5 febbraio. Ieri sera è andata in onda la prima puntata della 70esima edizione del Festival di Sanremo 2020, che vede quest’anno al timone Amadeus, pseudonimo di Amedeo Umberto Rita Sebastiani, 57 anni compiuti lo scorso 4 settembre. I dati Auditel sembrano aver dato ragione a lui: la serata pilota complessivamente ha portato a casa ben 10.058.000 spettatori, con uno share del 52,2%. Meglio del Baglioni Bis, fermo al 49.5%, ma non del primo Festival del cantautore, tanto meno dei ‘Festival dei record’ quelli di Paolo Bonolis del 2005 (54.78%), di Pippo Baudo del 2002 (56.22%) e di Fabio Fazio nel 2000 (56.22%). Ma si sa, i risultati della prima puntata di Sanremo vanno presi sempre con le dovute ‘pinze’: si accende spesso la tv per curiosità, magari per vedere cosa indossavano conduttori e big; si mette su Raiuno anche solo per dare uno sguardo alla scenografia o ascoltare le stesse canzoni in gara per dire l’indomani che i brani di una volta non ci sono più.
Sanremo 2020, ‘Nostalgia Canaglia’ dei passati festival? Il meglio e peggio della prima serata
Ad aprire le danze Fiorello, anzi Don Fiorello. Vestito da prete, lo showman ha benedetto il Sanremo 2020 numero 70 con battute e freddure: «Questo festival è a rischio 15%, per questo mi sono vestito così, questo è l’abito originale di Don Matteo, solo questo garantisce il 30%, con me arriviamo al 40%». Arrivato all’Ariston per aiutare l’amico fraterno, Fiorello ha detto: «Amadeus ha il talento di mettersi contro tutti, mia madre mi ha detto ‘Stai attento a quello che dici, sennò finisci come lui’. C’è stata una moria di ospiti, fuggivano tutti, nemmeno fossero elettori del M5s. Qualcuno doveva aiutarlo: io sarò al suo fianco, sarò il suo Rocco Casalino», ha affermato con il suo solito humour. In verità vicine Amadeus ha voluto fin troppo persone. L’impressione, vedendo il Festival di Sanremo 2020, ieri sera, era quella di essere stati invitati ad un pranzo e di essersi trovati davanti una tavola con il servizio migliore imbandita con ogni tipo di pietanza, piatti del nord e del sud, stranieri, moderni, altri tradizionali ma rivisitati, alcuni preparati dopo aver seguito passo passo gli appunti del ricettario della nonna. Una folla al palco dell’Ariston, tanti ospiti, forse per non scontentare nessuno, nel tentativo di prenderci, di azzeccare i gusti degli spettatori (divisi per fascia d’età, area geografica, sesso etc etc…), senza pensare minimamente al rischio di guastare il palato con troppi sapori. Il risultato? Quel 52,2% di cui sopra. Da burattinaio, anziché da burattino, vale a dire da regista più che da attore, o se vi piace di più da narratore anziché personaggio, Amadeus ha cercato di tenere insieme i fili del suo spettacolo, riuscendo a non perdere di vista quello che è l’obiettivo della kermesse canora più attesa dell’anno: la musica.
Lacrime per Tiziano Ferro e Rula Jebreal: Fiorello solito number one che strappa sorrisi
L’intrattenimento c’è stato, ma si poteva fare molto meglio. Molto presente nelle pubblicità (sfiorando l’esagerazione), «Ama», come lo chiamano gli amici, ha scelto di fare «un passo indietro», lasciando spazio agli altri: da Tiziano Ferro in lacrime cantando Mia Martini, il già citato Fiorello, e le due compagne di viaggio Diletta Leotta e Rula Jebreal, su cui tornerò più avanti. Già, quel «passo indietro», di cui il conduttore accennava in conferenza stampa, bollato come sessista, che stava per costargli caro, e che si è rivelato invece un assist (ieri tanto calcio sul palco dell’Ariston, qualche metafora la rilancio anche io) perfetto. Tant’è che Rula Jebreal senza esitazione al suo ingresso ha detto: «Stasera facciamo tutti un passo avanti ed evitiamo gaffe», una specie di antipasto di quell’intenso monologo sulla violenza contro le donne, che è stata la vera perla della serata.
