871,7 milioni per 32 elicotteri prodotti da Leonardo spa. Poi due fregate Fremm, l’ultimo grido in fatto di navi da guerra a livello mondiale, scelte da Francia e Italia e in una loro variante ancor più avanzata anche dalla US Navy, la marina degli Stati Uniti. Valore unitario? 450 milioni di euro. Ma non è finita qui. Sul piatto ci sono anche aerei da guerra dell’ultima generazione, addestratori avanzati, satelliti da osservazione e forse anche droni dell’ultima generazione. Gli affari militari tra Italia ed Egitto hanno un valore economico “stellare” ed un valore strategico infinitamente più grande per il nostro paese. Così grande, evidentemente, da valere il sacrificio della giustizia per Giulio Regeni.
Quanto vale per l’Italia la rinuncia ad ottenere giustizia per Giulio Regeni
Scriveva a giugno Analisi Difesa, la più autorevole fonte di notizie sugli armamenti italiani diretta da Gianandrea Gaiani, tra i massimi esperti italiani sui temi strategici e militari: “Le due fregate che Fincantieri consegnerà presto all’Egitto (la Spartaco Schergat e la Emilio Bianchi) per un valore stimato di circa 1,2 miliardi di euro verranno rimpiazzate da nuove unità nei ranghi della Marina Militare ma aprono la strada a ordini per altre fregate, pattugliatori, aerei da combattimento e da addestramento. Nei giorni scorsi il settimanale panarabo The Arab Weekly ha scritto che l’Italia potrebbe vendere all’Egitto ben 6 fregate Fremm (le 2 citate più altre 4 nuove) e 20 pattugliatori d’altura di Fincantieri, oltre a 24 caccia Eurofighter Typhoon e numerosi velivoli da addestramento M-346 di Leonardo, più un satellite da osservazione, per un valore complessivo di 10,7 miliardi di dollari”.
Alcuni analisti affermano che potrebbe anche non finire qui. Il giro d’affari raggiungere il valore finale complessivo di 15-16 miliardi di dollari (il triplo dell’intero export della difesa italiano del 2019). Diverse le ipotesi. La prima voce che farebbe lievitare il giro d’affari riguarda tutta la parte di assistenza tecnico-logistica necessaria per integrare i nuovi sistemi d’arma con gli esistenti nelle forze armate egiziane. Un successo economico rilevante e un risultato strategico straordinario per l’Italia, che con la conclusione di tutte queste commesse balzerebbe al primo posto tra i fornitori di armamenti all’Egitto, scalzando Russia, Francia (fornitori storici de Il Cairo, ndr) e Stati Uniti. Ancora il ben informato Analisi Difesa: “Il Cairo dispone delle più imponenti e potenti forze militari del Medio Oriente e dell’Africa e negli ultimi 5 anni ha investito molti miliardi in sistemi d’arma e piattaforme acquistandoli soprattutto in Russia (circa 10 miliardi), Francia (8), USA (2,5), Germania (4,5), Cina e Bielorussia”.
Giustizia per Giulio? In contrasto con le ambizioni da “potenza” italiane
Insomma, chapeau alla nostra industria militare. Dopo l’altro maxi affare portato a segno in Qatar (sottomarini e navi da guerra, valore attorno agli 8 miliardi), scala le gerarchie mondiali, aumentando e di molto l’influenza del nostro paese nel da sempre strategico scacchiere medio-orientale. Ora si spiegano le molte missioni di bandiera di uno dei nostri costosissimi gioielli, la portaerei Cavour, che ha solcato per molto tempo le acque tra Oceano Indiano e Golfo Persico. E soprattutto si spiega la prudenza (vogliamo chiamarla così per non essere offensivi) della nostra diplomazia verso Il Cairo. In gioco c’è molto di più di un affare miliardario, c’è l’ambizione di tornare ad essere una “potenza” con diritto di parola in uno scacchiere delicatissimo, da sempre cruccio per la stabilità delle relazioni internazionali tra i grandi del mondo. Figuriamoci (!?) se la giustizia per un giovane ricercatore, Giulio Regeni, barbaramente torturato ed ucciso, può avere lo stesso valore. Non ci sarà alcuna interruzione dei rapporti diplomatici tra Italia ed Egitto. >> I retroscena di politica