”. Non la pensa allo stesso modo l’ex presidente del Consiglio Matteo Renzi, che ancora una volta definisce “follia” l’idea, perché “la revoca giuridicamente non sta né in cielo né in terra”. Proprio per questo la sua Italia Viva, qualche giorno fa, ha presentato un emendamento al Milleproroghe per cancellare l’articolo che modifica le regole sule concessioni.
L’accordo Stato-Autostrade che non si vuole toccare
Forse Cancelleri ha involontariamente anticipato la verità su come finirà la trattativa Stato-Autostrade: a pari merito. Non ci sarà né un vincitore né un perdente, visto che nulla di fatto cambierà in maniera sostanziale. Come spiega Tommaso Ciriaco su Repubblica, infatti, “Conte ha già pianificato le tappe. Prenderà ancora qualche giorno di tempo, in modo da far raffreddare il clima. La scusa c’è già: attende il parere dell’Avvocatura dello Stato, che dovrebbe indicare nel rischio di contenzioso legale un buon motivo per valutare bene l’opportunità della revoca. Il secondo passaggio sarà la controproposta che Autostrade spedirà al ministero delle Infrastrutture (la prima era stata rigettata come inadeguata). Quello dovrebbe diventare il terreno su cui condurre la trattativa finale”.
Se è vero però che Alessandro Di Battista e Luigi Di Maio avevano garantito, in diverse occasioni, che la revoca sarebbe stata il punto focale su cui misurare la nobiltà del governo giallo-rosso, ora le carte in tavola stanno cambiando. Vista la situazione attuale e le dimissioni di Di Maio dal ruolo di capogruppo dei pentastellati, i due del Movimento 5 Stelle, e con loro anche l’ex ministro delle Infrastrutture e dei trasporti Danilo Toninelli, probabilmente saranno pronti ad attaccare a ferro e fuoco il Presidente Conte quando si ufficializzerà la mancanza di revoca delle concessioni. E così, sfrutteranno l’occasione per sottolineare che loro sarebbero stati migliori e avrebbero portato avanti la battaglia. Chissà, però, se sarebbe stato vero oppure no. Fatto sta che la revoca della concessione di Autostrade sta facendo quindi la fine di TAV, TAP, ILVA e degli altri dossier su cui il M5S ha speculato elettoralmente, e che poi non ha portato a termine. E anche questa volta, senza pagare nessun dazio.
Secondo quanto riportato dalla Stampa, la transazione dell’accordo Stato-Autostrade “verterà su quattro punti. Primo: una penale da far pagare alla società. Secondo: un ritocco al ribasso dei pedaggi. Terzo: sette miliardi e mezzo per la manutenzione delle autostrade. Quarto: ulteriori investimenti per rafforzare la rete. Mentre il terzo e il quarto punto sono di fatto già blindati, il primo e il secondo sono ancora oggetto di un braccio di ferro serrato. Atlantia, infatti, non ha ancora aperto alla modifica dei pedaggi, opponendo uno strenuo “no comment”.
“Ma è chiaro che l’entità della penale andrà modulata anche in base all’eventuale taglio dei biglietti ai caselli (oppure del congelamento delle tariffe, limitando eventuali aumenti solo all’indice dell’inflazione)- si legge ancora- Quanto ai numeri: nessuno si sbilancia al momento. Circolano però informalmente le cifre di partenza nella trattativa: un miliardo al massimo secondo Atlantia, tre miliardi per il governo. Possibile dunque che si chiuda a metà strada“.