Al Bano e Romina infiammano l’Ariston
Momenti piacevoli non sono mancati: vedere Al Bano (che ha rischiato di ruzzolare giù per le scale) e Romina infiammare l’Ariston, come pure la sala stampa, con Nostalgia Canaglia, arrivata terza nel 1987, e un medley delle loro hit, è stato bello. Un po’ meno vederli interpretare in playback l’inedito Raccogli l’attimo di Cristiano Malgioglio (che non ne sbaglia una!); ma che dire, a due come loro, si perdona tutto. Un po’ come quando la nonna si lascia scappare una manciata di sale in più, ma non le diciamo niente per non darle un dispiacere. Alle nonne, anzi ad una in particolare, quella di Diletta Leotta, è stato dato parecchio spazio ieri sera. L’intento era forse quello di intenerire, il risultato però è stato a mio avviso ben sotto le aspettative. Un discorso pieno di luoghi comuni, a tratti imbarazzante. Non sembrava crederci nemmeno la stessa Diletta Leotta, così sicura di sé sui campi da calcio: «Sono una conduttrice sportiva, ma sarei ipocrita se dicessi che il mio aspetto è secondario. Mia nonna Elena me lo diceva sempre: la bellezza è un peso che con il tempo ti può fare inciampare se non la sai portare».
«Noi donne vogliamo essere libere», la vera perla della prima serata del Festival di Sanremo 2020
Un monologo quello della Leotta che è stato subito spazzato via da quello successivo, trasmesso intorno alla mezzanotte, di Rula Jebreal. «Non dobbiamo più avere paura, noi donne vogliamo essere libere nello spazio e nel tempo, essere silenzio e rumore e musica», questo l’appello della giornalista, che ha parlato di un dramma suo personale (quello della madre «brutalizzata e stuprata due volte, a tredici anni da un uomo, poi dal sistema»), ha citato numeri importanti, richiamando così tristemente casi di cronaca dei giorni nostri, senza però tenere fuori da tutto questo la musica, unico comune denominatore della tavola imbandita da Amadeus. Rula Jebreal ha letto alcune strofe di canzoni scritte da Franco Battiato, Vasco Rossi e Francesco De Gregori proprio per dimostrare che «è possibile trovare le parole giuste per raccontare l’affetto, il rispetto e la cura». Un discorso per le donne, ma anche e soprattutto per gli uomini.
Achille Lauro? L’unico ad aver acceso i riflettori su di sé
E le canzoni in gara? Stasera si esibiranno gli altri big e staremo a vedere. Intanto l’unico ad aver acceso i riflettori su di sé è stato con abilità Achille Lauro, che ha interpretato Me frego, espressione di Gabriele D’Annunzio, ripresa da Benito Mussolini (e non farina del sacco di questi, come molti hanno scritto). Novello San Francesco, il cantante, in barba ai benpensanti, si è presentato scalzo, avvolto da un mantello, presto tolto, per dare spazio ad una tutina d’oro firmata da Gucci. Chi si scandalizza, diceva Pier Paolo Pasolini, è spesso male informato, anzi in questo caso addirittura smemorato: non tiene conto, infatti, delle performance di artisti quali Renato Zero, Loredana Bertè o Anna Oxa, che hanno spesso fatto parlare di sé per il look. Non a caso il popolo del web ha già sposato la ‘causa’ di Achille Lauro, quasi fosse un nuovo idolo da adorare. Che dire? Coraggio il giovane ne ha avuto e se l’intento era quello di far parlare di sé mi pare ci sia riuscito. Basta anche solo guardare su chi si sia focalizzata l’attenzione dei vari meme. Dunque Amadeus promosso o bocciato? Un po’ presto per dirlo. Anche perché è difficile rimandare un lavoro preparato a più mani, soprattutto quando c’è di mezzo sua maestà Fiorello. Intanto quello che posso dire è che le recensioni negative sono uno spasso da scrivere, quelle positive una noia mortale. Chissà che stasera non arrivi qualche spunto in più…